COSENZA Sette anni di reclusione. Questa la richiesta avanzata stamane, nel corso del processo con rito abbreviato al Tribunale di Cosenza, nei confronti dell’ex comandante dei vigili del fuoco della provincia di Cosenza Massimo Cundari. Il 56 enne, giudicato – sulla base degli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero – dal gup del Tribunale di Cosenza, Salvatore Carpino è difeso dall’avvocato Nicola Carratelli. L’indagato è stato sospeso dal servizio ed è finito sott’inchiesta per effetto della denuncia di un imprenditore dell’area di Montalto Uffugo dal quale aveva preteso la consegna di somme di denaro.
Massimo Cundari è accusato dei reati di concussione, falso in atto pubblico, induzione indebita a dare o promettere utilità. A mettere nei guai l’ex comandate è stata la denuncia di un imprenditore che nel corso degli anni si era interfacciato con il vertice della caserma cosentina per avviare le pratiche utili all’apertura di un impianto per il trattamento di gas in provincia di Cosenza. L’imprenditore, prima di presentare una regolare denuncia all’arma dei carabinieri aveva registrato uno degli incontri avvenuti con Cundari e nel quale lo stesso avanzava una richiesta di denaro per ottenere dei certificati necessari per avviare l’attività imprenditoriale. Richieste che poi, per come emerge dagli atti d’indagine sono state ripetute nel tempo da parte di Massimo Cundari. In tutto, l’imprenditore avrebbe versato al dirigente dei Vigili del Fuoco 8mila e 500 euro. Di questi però, soltanto l’ultima tranche di 2mila e 500 euro è stata trovata in possesso dell’indagato, fermato subito dopo la consegna avvenuta dall’imprenditore e concordata con i carabinieri del Norm.
Il 2 luglio del 2020, Massimo Cundari aveva lasciato il carcere di Cosenza. L’ex capo dei Vigili del Fuoco del comando provinciale Bruzio era stato scarcerato su ordine del Tribunale delle Libertà al quale aveva presentato ricorso dopo gli arresti disposti dal gip del tribunale di Cosenza su richiesta della procura il 23 giugno dello stesso anno. I giudici avevano accolto la richiesta avanzata dall’avvocato Nicola Carratelli, disponendo una misura cautelare meno afflittiva.
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