CATANZARO “Le parole sono pietre. Usiamole per costruire ponti, per unire le coscienze di chi non sopporta più la tirannide delle mafie, l’ipocrisia di chi dovrebbe combatterle e le menzogne di chi continua a girarsi dall’altra parte”. Sono parole rivolte ai ragazzi quelle scelte per il dorso di copertina dell’ultimo libro del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dello storico e scrittore Antonio Nicaso che uscirà il prossimo 8 giugno. Il volume si intitola “Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie”, è un libro per ragazzi dell’età di scuola media e superiore. E’ un lavoro fatto di disegni e parole per non dimenticare la vita e l’umano coraggio di chi ha contrastato le mafie facendo il proprio lavoro attraverso una scelta di vita chiara e pulita. Accanto alle storie dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono narrate le vite di ragazzi e adulti attraverso le quali scorre il filo rosso della lotta alla criminalità organizzata. Una storia che rischia di scomparire. Una storia che, al contrario, deve diventare patrimonio di tutti. Si narrano, per esempio, la vite di Giuseppe Di Matteo, Libero Grassi, Peppino Impastato, Giorgio Ambrosoli, padre Pino Puglisi, Gelsomina Verde, Lea Garofalo, Giuseppe Letizia.
“Sono storie rigorosamente documentate – dice il professore Nicaso, raggiunto al telefono dal Corriere – ma raccontate in modo narrativo. Abbiamo scritto per immagini partendo proprio dall’esperienza dei numerosissimi incontri che facciamo nelle scuole col procuratore Nicola Gratteri. Forse non tutti lo sanno ma passiamo moltissimo tempo con gli studenti negli istituti di ogni ordine e grado. I ragazzi descrivono la mafia come “la grandine sui campi che non fa più crescere nulla” o come “un libro bianco scritto col sangue”. Ci siamo affiancati al loro immaginario per descrivere le vite dei personaggi che raccontiamo”.
Il libro, spiega Nicaso, nasce con l’intento di “decostruire il mito dell’uomo d’onore”. “Ai nostri tempi – dice il professore – a scuola non veniva nessuno a parlare di mafie. Molto lo abbiamo appreso per strada, in paese, in famiglia. Vedevamo morti ammazzati e tragedie, compagni di scuola che si perdevano per strada. Oggi la ‘ndrangheta è un fenomeno che riguarda tutto il Paese. Il nostro libro è un piccolo contributo per farci riflettere e scegliere da che parte stare”. Il libro, spiega Nicaso “critica l’idea di fare strame della nostra memoria collettiva, spazza via l’eroicizzazione delle vittime, persone come noi che facevano il proprio lavoro. Nel nostro Paese si dovrebbe insegnare il valore del sacrificio e si continuano, invece, a fare passerelle inutili. Per questo motivo abbiamo bisogno di raccontare quelle storie. Le mafie si combattono anche attraverso la memoria di chi è morto per noi”.
Si parla col professore Nicaso di quanto sta avvenendo nel corso del processo Rinascita-Scott che si sta celebrando nell’aula bunker di Lamezia Terme, delle storie narrate dai collaboratori di giustizia e di quanti di loro si siano avvicinati giovanissimi alle consorterie, poco più che bambini. “E’ vero – dice Nicaso – nella storia della ‘ndrangheta ricordo che mi fece molto riflettere, spulciando negli archivi, il caso documentato di un ragazzino, Domenicantonio Pullica di Motta Filocastro, affiliato nel 1924, ad appena 11 anni. Per raggiungere i ragazzi bisogna muoversi in tempo. I ragazzi oggi guardano film, escono, imitano stili di vita. Per questa ragione col procuratore Gratteri abbiamo abbracciato subito l’idea di Marta Mazza, editor in chief di Mondadori Ragazzi, di scrivere un libro per i più giovani”.
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