COSENZA «Dopo avere appreso l’intenzione del Commissario Marco Miccoli di candidarsi alle primarie del Pd per la carica di Presidente del XII Municipio di Roma, pensavamo che il buonsenso e la coerenza lo avrebbero portato a rassegnare tempestivamente le dimissioni da Commissario della Federazione del Partito Democratico di Cosenza e a chiudere questa tragica esperienza commissariale per la nostra comunità.
Al contrario, abbiamo letto con sgomento della nuova volontà del Commissario Miccoli di rimanere ad occuparsi delle amministrative a Cosenza da remoto, magari continuando a parlare di luoghi e quartieri di Cosenza che ha visto solo in foto da Monteverde a Roma, mentre è impegnato a competere alle primarie per la guida di quello stesso municipio. E’ quanto sostengono in una nota i Giovani democratici di Cosenza in risposta all’intervista rilasciata dal commissario del Pd di Cosenza, al Corriere della Calabria. «È davvero grottesco e di assoluta mancanza di etica della responsabilità pensare di candidarsi alla guida di una comunità distante oltre 500km e con le problematiche proprie di una città metropolitana, e al tempo stesso ritenere di dover dettare, in maniera autoreferenziale nel peggiore stile commissariale, la linea per la scelta del programma, coalizione e candidato sindaco della città di Cosenza. La comunità progressista e democratica della città non merita questa umiliazione – continuano – a segreteria nazionale del Pd provveda tempestivamente a sanare il grave vulnus venutosi a determinare nel rapporto tra la rappresentanza legale del partito e la città. Miccoli non può fare il Commissario non soltanto perché oggettivamente incompatibile con il suo impegno di candidato a Roma, ma soprattutto perché inconsapevole del limite della propria presunzione e della mancanza di rispetto che ha mostrato di avere verso i cosentini attraverso la dichiarazione che ha rilasciato oggi alla stampa. Oltretutto, è ampiamente notorio quanto siano divisivi il metodo e le proposte che finora ha inteso perseguire. Tornì pure a casa e lasci al centrosinistra cosentino la libertà di organizzare le proprie forze, senza veti e preclusioni».
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