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Processo Gotha, requisitoria alle battute finali. Alla sbarra «la componente riservata della ‘ndrangheta»

Il pm Lombardo ricostruisce l’impianto accusatorio: «Ex politici, ex magistrati, funzionari, dirigenti. Tutto quello di cui abbiamo parlato in questo processo è ‘ndrangheta»

Pubblicato il: 26/05/2021 – 16:14
di Francesco Donnici
Processo Gotha, requisitoria alle battute finali. Alla sbarra «la componente riservata della ‘ndrangheta»

REGGIO CALABRIA «Le condanne che noi oggi andremo a invocare riassumono quanto il processo è stato in grado di ricostruire» un rosario di ex politici su tutti i livelli, ex magistrati, funzionari e dirigenti pubblici rappresentavano il «circuito relazionale di tipo mafioso che Paolo Romeo e Giorgio De Stefano erano in grado di gestire». Fino ad oggi sono state tredici le udienze che la pubblica accusa ha impiegato per la requisitoria di “Gotha”. Stefano Musolino, Giulia Pantano, Sara Amerio, Walter Ignazitto e Giuseppe Lombardo, che aveva aperto e chiude la trattazione, si sono avvicendati per passare in rassegna le prove poste a suffragio dell’impianto accusatorio che sta alla base del processo. Le intercettazioni e le molteplici dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, vecchi e nuovi, hanno permesso di comporre un puzzle che rappresenta la ‘ndrangheta non più come “semplice” associazione criminale, ma come vero e proprio «sistema di potere».
In attesa delle richieste di condanna che verranno avanzate dal procuratore capo Giovanni Bombardieri al collegio presieduto da Silvia Capone. Lombardo ricostruisce il quadro complessivo delle trattazioni degli ultimi mesi.
«Esiste – dice il pm – una parte raccontata e non ancora ricostruita della più grande organizzazione criminale al mondo» che ingloba dinamiche filo-massoniche e soggetti «legati a determinati ambiti» quali potevano essere quelli della “destra eversiva” che agivano sul territorio «in un’ottica predatoria al punto tale da diventarne padroni».
Una struttura che si è evoluta nel corso degli anni, non risentendo dei colpi assestati di volta in volta perché quel cuore pulsante, che è sostanza del sistema, non era ancora venuto alla luce. «È devastante pensare che l’azione di contrasto di questi fenomeni in realtà non sottrae alla criminalità organizzata la sostanza, ma solo le apparenze esteriori».

La componente riservata della ‘ndrangheta

Lombardo riparte dal “Capo A” dell’imputazione che descrive la «componente segreta» rappresentata dall’avvocato ed ex parlamentare Psdi Paolo Romeo e dall’avvocato Giorgio De Stefano, «rispetto al quale non deve sfuggire il riferimento alla parentela» con alcuni dei principali appartenenti alla cosca “sovrana” di Archi, lo storico quartiere culla delle cosche del “mandamento Centro”. La componente riservata, secondo l’accusa ha il compito di «pianificare strategie attuate da altri soggetti riservati quali Sarra e Caridi; programmare l’uso deviato del ruolo pubblico da loro ricoperto di volta in volta; acquisire informazioni riservate provenienti da ambienti istituzionali come ad esempio Zumbo Giovanni» richiamato in relazione alla parte del “decreto Reggio” con cui il pm ha concluso la sua parte di requisitoria prima delle richieste.
«Oggi – dice Lombardo – siamo in grado di dire che le premesse sono state esplorate senza riserve o vuoti acquisitivi nella lunghissima fase istruttoria e sono supportate da risultati di prova in linea con l’assunto accusatorio».
«Non siamo partiti da valutazioni di tipo personale o soggettivo, ma dalla prova diretta che un’intercettazione è in grado di generare».
Ne proverrebbe che la ‘ndrangheta che ci è stato dato vedere fino ad oggi è solo una parte, «visibile» che funge da “braccio” della “mente” «invisibili» dell’associazione, soggetti nascosti in piena vista del tutto organici ad un unico programma criminale.
«Questo è l’eterno presente in cui vivono le organizzazioni criminali, in cui tutto si trasforma rimanendo uguale a se stesso in una sorta di gattopardismo operativo».

«Tutto quello di cui parliamo è ‘ndrangheta»

«Tutti i livelli di cui vi parliamo in questo processo sono ‘’ndrangheta», dice Lombardo richiamando la dichiarazione di un collaboratore di giustizia. «Non ci sono dinamiche politiche, economiche finanziarie che non siano ‘ndrangheta. Abbiamo perso tutti in questa terra».
La mente, Paolo Romeo, «organizza, programma e quando intravedere la possibilità di inserirsi, opera. C’è un “iperattivismo associativo” che avevano ideato per arrivare a un risultato ambiziosissimo, rischiosissimo».
Risultato incentrato a soddisfare gli appetiti che ruotavano intorno agli ingenti finanziamenti pubblici che stavano per piovere sulla città di Reggio. Quello della legge 66 del 1989, pari a 600 miliardi di lire «che corrisponderebbero oggi a oltre 660 milioni di euro. Non è un profilo ideologico quello che spinge Romeo e la componente riservata della ‘ndrangheta a interessarsi al territorio, ma appunto quello legato a soddisfare la “fame della ‘ndrangheta”». (redazione@corrierecal.it)

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