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“Malapianta-Infectio”, riconosciuta per la prima volta l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo – LE CONDANNE

Emessa la sentenza contro i clan di San Leonardo di Cutro che depredavano l’economia della costa crotonese

Pubblicato il: 24/05/2021 – 20:13
di Alessia Truzzolillo
“Malapianta-Infectio”, riconosciuta per la prima volta l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo – LE CONDANNE

CATANZARO Riconosciuta per la prima volta in una sentenza l’esistenza delle cosche Mannolo e Zoffreo sul territorio di San Leonardo di Cutro. Oggi la sentenza nata dai procedimenti riuniti “Malapianta-Infectio”, emessa dal gup Gabriella Logozzo ha condannato, per associazione mafiosa, gli esponenti apicali dei clan legati alla cosca Grande Aracri di Cutro. Venti anni sono stati comminati a Mario Mannolo e Pasquale Gentile e Fiore Zoffreo, esponenti di spicco della consorteria. A 19 anni e 10 mesi è stato condannato Giuseppe Gentile e a 18 anni Leonardo Zoffreo. Una sentenza che pone un nuovo tassello nella ricostruzione giudiziaria, e nel conseguente smantellamento, della geografia criminale del Crotonese. Condannati anche i rappresentanti della proiezione delle cosche cutresi a Perugia: Domenico Ribecco, condannato a 10 anni; Francesco Ribecco, 9 anni e 8 mesi; Natale Ribecco, 15 anni e 4 mesi;
Il gup di Catanzaro Gabriella Logozzo ha comminato 43 condanne, 17 assoluzioni (delle quali 4 già richieste dall’accusa) e tre non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

Le accuse

Le accuse, sostenute in giudizio dai sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio e Antonio De Bernardo, comprendono, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, minacce, violenza privata, traffico di stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno al sistema bancario.

Cosche rapaci

Un comprensorio depredato per anni in maniera feroce dalle cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” inserite nel più ampio contesto criminale capeggiato dalla famiglia Grande Aracri, questo racconta l’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Crotone, guidata dal colonnello Emilio Fiora. Il controllo delle attività economiche era appannaggio delle famiglie di mafia che hanno sfruttato per il proprio tornaconto la ricchezza turistica del territorio, in particolare insidiandosi nella gestione dei villaggi turistici. Tra gli imputati emerge la figura di Remo Mannolo, fratello di Dante, accusato di avere gestito le estorsioni nel settore turistico in qualità di promotore della consorteria.

La storia di Porto Kaleo

Esempio della rapacità delle cosche di San Leonardo è la storia di “Porto Kaleo”, villaggio turistico vessato dalla malavita come tutti quelli presenti tra Steccato di Cutro e Cropani. Manodopera imposta, come imposto era il caffè che il resort doveva comprare, e non solo. C’era anche da pagare per evitare ritorsioni. Dopo anni di vessazioni e 800mila euro estorti, l’imprenditore Giovanni Notarianni, proprietario di Porto Kaleo, ha denunciato ogni cosa e le sue parole sono diventate pietre nell’inchiesta “Malapianta”. Il testimone di giustizia – che oggi vive sotto scorta – ha dato un contributo di pregio alle indagini, ha sottolineato il pm. Notarianni, rappresentato dall’avvocato Michele Gigliotti, ha chiesto un risarcimento di otto milioni di euro. Il gup ha riconosciuto a Notarianni e alla società Alberghi del Mediterraneo il risarcimento “nella misura che sarà quantificata in separata sede, nonché al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva nella misura di € 20.000,00”.

Le cosche a Perugia

 L’indagine “Infectio” approfondisce quanto emerso già lo scorso maggio nell’operazione Malapianta. E rivela che le cosche di San Leonardo di Cutro (Mannolo, Zoffreo e Trapasso), così come la loro proiezione in Umbria, fossero ancora operativi. In Umbria, attraverso stabili collegamenti con la casa madre, avevano impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, minando – attraverso le estorsioni – la libera concorrenza nell’esecuzione di lavori edili e si erano attivate anche a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali. Il clan aveva inquinato il tessuto economico attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome o soggetto inesistenti, in grado di offrire prodotti illeciti (come fatture per operazioni inesistenti) a favore di imprenditori compiacenti: business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti vicini alla ‘ndrangheta vibonese e che ha consentito al sodalizio di lucrare cospicui guadagni attraverso sofisticate truffe in danno di diversi istituti di credito e complesse operazioni di riciclaggio del denaro sporco.

