TERNI Trascorsi oltre 11 anni dalla scomparsa di Barbara Corvi da Montecampano di Amelia «non è possibile neppure affermare in termini di certezza che sia avvenuto un delitto» e che la donna «sia effettivamente deceduta». E nel corso delle indagini «sono emersi elementi che consentono di ritenere ancora aperta la possibilità che si sia allontanata volontariamente». È il quadro delineato dal Tribunale del riesame di Perugia che ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il marito di Barbara Corvi, Roberto Lo Giudice, accusato di omicidio premeditato della moglie, rimettendolo in libertà, dopo 23 giorni passati in cella. È stata così accolta la richiesta dei suoi difensori, gli avvocati Cristiano Conte e Giorgio Colangeli. Per il collegio «non sussiste un grave quadro indiziario a carico dell’uomo nei confronti del quale permangono meri sospetti, ma non elementi di prova suscettibili di comprovarne la responsabilità in relazione alla condotta omicidiaria contestata».
Il Tribunale del riesame ritiene poi «che non si siano affatto diradati i sospetti su quello che è indicato come all’epoca amante della donna». Barbara Corvi scomparve il 27 ottobre del 2009 dalla piccola frazione di Amelia e il 20 maggio del 2015 il gip di Terni archiviò il procedimento penale rimasto sempre a carico di ignoti. Indagine riaperta l’11 aprile del 2019 dal pm di Terni.
«Le nuove indagini contestualizzabili nel periodo 2019-2021 – è detto nella motivazione dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare – si sono avvalse del contributo fornito da tre collaboratori di giustizia reggini, ma il Tribunale del risame di Perugia reputa non attendibili le dichiarazioni rese dagli stessi».
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