«In questo particolarissimo momento della politica ‘nazionale’, che ha riflessi inevitabili anche sulla nostra Regione, crediamo – scrivono in una nota le organizzazioni sindacali – che la macchina amministrativa e soprattutto il sistema delle relazioni sindacali a garanzia dei diritti dei lavoratori non possa subire rallentamenti e soprattutto silenzio rispetto a quanto accade nei confronti dei lavoratori. Noi crediamo che i dibattiti politici in vista delle Regionali che si terranno a breve possano essere superati nel momento in cui, chi governa, garantisce l’erogazione dei servizi essenziali e soprattutto i diritti dei lavoratori soprattutto se appartengono alla Regione Calabria. Non è ammissibile che le Oo.Ss. debbano ricorrere alla stampa per sollecitare attenzione verso le categorie dei lavoratori e nel contempo si consumano ‘palesi discriminazioni’ o si lasciano alcuni lavoratori in condizioni assurde sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista contributivo. Sono passati moltissimi anni, quattro legislature, quattro lustri e ancora 286 famiglie non trovano pace».
«Il dibattito aperto sul precariato esistente, a partire dagli Lsu/Lpu rimasti fuori dai Programmi di stabilizzazione deve poter continuare in stretto contatto con il Governo Centrale – continua la nota – ma noi, come Regione, non possiamo assolutamente dimenticare tutte quelle partite aperte del ‘precariato istituzionalizzato’ che appartengono alla L.R. 1/2014 e alle successive integrazioni, ci riferiamo ai circa 286 lavoratori dell’ex Legge 28/2008 e 8/2010, ai lavoratori della L.R. 15/2008 e a tutto il precariato che ancora non ha trovato la giusta collocazione e che ancora non ha avuto la possibilità di cominciare un percorso come i lavoratori della L.R. 12/2014 che continuano a peregrinare lungo tutta la Regione e in tutte le sedi Istituzionali per chiedere che possa partire il loro percorso al pari degli altri. Siamo nel momento storico dove diverse centinaia di lavoratori in organico alla Regione Calabria, tra quota 100 e la chiusura del rapporto lavorativo raggiunti limiti di età, porterà lo stesso Ente ad avere dei vuoti in organico da colmare, tanti dipendenti da anni attendono il riconoscimento della giusta professionalità, tanti “precari” garantiscono dei servizi essenziali ai Dipartimenti con incarichi di alta responsabilità , occorre, a nostro avviso stabilire delle linee guida in sede di ‘Predisposizione del Piano Per il Fabbisogno Regionale’ con delle priorità che tengano conto delle acquisite professionalità nonché della valorizzazione della professionalità acquisita dai precari che ancora, dopo quasi quattro lustri, non hanno un ruolo definito».
«Il primo obbligo di una pubblica amministrazione è l’esame attento dei principi di economicità, efficacia ed efficienza che costituiscono corollario del canone di buon andamento dell’azione amministrativa (consacrato dall’art. 97 Cost.), che impone alla p.a. il conseguimento degli obiettivi legislativamente prefissati con il minor dispendio di mezzi, per cui, il tetto di spesa del personale deve essere valutato attentamente e le ragioni di un eventuale aumento non possono essere addebitate al ‘Precariato Istituzionalizzato’ oppure ai dipendenti di ruolo che non hanno mai avuto la possibilità di vedersi riconosciuta la professionalità attraverso la ‘progressione verticale’. Ogni situazione deve essere valutata per la sua specificità confrontandosi con la mente aperta e con il contributo fattivo delle Oo.Ss.. Dietro ogni precario c’è il destino di una famiglia che non può rischiare di perdere tutto dopo quasi 20 anni, per cui ci appelliamo al senso di responsabilità nel momento delle scelte strategiche anche nella gestione degli Enti Sub-Regionali che hanno in organico tantissime professionalità ma vivono in una profonda incertezza per il proprio futuro. Se si procederà nella direzione di scelte ponderate e concertate con una ratio legata al senso di responsabilità, come Cisal, forniremo il nostro umile e concreto contributo, ma davanti a scelte unilaterali sia chiaro: il nostro piccolo angelo è sempre e comunque accanto ai lavoratori».
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