Le condanne

ARAPI Sherif, 8 anni;
BARBARO Antonio, 14 anni;
BASILE Domenico, 4 anni e 8 mesi di reclusione;
BEVILACQUA Antonio, 10 anni;
CALI Ilirjan, un anno e 3000 euro di multa;
CAPUTO Alessandro, 3 anni e 6000 euro di multa;
CASTAGNINO Giacinto, 4 anni e 18mila euro di multa;
CONTI Fabrizio, 7 anni e 8 mesi;
COSTANTINO Antonio, un anno, 6 mesi e 4mila euro di multa;
COSTANTINO Giuseppe, 6 anni e 30mila euro di multa;
CUTRÌ Mario, 14 anni;
DE BONIS Mario, 7 anni, 4 mesi e 10.200 euro di multa;
FALCONE Mario, 4 anni e 4000 euro di multa;
FORIN Sandro, 3 anni, 4 mesi e 4mila euro di multa;
GERMINI Ambra, un anno, un mese, 10 giorni e 400 euro di multa;
GENTILE Pasquale, 20 anni;
MANETTA Cosimo, 11 anni e 8 mesi;
MANNOLO Daniela, 3 anni, 4 mesi;
MANNOLO Dante, classe ’68 (collaboratore di giustizia) 9 anni, 4 mesi e 6000 euro di multa;
MANNOLO Dante, classe ’79, 6 anni, 8 mesi e 6mila euro di multa;
MANNOLO Giuseppe, 19 anni e 10 mesi;
MANNOLO Fabio, 5 anni, 4 mesi e 4mila euro di multa;
MANNOLO Lucia, 10 mesi e 20 giorni;
MANNOLO Mario, 20 anni;
MANNOLO Pasquale, 10 mesi e 20 giorni di reclusione;
MAZZEO Vincenzo Antonio, 5 anni e 4 mesi;
MERCURIO Antonio, 3 anni, 6 mesi e 20 giorni;
NARDONI Valter, 4 anni, 2 mesi e 6mila euro di multa;
PASSALACQUA Elio, 11 anni e 4 mesi;
PASSALACQUA Francesco, 10 anni, 2 mesi e 20 giorni;
PASSALACQUA Leonardo, 11 e 8 mesi;
PIGNANELLI Luigi, 9 anni e 6 mesi;
PERINI Alessandro, 11 anni e 8 mesi;
PERRI Nicola, 11 anni e 6 mesi;
PROCOPIO Gregorio, 10 anni;
RASO Luigi, 12 anni;
REGNI Emiliano, 5 anni e 8 mesi;
RIBECCO Domenico, 10 anni;
RIBECCO Francesco, 9 anni e 8 mesi;
RIBECCO Natale, 15 anni e 4 mesi;
VALENTINI Francesco, 7 anni e 4 mesi;
ZOFFREO Fiore, 20 anni;
ZOFFREO Leonardo, 18 anni;
Assoluzioni e prescrizioni
Assolti dal gup come già richiesto dall’accusa CATERISANO Antonio, LEVATO Rosina, PASSALACQUA Antonella, PASSERI Sauro.
Assolti su disposizione del gup AFFATATO Giuseppe; VERRICO Olindo; SCERBO Pietro; SCERBO Pietruccia; TAVERNA Roberto; PROCOPIO Antonio; GAFITESCU Florin Dumitru; DIAKHATE Bassirou; CRUGLIANO Salvatore; CIRILLO Concetta; CARDILLO Assunta; BEVILACQUA Leonardo.
Non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di; IANNONE Antonio; Iannone Caterina; PROCOPIO Francesco.
Non doversi procedere per intervenuta morte del reo nei confronti di LOBELLO Francesco.

Risarcimenti

Il gup ha riconosciuto i risarcimenti per le costituite parti civili: la Regione Calabria (50mila euro); i Comuni di Cutro e Perugia (30mila euro ciascuno). Al testimone di giustizia Giovanni Notarianni e alla società Alberghi del Mediterraneo, è stato riconosciuto il risarcimento “nella misura che sarà quantificata in separata sede, nonché al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva nella misura di € 20.000,00”. Stesso risarcimento è stato riconosciuto a Unicredit spa. Ha diritto a 15mila euro la parte offesa Stefano De Gasperi.
Nel collegio difensivo gli avvocati Vincenzo Cicino, Gregorio Viscomi, Pietro Pitari, Daniela Scarfone, Luigi Falcone, Lucio Canzoniere, Paolo Carnuccio, Mario Nigro, Mario Prato, Giuseppe Fonte, Maria Claudia Conidi, Pietro Funaro, Giovanni Scarpino, Francesco Calabrò, Domenico Russo, Salvatore Iannone, Daniele Pinto, Francesco Gambardella, Giuseppe Bagnato. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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