CATANZARO Ha saltato il fosso Nicola Acri, 42 anni, detto “Occhi di ghiaccio”, capo della mala rossanese, considerato tra i più sanguinari killer calabresi e già schedato come uno dei 100 latitanti più pericolosi. Una carriera criminale iniziata quando aveva appena 21 anni ed era considerato a capo della cosca di Rossano. Per tre anni, prima di essere catturato nel 2010 a Bologna, è stato latitante ed è stato inserito tra i 100 latitanti più pericolosi d’Italia. Dopo dieci anni di carcere duro ha deciso di collaborare e di parlare con la Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Una collaborazione recentissima nel corso della quale Acri ha reso dichiarazioni su gravi fatti di sangue che lo hanno visto protagonista. “Occhi di ghiaccio” è stato condannato per diversi reati, dall’associazione mafiosa all’omicidio.
È stato condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio del giovane rapinatore Primiano Chiarello, assassinato a Spezzano Albanese nel 1999. Un delitto che vede uniti i capi delle consorterie del cosentino. A luglio 2017 la Suprema Corte ha confermato l’ergastolo per Franco Presta, Ettore Lanzino, Francesco Abbruzzese (detto “Dentuzzo”) e lo stesso Nicola Acri, rispettivamente esponenti di spicco delle cosche Lanzino di Cosenza, Abbruzzese di Cassano allo Jonio e Acri di Rossano.
Oggi si è svolta in corte d’Assise d’Appello l’udienza del processo sul duplice omicidio di Giuseppe Cristaldi e Biagio Nucerito, assassinati il giorno dell’Epifania del 1999. Il sostituto procuratore generale Luigi Maffia ha chiesto di mettere agli atti i verbali del collaboratore e di sentire lo stesso nel corso del processo. Si è opposta la difesa che ha chiesto la ricusazione del collegio il quale a sua volta si è riservato di decidere rinviando l’udienza a settembre. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x