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Crisi pandemica

Turismo devastato dal Covid, nel 2020 un dipendente su 4 ha perso il lavoro

Chiusure e blocco dei flussi turistici legati alle misure per contenere la pandemia hanno decimato l’occupazione: da cifra record di 1,3 milioni del 2019 ai 953 mila. Colpite soprattutto le donne

Pubblicato il: 21/05/2021 – 13:00
Turismo devastato dal Covid, nel 2020 un dipendente su 4 ha perso il lavoro

La crisi del turismo causata dalla pandemia, dopo anni di crescita, ha avuto enormi ripercussioni sui lavoratori passati dalla cifra record di 1,3 milioni del 2019 ai soli 953 mila del 2020. In un solo anno è come se si fosse tornati indietro di una decade, si è tornati infatti al numero di occupati del 2011. Nel 2020 un dipendente del turismo su quattro ha perso la propria occupazione. Il calo peggiore ha riguardato chi aveva contratti a tempo determinato o stagionali: tra questi uno su tre ha perso il lavoro. Emerge da uno studio realizzato da Federalberghi e Fipe in partnership con l’Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo).

Giù l’occupazione femminile

La crisi – secondo lo studio che si basa sui dati dell’Inps – ha colpito maggiormente le donne (183 mila occupate in meno rispetto al 2019), i giovani e gli stranieri: infatti, queste ultime due categorie hanno visto ridursi l’occupazione del 30% e le giornate lavorate del 40%.
«Sappiamo – dice l’Ebnt – che per sostenere l’occupazione è già stato fatto tanto: basti pensare che da aprile 2020 a febbraio 2021, sono state autorizzate 55 milioni di ore di cassa integrazione in media al mese solo per alberghi e ristoranti, ma l’intero settore turistico chiede al Governo di agire in fretta per evitare che il 2021 aggravi ulteriormente la situazione. La stagione invernale e le vacanze pasquali sono completamente saltate. Il calendario ha cancellato anche i ponti primaverili. Speriamo che l’estate sia il momento buono per ripartire, ma senza il sostegno del Governo le imprese turistiche non arriveranno alla tanto agognata meta».

Ebnt: «Maggiori sostegni e vaccini ai dipendenti»

Secondo l’Ente bilaterale del turismo bisogna agire sin da subito incrementando i sostegni finanziari alle imprese e vaccinando i dipendenti, in modo da essere più attrattivi sul mercato. «Apprezziamo – continua – la possibilità di muoversi per turismo dal 26 aprile tra regioni gialle e negli altri casi per chi ottenga il pass attestante l’avvenuta vaccinazione, l’esecuzione di un test Covid negativo o la guarigione dal Covid. L’iniziativa è particolarmente importante perché fare turismo è già sicuro: le nostre imprese seguono i protocolli previsti. Dare la precedenza nella vaccinazione ai nostri lavoratori – conclude – vorrebbe dire incentivare la prossima stagione turistica».

Federalberghi: «Polverizzate 350 mila posizioni»

I dati diffusi oggi dall’Ente bilaterale nazionale del turismo fanno luce sulla devastazione che la pandemia da Covid-19 ha comportato per il turismo italiano. Nel 2020, ovvero quello che sarà ricordato probabilmente come l’annus horribilis per il turismo, il numero degli occupati nel settore è calato vertiginosamente: le giornate retribuite sono diminuite del 38%. Inoltre, 200mila posizioni di lavoro stagionale e 150mila a tempo indeterminato sono state letteralmente polverizzate. Lo rileva Federlaberghi.
Secondo la federazione degli albergatori per il settore ricettivo, l’anno trascorso si è chiuso con una perdita di 233 milioni di presenze, con una flessione media del 53,4% rispetto all’anno precedente e con punte che in alcune località hanno superato l’80%. Il costo occupazionale di questa catastrofe è di un crollo del 37,3% dell’occupazione dipendente negli alberghi italiani, con punte del 45,5% per quanto riguarda i rapporti di lavoro a tempo determinato. A questo dato va aggiunto quello relativo all’integrazione salariale, che è stata nel 2020 pari a oltre mezzo miliardo di ore per alberghi e ristoranti.
«Questa emorragia di professionalità rischia di compromettere le capacità di ripresa del settore – dice il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – e di causare una crisi sociale profonda. Occorre creare le condizioni per recuperare i livelli occupazionali ante-Covid, intervenendo principalmente sul costo del lavoro». «Le misure adottate con il nuovo decreto sostegni vanno in questa direzione – ha concluso Bocca – ma occorreranno ulteriori sforzi per raggiungere l’obiettivo del pieno rilancio del settore».

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