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Falsi ricoveri a “Villa Sant’Anna”, quattro rinvii a giudizio

Inizierà il 15 marzo il processo a carico del legale rappresentante della clinica, del direttore generale, di un dipendente dell’Asp e della struttura

Pubblicato il: 10/06/2021 – 0:35
Falsi ricoveri a “Villa Sant’Anna”, quattro rinvii a giudizio

CATANZARO Sono stati rinviati tutti a giudizio, dal gup di Catanzaro Paola Ciriaco, gli imputati coinvolti nell’inchiesta “Cuore Matto” che verte su una indagine dei militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro coordinata dai sostituti Chiara Bonfadini, Vito Valerio, dal procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e la direzione del procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri. Avrà inizio il 15 marzo 2022 l’udienza a carico di Rosanna Frontera di 56 anni, di Catanzaro, legale rappresentante della casa di cura “Villa Sant’Anna spa”; Giuseppe Failla, 65 anni, di Catanzaro, direttore generale della clinica; Domenico De Fazio, 66 anni di Torre di Ruggiero, dipendente dell’Asp di Catanzaro e della stessa clinica Villa Sant’Anna Hospital.
Stralciata per gravi motivi di salute la posizione di Gaetano Muleo, 75 anni, di Catanzaro ma residente in Perugia, direttore sanitario della casa di cura dal 2010 e fino ad agosto 2019.

Le indagini

Oggetto delle investigazioni è stata la gestione del reparto di “Unità terapia intensiva coronarica” (Utic), ufficialmente operante all’interno della clinica “S. Anna”, ma che, in realtà, non è mai entrato in funzione.
Sin dal 2013, infatti, la casa di cura era accreditata presso il servizio sanitario regionale alla gestione di posti-letto Utic, destinati al trattamento delle patologie cardiache acute, che richiedono monitoraggio continuo e costante dei parametri vitali, in soggetti con gravi scompensi cardiaci in atto.
Al termine delle attività, è emerso inequivocabilmente, per l’accusa, che il reparto Utic di “Villa S. Anna” non era mai stato concretamente avviato, risultando privo di attrezzature conformi agli standard del servizio Utic e del personale medico e paramedico adeguatamente preparato e in numero idoneo a garantire un’efficace turnazione e assistenza “h24”.
I pazienti cardiologici acuti, pertanto, venivano assistiti e trattati non presso l’inesistente Utic, come normalmente sarebbe dovuto accadere, ma nei reparti di “Cardiologia” o di “Unità terapia intensiva post-operatoria” (Utipo), mentre i posti letto ufficialmente destinati al reparto Utic ospitavano ricoveri ordinari.
Grazie a tale sistema fraudolento, la casa di cura sarebbe così riuscita a ottenere tra il 2013 e il 2019 dal servizio sanitario regionale un illecito profitto di oltre 10 milioni di euro. (ale. tru.)

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