COSENZA Un documento, frutto di una raccolta di contributi messi a disposizione dal mondo delle associazioni e da specifiche competenze in materia di salute e di politiche dei servizi sanitari. E’ il frutto della sintesi che ha portato due associazioni: Comunità competente e www_lacalabriavistadalledonne, ad incontrare il commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina per sottoporre proposte e consigli utili ad integrare l’atto aziendale approvato nelle scorse settimane. «Un incontro che – in un clima di serena e convinta disponibilità reciproca – di fatto ha inaugurato un percorso di ascolto e di confronto che step by step porterà ad una integrazione e riscrittura di una parte dell’atto aziendale e alla configurazione di una rinnovata visione nell’organizzazione della medicina del territorio a partire proprio dalla valorizzazione della partecipazione attraverso strumenti formalizzati», scrivono le due associazioni.
Le associazioni mettono nero su bianco i punti da approfondire e da rivedere per apportare correzioni all’atto aziendale. Il primo aspetto attiene alla vision dell’Asp di Cosenza che si trova a dover affrontare gli atavici problemi legati ai bilanci ancora non approvati, a resistere alla diffusione del contagio da Covid e a pensare alla ricostruzione del settore sanitario nella fase post pandemica. «La Consulta rappresenta la fondamentale interfaccia delle cittadine e dei cittadini, che assumono un ruolo nella gestione della propria salute; non più meri destinatari di un servizio, come utenti finali, ma parte attiva nel processo di costruzione e nelle modalità di erogazione dei servizi stessi». Secondo le associazioni è necessario elevare il livello qualitativo dei servizi. Si parte dalla necessaria integrazione con l’Ao Annunziata-Mariano Santo a cui si lega il rafforzamento del percorso assistenziale per l’accesso alle prestazioni di screening oncologici per la diagnosi precoce del carcinoma della mammella, della cervice dell’utero e del colon-retto previsti nei Lea. «È indispensabile – inoltre – coordinare gli interventi di “Chirurgia Senologica” alfine di conseguire un volume di interventi pari al valore minimo di riferimento >135 per garantire la qualità e la tempestività delle prestazioni, riducendo, infine la mobilità passiva. Bisogna prevedere un percorso dettagliato di “Dimissione Protetta” del paziente dal Presidio Ospedaliero alle “Strutture Sanitarie Territoriali»
Le associazioni individuano un altro settore su cui intervenire e che attiene all’attività sul territorio dei 22 Consultori Familiari ed al ripristino dell’Unità Operativa Complessa di Coordinamento dei Consultori. «Si propone l’istituzione di un’Unità funzionale interdipartimentale Materno infantile (Consultori-Neuro-Psichiatria-Infantile-Riabilitazione) di collegamento con il Dipartimento Salute mentale e Dipendenze e quello di Prevenzione. Tale Unità è finalizzata alla costruzione di procedure e protocolli definiti e integrati che possano facilitare i percorsi di cura dei cittadini nelle patologie e disabilità dello sviluppo dai primi anni di vita fino ai 14-25 anni». Considerate le prestazioni professionali sanitarie dello psicologo, previste per legge, nei Servizi Territoriali del Dipartimento Materno infantile e nei percorsi di prevenzione diagnosi cura e riabilitazione, «si propone l’attivazione un’Unità Operativa di Psicologia.
La provincia di Cosenza presenta ad oggi un numero di casi prevalenti di “Demenza Conclamata” stimati intorno agli 11.000 a cui devono sommarsi i circa 12.000 casi di “Deterioramento Cognitivo Minimo”. Ciò comporta «la necessità della costruzione di una rete integrata per le demenze e la realizzazione di una gestione integrata riorganizzando i “Centri per il deterioramento cognitivo e le demenze” (Cdcd), con la presenza, anche, di equipe multiprofessionali.
I gravi ritardi accumulati (oltre 10 anni) nell’attivare le Case della salute hanno privato i cittadini di usufruire di una fondamentale “Struttura Sanitaria Territoriale” che implementasse la “sanità di prossimità” e di poter utilizzare i finanziamenti finalizzati per l’acquisto delle apparecchiature sanitarie. Nell’Atto non sono dettagliate le funzioni che devono essere svolte nelle singole Case della salute: i posti letto territoriali con riferimento ai bisogni di salute (Disturbi del comportamento alimentare – Salute Mentale ecc.), l’integrazione sociosanitaria con i Comuni, la figura dell’infermiere di comunità, l’infrastruttura informatica, la strumentazione polispecialistica, il Punto Unico di Accesso (PUA ), il Centro diurno, la centralità delle “ Cure Domiciliari” e molto altro. Rammentiamo che le CdS come le future “Case della Comunità” e gli stessi “Ospedali di Comunità”, colpevolmente non menzionati nelle “Linee Guida degli Atti Aziendali” del Commissario per il “ Piano di rientro”, rappresentano un tassello importante della riforma della sanità territoriale in quanto “strutture che erogano cure intermedie” tra il domicilio e l’Ospedale con la possibilità di 2 moduli di 20 posti letto ciascuno.
