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Operazione Alibante, Bagalà gioca la carta del Tribunale del Riesame

La difesa dell’avvocata ai domiciliari ad Aosta ha chiesto la revoca della misura cautelare

Pubblicato il: 21/05/2021 – 11:29
Operazione Alibante, Bagalà gioca la carta del Tribunale del Riesame

AOSTA L’avvocato Murone ha depositato l’istanza per ottenere la revoca della misura cautelare scattata nei confronti di Maria Rita Bagalà, agli arresti domiciliari dallo scorso 3 maggio per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, in seguito all’operazione Alibante della Dda di Catanzaro. Bagalà, avvocato di 52 anni, risiede da tempo ad Aosta e nel processo in cui è coinvolta ha deciso col suo legale di appellarsi al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca della misura cautelare, che verrà discussa in un’udienza con data da definirsi. Secondo gli inquirenti, l’arrestata, ai domiciliari ad Aosta, «era la “mente economica” della cosca di ‘ndrangheta capeggiata da suo padre Carmelo (80 anni, in carcere dalla notte del blitz dei militari) e spadroneggiava sul litorale di Lamezia Terme da decenni». Un ruolo, quello dell’avvocata, che i militari hanno ricostruito soprattutto riguardo all’amministrazione «in prima persona ed in maniera occulta della società Calabria Turismo Srl, che rappresentava la cassaforte della cosca».

Murone: «Il padre ha solo anticipato l’eredità alle figlie»

L’azienda aveva in progetto la realizzazione, nel comune di Falerna, di un complesso turistico, l’Hotel dei Fiori. Nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Bagalà si legge che la donna avrebbe condotto operazioni «anche con il coinvolgimento di “prestanome” per evitare che il padre – considerato il vero proprietario della società – comparisse nelle vicende aziendali poiché ciò avrebbe con ogni probabilità determinato controlli antimafia». Per l’avvocato Murone, il contesto dell’intera operazione – che secondo la Dda diretta da Nicola Gratteri, era finalizzata alla «realizzazione di una compagine sociale dualistica composta da Maria Rita Bagalà e da sua sorella Francesca» – era, in realtà, quello di un «uomo cosciente di avere 80 anni, che passa il bene ai figli ed anticipa il processo che un’eredità avrebbe generato». Le indagini erano iniziate nel 2017. Oltre all’avvocata residente ad Aosta e al padre, sono altri 17 gli indagati colpiti da misure cautelari disposte dal gip del Tribunale di Catanzaro, Matteo Ferrante.

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