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Tutto il mondo è paese

Reggio, corruzione internazionale: tre arresti. Tra i soci anche uno legato alla ‘ndrangheta

Le persone coinvolte avevano creato due società ivoriane, una per il commercio, l’altra per l’import-export

Pubblicato il: 27/05/2021 – 7:21
Reggio, corruzione internazionale: tre arresti. Tra i soci anche uno legato alla ‘ndrangheta

REGGIO CALABRIA A conclusione di complesse ed articolate indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri, personale della Polizia di Stato del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bovalino e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, con l’ausilio delle Squadre Mobili di Roma e Forlì-Cesena, nell’ambito di un’operazione denominata “Tutto il mondo è paese”, ha eseguito l’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Locri il 25 maggio 2021 nei confronti di tre persone, S.C. cl. 61, D.M. cl. 49 e P.G. cl. 47, ritenuti responsabili di corruzione internazionale e di Trasferimento fraudolento di valori.

L’indagine

L’attività di indagine è stata avviata nel corso del 2020 dal Commissariato di Bovalino con il Coordinamento della Squadra Mobile di Reggio Calabria e per i profili internazionali dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine e dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, sotto le direttive della Procura della Repubblica di Locri, anche con il ricorso a operazioni di intercettazione ed evidenziavano pregnanti elementi di reità in ordine ad accordi corruttivi con funzionari della Repubblica della Costa D’Avorio da parte degli indagati. È stato così accertato come gli indagati avessero costituito, nel corso del 2017, due società di diritto ivoriano, una per il commercio e l’estrazione di prodotti minerari e petroliferi e l’altra di import-export (utilizzata per finanziare la prima), in cui il socio occulto era S.C.. Tramite la prima società gli indagati hanno avanzato al competente ufficio ivoriano una richiesta di autorizzazione per la ricerca e l’estrazione semi-industriale di oro su dei terreni che ricadevano in un Parco Nazionale e che, per tale motivo, non poteva essere rilasciato il necessario parere favorevole. E, per ottenerlo, i tre indagati hanno utilizzato in un’illecita attività corruttiva.

La corruzione

L’attività investigativa ha consentito, infatti, di accertare che, per il rilascio delle autorizzazioni previste dalla normativa vigente nella Repubblica Ivoriana, gli indagati, in tempi diversi e con il concorso di altri soggetti Ivoriani, hanno corrotto prima il Direttore Regionale delle Miniere e della Geologia di Yamoussoukro e successivamente il competente Direttore dell’Ufficio Ivoriano dei Parchi e delle Riserve di Yamoussoukro mediante la corresponsione di tangenti, rispettivamente, di sette milioni di Franchi CFA (pari a circa 10.600 euro) e di un milione di Franchi CFA (pari a circa 1.500 euro).
Dall’attività di indagine sono emersi anche gravi indizi in ordine alla integrazione del reato di trasferimento fraudolento di valori, avendo riscontrato che le due società ivoriane a fronte della formale intestazione, avevano come socio occulto e amministratore al pari degli altri soci italiani (odierni indagati) S.C., soggetto contiguo alla cosca di ‘ndrangheta dei Marando di Platì, già sottoposto alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza e di confisca di prevenzione di numerosi beni.

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