Il mancato adempimento ai Lea con il rispetto dei tempi del soccorso e i drammatici eventi di queste ultime settimane impone un dettagliato approfondimento dell’organizzazione del Servizio e della attivazione dell’Elisoccorso notturno con un impegno a superare le gravi carenze del personale e dei diritti di questi che nell’Atto è assente.
Il continuo e provvidenziale ricorso alla “Virologia” dell’A.O. Pugliese Ciaccio sta consentendo la processazione dei Tamponi Covid 19 che l’Azienda Sanitaria con il solo Laboratorio del Presidio Ospedaliero di Rossano-Corigliano ed il Servizio di Virologia dell’Annunziata non sono stati in grado di garantire. Pertanto alfine di attivare un servizio efficiente è necessario potenziare la “Rete” dei Laboratori di Analisi dei Presidi Ospedalieri di Rossano/Corigliano, Castrovillari e di Cetraro/Paola prevedendo l’istituzione di 3 Unità Operative Complesse e istituire un collegamento in rete con gli altri Laboratori sul modello dei Servizi Trasfusionali.
La riabilitazione «marginale e parcellizzata, necessita di un governo dipartimentale e di un impegno straordinario soprattutto per le patologie di sviluppo che non hanno solo bisogno di prestazioni di psicomotricità e logopedia ma richiedono continuità e intensità di intervento, approccio multidimensionale, accompagnamento delle famiglie attualmente gravate da costi economici e sociali insopportabili, elaborazione di profili di funzionamento e accompagnamento per i circa 4000 alunni certificati della provincia di Cosenza. Per i maggiorenni servono, moduli operativi integrati sociosanitari, orientati all’inserimento lavorativo, sociale e alla vita indipendente per non creare un esercito di non autosufficienti. Le figure di riabilitazione vanno inserite nei coordinamenti distrettuali, assunte in numero sufficiente curandone la formazione continua all’appropriatezza. Una delle criticità da superare, invece, per la realizzazione di una risposta efficace alle problematiche delle malattie reumatiche è la carenza di reumatologi per cui le associazione «propongono la presenza di un reumatologo in ogni Unità Complessa di Cure Primariedell’Asp.
«Chiediamo, con forza – scrivono le associazioni al commissario La Regina – che sia applicato, il Dca 64/2016 che prevede una dotazione complessiva di posti letto pari al 3,28 per 1.000 residenti garantendo il ruolo centrale della spedalità pubblica e una equa distribuzione dei posti letto nella provincia». Sul punto – sostiene Rubens Curia portavoce di Comunità competente – «il commissario La Regina ha aperto ad immediati interventi per quanto attiene gli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare con il timing fissato per il mese di giugno». Altro tema dibattuto, soprattutto in periodo Covid riguarda le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA). «Nell’Atto Aziendale manca un disegno complessivo ed unitario di rinnovamento del sistema dei servizi con una visione alternativa di prossimità della sanità territoriale; infatti non viene scalfito il modello fondato sul ricovero nelle Rsa, nonostante questo modello abbia mostrato enormi limiti, in special modo, in questo momento pandemico. Questa tipologia assistenziale spesso non risponde ai bisogni di salute degli anziani e, inoltre, ha costi elevati con rette altissime che possono essere convertite in investimenti su servizi che garantiscano la qualità delle prestazioni con equipe multiprofessionali che curino la persona nel proprio contesto di vita con il sostegno dei servizi domiciliari e territoriali. Pertanto le Rsa non possono rappresentare l’unica risposta, ma al fine di mantenere l’anziano in famiglia deve essere potenziata l’Assistenza Semiresidenziale tramite l’attivazione di “Centri Diurni” ben distribuiti sul Territorio. Inoltre è necessario programmare tutti quegli interventi che possono favorire un “invecchiamento attivo” per migliorare il benessere psicofisico della persona. Bisogna che l’atto aziendale si rapporti, sin d’ora, con le future “Case della Comunità” realizzando una forte integrazione fra gli operatori sanitari e le Istituzioni, fra sociale e sanità con un coinvolgimento delle famiglie, delle Associazioni di volontariato e delle parti sociali perché si attivi un “controllo sociale” sull’organizzazione e sulla qualità delle prestazioni erogate». Comunità competente e la Calabria vista dalle donne ritengono poco convincente anche «la proposta di ridurre il numero dei Distretti istituendo il Distretto Unico dello Jonio» e chiedono il mantenimento dei 6 Distretti con una nuova delimitazione territoriale.
L’ultimo punto discusso si riferisce alla «scomparsa dei Servizi di radiologia incrementando il privato accreditato». «E’ fondamentale garantire i nodi di una “Rete Radiologica” con alcuni punti di forza in apparecchiature e personale presso la Casa della Salute di San Marco Argentano, i presidi ospedalieri di Rossano-Corigliano e Cetraro».
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