PAOLA Nuova udienza del processo in corso al Tribunale di Paola, scaturito dall’inchiesta denominata “Re Nudo”. Gli avvocati Francesco Liserre e Carmelina Truscelli, in merito alle posizioni dei loro assistiti Eugenio Vitale e Antonia Coccimiglio, hanno sollevato le eccezioni sulla inutilizzabilità delle intercettazioni, chiedendo la revoca della misura cautelare. Il pm, Maria Francesca Cerchiara, ha chiesto il rigetto, sia per quanto riguarda l’eccezione sulle intercettazioni che sulla richiesta di revoca di misura. Il gup si è riservato di decidere e giovedì 20 maggio comunicherà la decisione.
Una complessa attività investigativa originariamente di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e successivamente trasmessa alla Procura guidata da Pierpaolo Bruni. La genesi dell’indagine, per come ricostruito nell’ordinanza notificata agli indagati, è da ricollegarsi al blitz antimafia conosciuto come “Plinius” ed in cui emersero una serie di commistioni tra il mondo della politica e quello della criminalità organizzata attiva sul litorale tirrenico. Chi indaga è convinto di aver disvelato un presunto sistema di corruzione nella sanità pubblica del Tirreno cosentino. Gli illeciti riscontrati possono così sintetizzarsi: reati commessi nell’ambito della Commissione per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap di Diamante; reati commessi nell’ambito dell’attività di rinnovo delle patenti di guida; illeciti in materia di visite necroscopiche. Dalla scrivania di Mario Russo (in qualità di dirigente dell’unità di medicina legale dell’Asp di Cosenza) – secondo l’accusa – passavano anche le autorizzazioni per i rinnovi della patente di guida, oltre a quelle per il rilascio dei certificati per l’idoneità nella detenzione ed il porto di armi.
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, negli scorsi giorni, ha accolto il ricorso presentato dai legali di Mario Russo, ex sindaco di Scalea coinvolto nell’operazione denominata “Re Nudo”. Il giudice ha concesso un ridimensionamento della misura in atto (detenzione in carcere), con una decisamente meno afflittiva (arresti domiciliari) presso l’abitazione del figlio. (f.b.)
x
x