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l’affondo

«Le elezioni regionali in Calabria vengono trattate come se fossero un gioco»

«Le elezioni regionali in Calabria è da tempo che vengono trattate come se fossero un gioco. Ci si comporta come se nello scegliere il chirurgo lo facessimo non sulla casistica operatoria maturata…

Pubblicato il: 03/06/2021 – 10:20
di Ettore Jorio*
«Le elezioni regionali in Calabria vengono trattate come se fossero un gioco»

«Le elezioni regionali in Calabria è da tempo che vengono trattate come se fossero un gioco. Ci si comporta come se nello scegliere il chirurgo lo facessimo non sulla casistica operatoria maturata bensì sui libri che legge sotto l’ombrellone, se va o meno in bicicletta, se esperto o meno di francobolli. Ecco perché siamo ciò che siamo: i peggiori! Ecco perché perdiamo i figli e i nipoti che vanno via! Ecco perché abbiamo la peggiore sanità di ovunque. Ecco perché non siamo in grado di assicurare ai deboli e agli anziani il minimo di decenza. Ecco perché abbiamo ‘ndrangheta dappertutto, etc. Oggi siamo una regione (geo-demografica) senza speranza con una Regione (istituzione) lasciata in mano finanche ai simulatori che ricorrono alla burocrazia più compiacente, servile e pronta a valicare indecentemente ogni limite, spesso a discapito di quella più capace. In questi giorni la prova di tutto questo, a quattro mesi dal voto è ancora aperta la lotteria dei candidati. Nessuno si preoccupa di rintracciare nelle proprie fila quello giusto. Quello capace di pensare, scrivere, proporre e realizzare le soluzioni ai problemi che hanno affondato la Calabria. Il dibattito, che si sta concretizzando nei partiti per scegliere ciascuno la loro offerta politica di governo della Calabria, definirlo scadente è poco. I nomi ufficialmente in lizza sino ad oggi nella griglia dei competitor, autonomi e validati, sono entrambi apprezzabili. Anzi lo erano dopo il ritiro del bravo Nicola Irto. Alla Calabria tuttavia, dopo quanto sta accadendo negli ultimi otto mesi di governo regionale, serve un presidente abile nel resuscitarla. Un presidente che sappia e parli di futuro! Che sin dalla sua candidatura non si perda in critiche generiche e paroloni inutili. Che pretenda, prescindendo dalla vicinanza politica o meno con gli uscenti «per caso», l’emersione delle verità. Che diffidi chi la governa a non esercitare, così come invece sta facendo, poteri amministrativi assurdi e inesercitabili, dei quali nessuno (ma proprio nessuno!) chiede assurdamente conto, neppure di quelli protesi ad impegnare annualità quasi pari al futuro mandato presidenziale. Insomma, piuttosto che ricorrere a candidati general-generici, ancorché di ottima facciata, ai partiti necessita proporre candidati credibili che lavorino per scoprire da subito le carte, tutte. Che lo facciano per non sprecare tempo inutile in successive azioni «investigative» e ricognitive dovendosi impegnare nelle soluzioni, quelle politiche finalmente definitive, soprattutto mirate a rendere la Regione beneficiaria di una adeguata perequazione, senza la quale è davvero la fine. La Calabria del futuro dovrà essere scrollata dai problemi che sino ad ora l’hanno appesantita, sino quasi a distruggerla. Avrà bisogno di una liberazione globale. Da quella dirigenza, spesso neppure soggetta contra legem a rotazione, che ha imposto per decenni ad una politica incapace e inconsapevole – per esempio – la peggiore politica di bilancio e sociosanitaria che si potessero immaginare. Il tutto con saldi che a definire maccheronici ci si candida, per il primato di bontà dialettica, a divenire santino di un impertinente novello beato. Al Presidente che verrà vorrei dare sin da ora il migliore benvenuto, solo che si metta a stigmatizzare l’attuale operato della istituzione regionale nel suo complesso, l’operato della dirigenza complice, i responsabili di una sanità ridotta come ovunque inimmaginabile, quelli che avrebbero meritato da tempo l’esilio. Non solo. Di rivendicare fortemente la immediata ricognizione del debito pregresso della salute tale da consentire: a) da subito, utilizzando gli strumenti legislativi disponibili, l’estinzione dei debiti verso fornitori in senso lato a fronte di una restituzione dell’anticipazione concessa in trenta anni; b) appena dopo l’elezione, a cura di un presidente finalmente degno di questo nome, l’iniziativa politica protesa a perfezionare un intervento governativo statale di perequazione sul debito pregresso, impiegando le risorse aggiuntive, di cui all’art. 119, comma 5, della Costituzione, per ammortizzare i ratei restitutori, scanditi in trent’anni e, perché no, in un lasso di tempo eventualmente maggiore. E ancora. Di intervenire sulle società partecipate autentici colabrodo del sistema pubblico regionali nei confronti delle quali c’è stata per anni una grave disattenzione da parte della politica, della dirigenza e delle autorità preposte ai controlli. Un modo, questo, per riportare in primo piano i diritti dei calabresi, a cominciare da quelli più deboli. Il modo per riparare tutti i disastri causati dalla ventennale pandemia della cattiva politica, che ha portato la Calabria nello stato di attuale coma profondo, più di quanto abbia prodotto quella da coronavirus».

*docente Unical

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