LAMEZIA TERME «È una situazione un po’ strana, anomala. Ho già chiesto di investire il presidente del Consiglio e l’ufficio di presidenza di questo problema perché il presidente Spirlì, il rappresentante legale, possa interloquire con il governo nazionale e ridia alla Calabria i pieni poteri. Ci sono 30 consiglieri che sono fermi, non possono esplicare l’attività legislativa». Il presidente della Commissione speciale di Vigilanza, Domenico Giannetta, non usa mezzi termini nel corso dell’ultima puntata di “20.20”, il talk de L’altro Corriere Tv condotto da Danilo Monteleone e Ugo Floro.
Anche se l’auspicio sarebbe votare al più presto. Allo stato attuale, infatti, c’è un problema di rappresentanza: «La pandemia – spiega Giannetta – ha portato al rinvio prima ad aprile, poi ad ottobre. Il consiglio è congedato, nei fatti, ma la cosa strana è che il consiglio legittimato dal popolo si ritrova con le mani in mano perché non può espletare le normali attività. La Giunta e l’esecutivo, che non è stato eletto dal popolo, si ritrova a fare atti talvolta ordinari ma anche per necessità».
Commissione di Vigilanza, un nome che spiega quanto sia già di per sé complicato il compito: vigilare sull’operato dei colleghi: «All’inizio – spiega Giannetta – c’è stata un po’ di bagarre tra maggioranza e minoranza. Il ruolo è in effetti difficile e ho cercato di interpretarlo nel migliore dei modi, cercando di iniziare un percorso di verità su tanti argomenti. Abbiamo utilizzato questa commissione proprio per vigilare su tutti gli argomenti inerenti la politica e gli enti che hanno a che fare con la Regione». C’è un problema di deficit di trasparenza da parte della Regione e del consiglio regionale? Giannetta in questo senso ha le idee chiare: «Credo che il principio cardine della pubblica amministrazione sia proprio la trasparenza. Io personalmente ho dato da subito mandato al dirigente della commissione di far trascrivere in automatico tutti quelli che sono gli atti in modo da renderli subito pubblici».
C’è poi il tema cruciale delle ultime settimane, ovvero il licenziamento in tronco dell’ufficio stampa del consiglio regionale. Una scelta “draconiana” che ha decapitato un intero ufficio che, da decenni, svolgeva questo ruolo con professionalità e imparzialità. Una conclusione arrivata con motivazioni che lasciano perplessi: «È stato un atto amministrativo – ha spiegato Giannetta a “20.20” – che ha azzerato uno dei pilastri del consiglio regionale, fondamentale perché garantisce il pluralismo e il servizio dell’informazione per i cittadini che hanno il diritto di sapere cosa accade dentro i palazzi delle istituzioni pubbliche. Un vero problema». «Noi però abbiamo intrapreso un percorso di verità, convocando le commissioni, cercando di capire dove si potevano risolvere eventuali criticità». Fa scalpore, però, che la commissione Vigilanza abbia convocato dirigenti ragionali ma che, incredibilmente, non si sono presentati: «La cosa “caratteristica” è l’arrivo della lettera da parte della segretaria facente funzioni, dieci minuti prima del consiglio regionale, secondo la quale la commissione non fosse nella facoltà di poterla convocare. Bisogna sgombrare il campo da ogni dubbio e capire che tra pubblica amministrazione, tra la parte tecnica e quella politica, deve sempre vigere la massima trasparenza e la leale collaborazione. Io ho il diritto, anche come semplice consigliere regionale, di sapere come sono andate le cose. Nel momento in cui ci sono degli ottimi professionisti, alcuni dei quali hanno lavorato nell’ufficio stampa del consiglio da decenni, io ho il diritto di sapere anche perché non posso rimanere senza stampa, siamo monchi». Non è evidentemente una questione che riguarda solo la maggioranza, ma anche la minoranza. Una vicenda gestita in modo trasparente da entrambi gli schieramenti, secondo Giannetta. «Abbiamo preparato un documento indirizzato al presidente del Consiglio e all’ufficio di presidenza. E abbiamo chiesto loro di valutare, ove ci fossero le condizioni, di procedere eventualmente con delle sanzioni. Ma la risposta, dal 30 aprile, ancora non è arrivata». «La politica, è bene precisarlo, non può non tenere in considerazione che molte professionalità hanno lavorato egregiamente per decenni».
C’è poi un elemento di lesione della rappresentanza. Mentre la presidenza del consiglio ha un’autonoma forza comunicativa, fondata su risorse economiche, il singolo consigliere regionale per comunicare deve fare da sé. «Succede quando la politica latita – spiega Giannetta – non so perché, forse pecca di autorevolezza quando invece sarebbe necessaria. Io nell’arco della mia carriera politica ho fatto anche l’assessore al personale della Provincia di Reggio, abbiamo sanato le criticità e non abbiamo mai licenziato il personale con tanta superficialità. Bisogna, dove c’è la possibilità di farlo, salvaguardare il posto di lavoro. Ho già sentito l’Odg, la federazione nazionale dei giornalisti, convenendo sul fatto che si potesse trovare una soluzione migliore». «Intanto – ha precisato Giannetta – questa situazione cammina su due binari: la parte politica che deve comunque svolgere un ruolo facendo proposte concrete ad iniziare da un tavolo tecnico, ascoltando anche pareri da parte di terzi, fin quando sarà fatta giustizia. C’è poi l’esposto in Procura dove sono emersi riscontri penali anche importanti. Giovedì (oggi ndr) una delle giornaliste sarà ascoltata in prima udienza dal giudice del lavoro».
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