LAMEZIA TERME Restituire la parola a chi da troppo tempo non ha voce attraverso un approccio emozionale alla ricerca di una formula di comunicazione. Un linguaggio nuovo e altro rispetto al consuetudinario. Per creare sinapsi tra due mondi che corrono da sempre paralleli senza mai intersecarsi. Il tutto in un contesto unico – quello a contatto con la natura – capace per questo di restituire la basi più autentiche dell’emozioni primarie. Ad iniziare dalla bellezza e dalla felicità. Sono gli obiettivi alla base dell’idea progetto “Coltiviamo il sociale” – messa in piedi da due aziende agricole la “Statti” di Lamezia Terme e la “Ester Mignolli” di Catanzaro – che è risultata tra le tre iniziative premiate in Italia nel corso dell’ultima edizione del premio nazionale “Coltiviamo agricoltura sociale”, promosso da Confagricoltura e Onlus Senior – L’Età della Saggezza con Reale Foundation.
Il progetto prende il via ufficiale oggi alla Tenuta Statti con l’open day dell’iniziativa fissato alle 17.30. Si tratta di realizzare una fattoria di permacultura in cui valorizzare le capacità delle persone in condizione di disabilità di creare il bello. Una sorta di avamposto in cui respirare una visione del mondo legata alla diversità e alla biodiversità, all’integrazione, al ben-essere degli attori e di coloro i quali volessero sperimentare momenti terapeutici di vita insieme a persone “portatrici di felicità”.
Il progetto prende le mosse da un’analisi attenta del contesto territoriale del Lametino e del Catanzarese intero – attraverso la lettura dei bisogni delle comunità locali, delle famiglie di soggetti che vivono la diversità e delle persone che vivono nel mondo “altro” – che ha restituito un quadro “desolante” del livello di attenzione verso la disabilità, come dei servizi “elevati” presenti per i soggetti più fragili e della conseguente possibilità offerta loro di percorrere strade in autonomia personale verso la naturale integrazione sociale. Da qui il progetto che coinvolgerà 30 persone e si articolerà in due cicli alternati ogni quindici giorni.
Diverse le attività programmate, dall’orto sociale – in cui le persone coinvolte nell’iniziativa si cimenteranno con la collaborazione di anziani agricoltori nella messa a dimora di alcune colture – agli “orti giardino” in cui gli stessi insieme ad artisti, architetti paesaggisti e designer del verde realizzeranno piccole, ma significative opere di allestimento di aree con fiori e colori. E poi l’avvio di attività con gli animali – avvalendosi della collaborazione dell’esperto del settore Antonio Pagliaro – ed in particolare con i cavalli seguendo il metodo “Parelli”, lo statunitense che per primo – assieme alla moglie – ideò una sorta di modello di comunicazione tra uomo e animale. Un singolare “scambio spirituale”, dunque, tra cavalli e persone.
Alla base di questa intensa attività che interesserà giovani e giovanissimi portatori di felicità, c’è l’obiettivo di trasmettere il bello nella sua accezione più vera, più profonda. «La permacultura – spiega Ester Mignolli, giovanissima titolare dell’omonima azienda agricola – si basa su un’agricoltura sostenibile e che ha come pilastro fondante la cultura del bello e dell’etica nell’uso della terra. Attraverso questa attività puntiamo a consentire a chi seguirà questi momenti di raggiungere un livello di comunicazione diversa ma allo stesso tempo più alta, partendo da un’altra prospettiva».
«Proprio dall’analisi delle difficoltà comunicative espresse nell’utilizzo del linguaggio comune – va più a fondo Ester – si cercherà di facilitare la comunicazione usando una lingua nuova ed alternativa».
Il progetto si avvale della consulenza dell’Istituto “Leonarda Vaccari” di Roma – coordinato dal professor Fabrizio Corradi – che attraverso suoi tutor apporterà la sua lunga esperienza per la riabilitazione, l’integrazione e l’inclusione sociale. Ma anche di docenti della Facoltà di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dei volontari dell’Angsa di Lamezia Terme, dell’Unitalsi Calabria e dell’Aipd di Catanzaro. «È una sperimentazione unica – precisa Ester – perché prevede l’applicazione della comunicazione aumentativa ed alternativa, cioè la possibilità di esprimersi tramite canali che si affiancano a quello orale, in un contesto rurale».
Ma l’ambizione più grande del progetto rivela Ester, «è quella di far conoscere ad una platea più grande che esiste una fascia di popolazione che non va vista come residuale ma che è portatrice di una propria individualità e che si esprime in maniera alternativa». «Si tratta di scardinare una mentalità diffusa – conclude – che parte da un preconcetto legato appunto alla difficoltà di comunicazione. Se noi riuscissimo ad aprirci ad un nuovo modello di espressione, mettendoci dall’altra parte adattandoci noi all’altro linguaggio riusciremmo a cogliere un mondo di sensazioni di cui i disabili sono portatori. Potremmo percepire nel profondo quel senso di felicità che sanno trasmetterci».
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