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Reggio, è il giorno di monsignor Morrone. «Questa città diventi faro per tutta la Calabria» – VIDEO E FOTO

La giornata del nuovo vescovo inizia con l’affidamento alla Madonna della Consolazione. Incontro a Palazzo Alvaro, poi la celebrazione solenne

Pubblicato il: 12/06/2021 – 11:30
Reggio, è il giorno di monsignor Morrone. «Questa città diventi faro per tutta la Calabria» – VIDEO E FOTO

REGGIO CALABRIA «Reggio faro per tutta la Calabria, va bene?» Risponde così, monsignor Morrone, ai giornalisti che gli chiedono che titolo darebbe a questa giornata.
Una giornata intensa, quella del nuovo arcivescovo della diocesi di Reggio-Bova finalmente arrivato in città per raccogliere il testimone di monsignor Morosini. Di fatti, è proprio con l’atto di affidamento che inizia questo percorso scandito in tre tappe. La seconda è l’incontro con le istituzioni e le autorità a Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana. L’ultima è la Celebrazione eucaristica di insediamento alla Basilica cattedrale.

L’atto di affidamento

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Monsignor Morrone insieme a Monsignor Morosini

Il presule crotonese ha voluto iniziare il suo cammino nella Chiesa reggino bovese con un atto di affidamento alla Madonna della Consolazione. Monsignor Fortunato Morrone, infatti, alle 9 di stamattina si è recato presso il Santuario dell’Eremo accompagnato dal delegato ad Omnia dell’arcidiocesi, monsignor Salvatore Santoro, qui è stato accolto dall’amministratore apostolico di Reggio Calabria – Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini. L’arcivescovo Morrone, una volta giunto all’Eremo, si è raccolto in preghiera ed ha affidato alla Patrona della arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova il suo ministero episcopale in riva allo Stretto. Ad accogliere monsignor Morrone presso la Basilica intitolata alla Patrona, oltre all’amministratore apostolico, c’erano padre Alessandro Gatti, guardiano della Madonna della Consolazione, e padre Luigi Grisi, parroco della Parrocchia dell’Eremo, insieme a loro erano presenti tutti i padri cappuccini della comunità di Reggio. Subito dopo l’atto di affidamento del suo episcopato alla Patrona, monsignor Morrone si è recato presso la Casa comunale per l’incontro con le Autorità civili, politiche e militari del territorio.

L’incontro a Palazzo Alvaro

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Morrone parla durante l’incontro a Palazzo Alvaro

Nella sala monsignor Ferro di Palazzo Alvaro ad attendere il nuovo vescovo ci sono le Autorità civili, politiche e militari di Reggio Calabria nella sala “Monsignor Giovanni Ferro” di Palazzo Alvaro, sede della Città metropolitana.
Il prefetto, Massimo Mariani, nel porgere il saluto, a nome del Governo, sottolinea: «La nostra è una missione, il nostro compito è aiutare la gente reggina a superare le difficoltà di ogni giorno, ad affrancarsi dalle tante tare che ci portiamo dietro».
Alle parole del Prefetto si sono unite quelle del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà: «diamo il benvenuto con tanto affetto e tanta partecipazione a sua eccellenza Fortunato Morrone. Un saluto filiale e affettuoso non solo istituzionale, da parte di tutti la città metropolitana di Reggio Calabria». Il primo cittadino, poi, si è soffermato sulla storia di una comunità «che nei segoli si è aggrappato alla sua guida spirituale per affrontare le difficoltà, ma anche per affrontare i momenti di crescita del territorio. C’è stato sempre un legame di fiducia tra la città e il suo vescovo».

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«Collaboriamo per coltivare insieme l’umano»

Una volta ascoltati i saluti istituzionali a lui indirizzati, l’arcivescovo eletto di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha detto ai presenti: «Vi chiedo di collaborare per recuperare e promuovere insieme, anzitutto il senso civico della nostra comune convivenza partendo dai nostri ragazzi, dalle nostre ragazze. Credo che impegnare energie e competenze nel campo educativo, appassionandoli al costruttivo protagonismo socio-politico e scommettendo sulla loro fresca creatività, è garanzia di futuro e crescita dell’intera comunità civile». L’arcivescovo ha continuato il suo discorso sottolineando che «contro ogni disaffezione alla cosa pubblica e da una generalizzata rassegnazione che frusta tante forze positive, nella consapevolezza che la laicità e l’autonomia della politica è valore costitutivo e costruttivo del vivere sociale, e interpretando il sentire di molti, mi permetto desiderare che l’esercizio politico sia di alto profilo e di ampio respiro». Infine, in conclusione, Morrone congedandosi dalle Autorità radunate a Palazzo Alvaro ha dichiarato: «Insieme, stimandoci vicendevolmente, facciamo rinascere la speranza». Subito dopo la fine dell’incontro istituzionale a Palazzo Alvaro, l’arcivescovo Morrone si è recato presso la Basilica Cattedrale di Reggio Calabria per la celebrazione della presa di possesso canonico dell’arcidiocesi di Reggio-Bova.

L’omelia: «Non vogliamo sprofondare nel mare delle nostre iniquità»

«Con gioia e con trepidazione, carissimi tutti nel Signore, fratelli e sorelle, popolo santo di Dio qui convocato, mi rivolgo a voi per la prima volta, vostro nuovo vescovo inviato da papa Francesco qui nella cattedrale della Chiesa di Reggio-Bova, vostra casa ed ora anche mia, nostra casa comune». Inizia così l’omelia dell’arcivescovo che dà avvio al suo ministero episcopale.  
«Mi sento a casa», dice monsignor Morrone subito dopo aver rivolto i suoi saluti a quanti già incontrati nella mattinata odierna o che, in qualche modo, sono stati protagonisti del percorso che lo ha condotto nella nuova diocesi.  
L’invocazione viene rivolta a un territorio “difficile”, che mostra però segnali di rinascita. La preghiera è quindi rivolta «ai più deboli», che spesso pagano il prezzo delle iniquità socialmente perpetrate. «Non vogliamo sprofondare nel mare a causa delle nostre iniquità. – dice – Al contrario tu ci richiami sempre a sostenere i piccoli e i deboli, a dare parola a chi non ha voce, a riconoscere dignità a chi è scartato, a offrire coraggio e sostegno agli sfiduciati. Ci inviti ad aprire nuovi e percorribili sentieri di concreta speranza ai tanti che non hanno la gioia di un onesto lavoro e a chi, volendo procurarsi il cibo con il sudore della propria fronte, è costretto dal malaffare a portare altrove competenze e passione. Ci chiami a metterci dalla parte di chi, resistendo per offrire futuro, soprattutto ai giovani, non sempre trova in noi cristiani sostegno e concreta solidarietà».
«L’albero sradicato e piantato contro ogni buon senso nel mare, è un’immagine incredibile e in fondo irragionevole ma che ben traduce l’immensa forza della fede paragonata ad un granello: basta un po’ di fiducia in Dio per spostare anche le montagne della nostra rigidità e arroganza. Secondo il costume sociale dell’antichità, non esisteva un contratto di lavoro tra l’agricoltore padrone e il suo servo che in qualche misura potesse fissare i limiti di orario».
E conclude: «Il mio ministero tra voi, il nostro ministero amici presbiteri e diaconi, può degenerare in funzionari del sacro, custodi del do ut des, esattori della legge del dovere e del dovuto, della prestazione che attende in ogni caso la ricompensa in qualsiasi forma possa essere espressa». (f.d.)

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