ROMA «Una Relazione irricevibile, perché viziata dalla esclusione pregiudiziale di una delle alternative (il miglioramento e potenziamento con soluzioni innovative del traghettamento) e perché mancante degli elementi di base essenziali – costi di realizzazione, manutenzione e gestione e valutazione degli impatti ambientali – per poter giustificare la scelta di ponte». È quanto sostengono Kyoto Club, Legambiente e WWF nel loro contro-dossier «La corretta valutazione delle alternative all’attraversamento stabile dello Stretto di Messina».
Le ong ambientaliste contestano le conclusioni della Relazione del Gruppo di Lavoro (GdL) incaricato a suo tempo di valutare le alternative per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina dalla ex Ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, relazione trasmessa al Parlamento dal suo successore Enrico Giovannini il 7 maggio scorso. Secondo le ong, «la Relazione va rinviata al Ministero, perché si proceda davvero ad un vaglio delle ipotesi più sostenibili e realizzabili per il Paese dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale».
«Va considerato – scrivono le ong – che le ipotesi di attraversamento stabile avrebbero un costo elevatissimo (nel 2010 il costo prudenziale del ponte ad unica campata era di 8,5 miliardi di euro), tutto a carico dello Stato italiano», perché la Ue ha già escluso di finanziare il Ponte. È quella del traghettamento, per le associazioni, «l’alternativa migliore dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale, che assicura già oggi, senza ulteriori impatti, tempi di attraversamento di 20-35 minuti con corse per le persone con le auto al seguito che avvengono con una frequenza di 40 minuti o 1 ora, e con tempi per il traghettamento dei treni che, con migliorie relative all’imbarco di convogli interi, possono essere portati da 1 ora e 10 a 40 minuti».
Secondo le ong, «nella Relazione del GdL si ritengono non fattibili i progetti di tunnel, ma si accreditano comunque due ipotesi: il ponte sospeso ad unica campata e quello a più campate con piloni in alveo, (la soluzione preferita dal gruppo di esperti)». Ma, ricordano gli ambientalisti, «il General Contractor Eurolink non ha mai prodotto gli approfondimenti tecnici ed economico- finanziari sul progetto del 2010 del ponte sospeso, che il Governo Monti aveva richiesto entro l’1 marzo 2013, progetto che non ha mai superato la fase di conclusiva di valutazione di impatto ambientale. Mentre il ponte a più campate è solo una mera ipotesi del GdL, senza nemmeno uno studio di fattibilità».
Le associazioni ambientaliste contestano, poi, che nella Relazione del GdL «manchino aspetti indispensabili per poter valutare la necessità di un’opera pubblica quali i costi di realizzazione, manutenzione e gestione delle due ipotesi di attraversamento stabile che vengono accreditate e siano assolutamente superficiali le descrizioni degli effetti sociali e territoriali e lacunose le valutazioni degli impatti sulle componenti ambientali in un’area di grandissimo pregio che presenta una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo e dove sono stati registrati i terremoti più devastanti avvenuti in Italia».
Per questi motivi le associazioni ritengono che sia necessario «considerare e sviluppare l’alternativa progettuale costituita dal traghettamento; procedere, eventualmente, a valutare le diverse ipotesi tecniche indicendo una gara europea, basata su chiari parametri di trasparenza e indipendenza, per evitare ogni conflitto di interesse».
La relazione del GdL del Ministero, ricordano infine gli ambientalisti, «rimanda ad ulteriori approfondimenti e studi. Nel corso degli anni sono stati realizzati studi di ogni tipo su questa opera costati centinaia di milioni di euro di risorse pubbliche, che sembrano la vera ragione e interesse di imprese e strutture di ricerca. Le associazioni, quindi ritengono, se questa strategia verrà ritenuta plausibile dal Parlamento e dal MIMS, è necessario che si proceda mediante gara europea».
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