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LA STANZA DEI LIBRI

Il dottor Zhivago tra Kgb e… Brigate Rosse

Che c’entrano Cia, Kgb e Brigate Rosse, con “Il dottor Zhivago”? C’entrano, eccome, se è vera l’ipotesi che dietro le misteriose vicende editoriali di uno dei più grandi capolavori della letteratu…

Pubblicato il: 04/06/2021 – 14:36
di Mimmo Nunnari
Il dottor Zhivago tra Kgb e… Brigate Rosse

Che c’entrano Cia, Kgb e Brigate Rosse, con “Il dottor Zhivago”? C’entrano, eccome, se è vera l’ipotesi che dietro le misteriose vicende editoriali di uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale, si cela una storia oscura e costellata di colpi di scena, e manovre ordite da poteri occulti e servizi segreti, colpi di mano e intrighi maturati all’ombra della Guerra Fredda. E’ quanto rivela Francesco Bigazzi, storico direttore dell’Ansa da Mosca, nel saggio “Il dottor Zhivago: giallo letterario del Novecento” (Mauro Pagliai editore, pagine 150, euro 12); un libro in cui ricostruisce, dopo tanto tempo, particolari sconosciuti della storia del romanzo che ha affascinato milioni di lettori in tutto il mondo, col racconto delle vicende del medico russo Jurii Andreevic Zhivago. Insomma, il “romanzo del secolo”, come fu definito il libro di Pasternak – il più grande poeta russo del Novecento -, dietro alle circostanze più o meno note relative alla sua pubblicazione, ebbe risvolti politici inquietanti. Fu esattamente sessantaquattro anni fa, che le principali case editrici del mondo si contesero “Il dottor Zivago”, il il capolavoro letterario di quell’epoca tormentata che passerà alla storia come il “primo disgelo” della Guerra Fredda. Quel libro, tradotto e pubblicato in italiano da Feltrinelli, nel 1957, al di là dell’indiscutibile valore letterario, divenne un caso clamoroso – costellato di tinte gialle – nel faticoso cammino per essere pubblicato, con code da intrigo internazionale. La già conosciuta storia del premio Nobel, prima accettato con entusiasmo, e poi rifiutato da Pasternak, non è stata che una delle tante manovre ai danni del dottor Zhivago e dello stesso autore, rivela Bigazzi.

Nel 1958, l’Accademia svedese, su segnalazione di Albert Camus assegnò infatti il Nobel per la letteratura allo scrittore russo, ma Nikita Kruscev, leader della “prima primavera” sovietica, negò a Pasternak il visto d’uscita. Ufficialmente, lo scrittore rifiutò il premio, stranamente dopo aver mandato un telegramma con le parole: ”Sorpreso, incredulo, commosso, grato”. Umiliato, osteggiato, fino al disprezzo dal regime sovietico, di fatto segregato, Pasternak morirà tre anni dopo l’assegnazione del Nobel. Se Giangiacomo Feltrinelli, editore comunista ma uomo e intellettuale libero ebbe il coraggio di pubblicare Zhivago, ci fu, all’epoca, buona parte del partito Comunista italiano che – rivela Bigazzi – tentò di bloccarne l’uscita. Nel romanzo, non c’era nulla di antisovietico, ma l’impasto tolstoiano del libro, fra lo sfondo civile della storia, la drammaticità dei destini del medico-poeta, lo scenario della rivoluzione sovietica e tutta la tragedia implicita di quel rivolgimento, non piacevano in Russia, e in Italia si preoccupavano di assecondare quel non gradimento sovietico. Si fece di tutto per non farlo pubblicare il libro, ma a un certo punto si cambiò idea, tanto che – si sostiene nel libro – il Kgb, mentre la Cia cercava un editore per farlo pubblicare in Occidente, favorì la pubblicazione, usando, successivamente, i proventi del libro per finanziare gruppi terroristici in Occidente. E qui entra in ballo la storia che sfiora le Brigate Rosse italiane, e coinvolge movimenti e gruppi terroristici che avrebbero utilizzato, per finanziarsi, i soldi derivanti dalla pubblicazione e dalla vendita de “Il dottor Zhivago”. Solo trent’anni dopo la prima edizione mondiale di Feltrinelli, il libro sarà poi pubblicato in Urss, ma in tutti gli anni precedenti, intorno al romanzo – rivela Bigazzi – si è tenuto un scontro tra i più potenti servizi segreti del mondo. Tutto, ruota intorno al destino degli enormi proventi derivanti dai diritti sul libro; “destino”, a cui aveva tentato di rispondere il celebre giornalista russo Artyom Borovik, tragicamente scomparso in una catastrofe aerea che, seppure liquidata dagli inquirenti come un incidente, dai periti di parte fu attribuita ad un sabotaggio del velivolo. L’ipotesi che faceva Borovik, e che riprende Bigazzi, nel saggio, è che parte dei proventi delle vendite del romanzo presero la via, con o senza il Kgb, del finanziamento di gruppi terroristici occidentali, tra cui le italiane Brigate Rosse. Gli eredi di Pasternak, hanno dovuto aspettare decenni e l’inizio della perestroika per ottenere le briciole dei dei diritti della pubblicazione del dottor Zhivago. Se tutto fosse vero – come appare dalla documentazione rinvenuta da Bigazzi – sarebbe stato tremendo il destino di uno dei più grandi romanzi della letteratura mondiale pubblicato in lingua italiana il 22 novembre 1957 Pasternak, ha lottato contro tutto e contro tutti per raggiungere i suoi lettori, non immaginando che, oltre il successo mondiale, il libro sarebbe diventato il giallo letterario del Novecento, per il suo tormentato cammino, per i colpi di scena e le dispute ideologiche che lo hanno accompagnato nella sua inarrestabile ascesa nell’olimpo dei capolavori.

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