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La riflessione

«Catanzaro non può permettersi di tirare a campare»

C’è chi spera in una inversione della politica in Calabria e c’è anche chi ha perduto la speranza di assistere ad un progresso sociale della città di residenza. Sono le due facce della stessa “med…

Pubblicato il: 31/05/2021 – 10:12
di Franco Scrima*
«Catanzaro non può permettersi di tirare a campare»

C’è chi spera in una inversione della politica in Calabria e c’è anche chi ha perduto la speranza di assistere ad un progresso sociale della città di residenza. Sono le due facce della stessa “medaglia” che questa volta interessa il processo di sviluppo del capitale sociale dell’intera regione.
Ecco che la domanda che si pone all’ amministrazione comunale di Catanzaro (ma può essere valida per l’intera regione) è se si ritengano legittime le ordinanze emesse per differenziare il parcheggio – in spazi riservati – in relazione a criteri soggettivi piuttosto che in funzione di un’esigenza oggettiva per quanto riguarda la regolamentazione del traffico veicolare e della sosta.
In Sardegna un magistrato ha accolto un ricorso presentato da un cittadino proprietario di una abitazione che si affaccia in un tratto di strada in cui una parte è riservata alle autovetture di un ufficio pubblico. Stando a quanto riportano le cronache, il giudice si sarebbe avvalso del decreto legislativo n. 285 del 30 aprile 1992 per dichiarare l’illegittimità dell’ordinanza comunale che differenziava il parcheggio lungo quella strada in spazi riservati. Ha, infatti, rilevato il giudice che l’ordinanza comunale era stata emanata «in relazione a criteri soggettivi piuttosto che in funzione di un’esigenza oggettiva attinente alla regolamentazione del traffico veicolare e della relativa sosta».
Il ricorso è stato promosso da un cittadino, ritenuto titolare di un chiaro interesse, considerato che il regime di sosta veicolare incideva direttamente sulla propria sfera giuridica e di dominio, in un’area in cui risiede insieme alla propria famiglia. Da ciò, secondo la sentenza, «la legittimità ad agire, riversando le limitazioni in un concreto pregiudizio sia sotto il profilo del carattere patrimoniale che di deterioramento delle condizioni di vita, determinandone un peggioramento: un interesse dotato di spessore sostanziale».
Secondo Il magistrato il ricorso era fondato in quanto l’amministrazione comunale «aveva violato l’art. 7 del nuovo Codice della Strada, nella parte in cui stabilisce che nei centri abitati i comuni possono, con ordinanza del sindaco, riservare e limitare spazi alla sosta dei veicoli della polizia e di persone con limitata o impedita capacità motoria». Secondo il giudice l’obbligo è inderogabile per coloro che sono deputati alla cura di interessi primari o portatori di tutela in relazione, ad una condizione di fragilità, o per ragioni di servizio pubblico per particolari e limitate esigenze.
Esiste, dunque, un catalogo di esenzione definito direttamente dal legislatore, sicché l’esercizio della discrezionalità amministrativa non può estendere la riserva al parcheggio di veicoli appartenenti a categorie non contemplate nella normativa, la cui portata tassativa – secondo il magistrato – trova conferma nel Testo Unico delle norme sulla circolazione stradale, che consente ai Comuni di prevedere una «riserva di parcheggio alla sosta di determinati veicoli quando ciò sia necessario per motivi di pubblico interesse», con previsione, dunque, non limitata a precise categorie di utenti.
La sentenza che annulla un provvedimento amministrativo, con richiami normativi da anni vetusti, mette in luce un modo di amministrare i beni pubblici (da intendersi anche l’uso) che non può considerare apprezzabile come “esigenze di pubblico interesse” il parcheggio riservato tout court agli amministratori e dipendenti del Comune (e ad altri fortunati): la ratio della legge è altra e diversa. (Aggiungiamo che il segno dei tempi e il costume sociale, pure).
Se ne prenda atto, pertanto, a Palazzo Santa Chiara e si decida di restituire ai catanzaresi tutte quelle aree che, per vari motivi, sono state loro sottratte per essere riservate a quella parte più eletta di persone. È il frutto di un cambiamento incombente sulla Città che avrebbe bisogno di una rapida inversione di tendenza soprattutto nella sfera politica che l’amministra. Una realtà dovuta probabilmente all’assuefazione, alla mancanza di stimoli della “maggioranza”, nonché all’incapacità di governare fattivamente il territorio e renderlo attuale rispetto alle condizioni della popolazione che si sarebbe augurata di potersi confrontare a testa alta con le altre città calabresi.
Il Comune di Catanzaro, invece, si è curato più delle cose spicciole che dei problemi emersi nel tempo, denunciando gravi ritardi rispetto alle altre città della Calabria. Ne è un esempio quanto accade nel Consiglio comunale e segnatamente nella maggioranza “capitanata” dal sindaco Abramo. Maggioranza che negli ultimi tempi è andata sempre più a liquefarsi con gravi conseguenze per la stabilità politica ridotta a brandelli. La domanda che corre sulla bocca dei catanzaresi è infatti: a chi toccherà domani abbandonare la maggioranza.
In tali condizioni insistere a voler tenere in mano le redini della città capoluogo di regione, diventa una pratica masochista. Catanzaro non può permettersi di continuare con una amministrazione politicamente debole, per qualcuno addirittura “farlocca”, capace solo di vivere di clientelismo come è dimostrato dagli spazi destinati a parcheggio per pochi “eletti”.
*giornalista

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