VIBO VALENTIA La Procura di Vibo Valentia, con il pm Concettina Iannazzo e il procuratore capo, Camillo Falvo, hanno chiuso le indagini nei confronti dei tre soggetti coinvolti nell’inchiesta relativa al “cimitero degli orrori” di Tropea. (QUI LA NOTIZIA). L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato emesso nei confronti del 62enne Francesco Trecate, custode del cimitero di Tropea (difeso dagli avvocati Sandro D’Agostino e Giuseppe Di Renzo); il figlio di 38 anni, Salvatore Trecate (assistito dall’avvocato Giuseppe Di Renzo) e il 53enne, Roberto Contartese (difeso dai legali Francesco Muscia e Francesco Arena).
Ai tre indagati si contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata alla «violazione di sepolcro e soppressione del cadavere». Secondo l’accusa, inoltre, Francesco Trecate, considerato il promotore dell’associazione, «rappresenta il principale organizzatore delle singole attività», «curando tutte le fasi dell’attività criminosa».
I tre, inoltre, avrebbero violato le tombe di Clotilde Del Vecchio, Romana Marzano, Salvatore Addolorato, Francesco Toraldo, Maria Garibaldino, Antonio Macrì, Maria Cortese, Giovanni Vincenzo Baldo e altre due (Vittoria e Giuseppe) i cui cognomi non sono stati identificati, oltre a 16 tombe in cui erano tumulati i cadaveri di soggetti non identificati, «in assenza delle autorizzazioni amministrative prescritte» con l’aggravante, per Francesco Trecate, di aver abusato del proprio potere e in violazione dei «doveri derivanti dal ruolo di “custode cimiteriale”».
I tre sono inoltre accusati di aver in concorso tra loro distrutto sette cadaveri o parti di essi tra il 18 e il 27 novembre 2020, il 16 dicembre 2020 e il 22 gennaio 2021, dopo aver «sezionato con l’ausilio di un seghetto e di un martello i cadaveri» e aver proceduto alla loro distruzione attraverso la combustione e di aver infine incendiato i rifiuti prodotti.
Per tutti e tre gli indagati, solo qualche giorno fa, erano state attenuate le misure detentive, passando dal carcere agli arresti domiciliari, anche in considerazione dell’atteggiamento collaborativo avuto e alla luce delle parziali confessioni. (redazione@corrierecal.it)
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