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Turismo, la Sila gioca la carta del riscatto

Cresce l’interesse per le mete turistiche dell’altopiano. Nell’estate 2020 l’area ha registrato +37% di presenze. Ed è pronta a replicare. Donnici: «Stiamo facendo rete per valorizzare il territorio»

Pubblicato il: 12/06/2021 – 7:15
di Roberto De Santo
Turismo, la Sila gioca la carta del riscatto

COSENZA C’è un capitale silente, ma non affatto addormentato, che attende di contribuire allo sviluppo economico complessivo della Calabria. Un capitale costituito da località affascinanti, borghi antichi, sentieri unici che attraversano una natura rigogliosa come i paesaggi incontaminati che fanno da cornice all’altopiano della Sila. I segnali in vita, forti ed incisivi di quello che potrebbe rivelarsi una della più importanti occasioni di crescita socio-economica della regione ci sono. Già lo scorso anno subito dopo i lunghi mesi di lockdown le principali località turistiche di quest’area interna della Calabria hanno registrato una crescita sensibile di arrivi e presenze turistiche nei mesi estivi. Le stime, non ancora ufficiali, parlano di un incremento di oltre un terzo rispetto al 2019.
Segnali intensi che sono arrivati proprio in tempo di pandemia. A dimostrazione che le potenzialità del turismo montano – mai completamente valorizzato in Calabria – ci sono tutte e che proprio la diffusione di un nuovo modello di avvicinarsi ai luoghi – generato dall’era della grande epidemia mondiale – da parte di turisti sempre più attenti a carpirne emozioni e sensazioni diverse, potrebbe essere la chiave di volta per far nascere quella voglia di scoprire le località più autentiche della Calabria. Tra le quali senza dubbio spicca, appunto, l’Altopiano silano. 

In canoa sul lago Arvo

Così attraverso quella sorta di ritorno alle origini, le aree interne della Sila, come altre località di montagna potrebbero ribaltare quel finale apparentemente ineluttabile – che le vede sempre più marginalizzate – offrendo un’occasione di riscatto non solo a questi territori. D’altronde l’alta stagionalità resta uno dei limiti più alti da superare per quella che dovrebbe essere la prima industria calabrese: il turismo.


A differenza dalle mete balneari, infatti, pur sempre affascinanti al di là del periodo estivo, le località montane come il comprensorio silano riescono a garantire un ventaglio di offerte attrattive lungo tutto l’anno che in altre regioni anche non lontane dalla nostra sono divenute uno dei pilastri del sistema produttivo locale. Capace di garantire sviluppo e soprattutto occupazione. Due voci che a queste latitudini suonano quanto mai vitali per un’economia strutturalmente debole a cui la pandemia ha inflitto un altro duro colpo.

I punti forti dell’offerta della Sila

Uno dei parchi avventura che si trovano nell’Altopiano della Sila

Non solo “prodotto sci” che da tempo registra un calo di attenzione, ma escursionismo, enogastronomia e tanta tanta esperienza a contatto con la natura. Sono le formule che sembrano rendere maggiormente interessante il turismo montano. Un concentrato di elementi che sono in grado di restituire al turista emozioni intense che lo possano riconciliare con la natura e dunque con le percezioni ancestrali, più autentiche. Un turismo cosiddetto esperienziale lontano da quello di massa e che per questo sta ottenendo importanti segnali di gradimento da parte dei viaggiatori al tempo del Covid. Tutti elementi che in Sila sono presenti.
A partire dall’offerta naturalistica generata dal Parco della Sila che racchiude circa 74mila ettari che ricadono in 19 comuni tra le Province di Cosenza, Catanzaro e Crotone. All’interno di questa area protetta sono racchiuse vere e proprie gemme ambientali grazie alla biodiversità presenti.
Ad iniziare dai Giganti di Fallistro che, con i loro 400 anni di età, rappresentano un monumentale bosco di pini larici alti 40 metri e fino due metri di diametro. Templi della natura che sono gestiti dal Fai (Fondo ambiente italiano) con la collaborazione del Parco nazionale della Sila.

Le attività che si svolgono sul lago Arvo

E poi ci sono i laghi Cecita, Arvo e Ampollino che permettono anche esperienze in riva e all’interno delle loro acque: percorsi con il battello elettrico o traversate con canoa e kayak sull’Arvo. Senza dimenticare la possibilità di percorrere i 700 chilometri di sentieri – tracciati dal Club alpino italiano – a piedi accompagnati dalle guide del Parco o in mountain bike.  Attrazioni derivano poi dal viaggio con il treno a vapore che collega Moccone a Silvana Mansio e che permette di attraversare borghi antichi e paesaggi. Così come tra le attrazioni si annoverano anche i parchi avventura che grazie alla loro collocazione all’aperto garantiscono quel livello di sicurezza elevato molto apprezzato in questo periodo particolare della nostra storia. C’è anche una pista di bob su rotaie, aperta a tutte le fasce di età e, soprattutto, due centri visite: il centro di educazione ambientale del Cupone (che ha registrato in un anno 100mila visitatori) ed il centro d’eccellenza “Garcea” di Taverna  dedicato anche alla ricerca ambientale.

Il centro di educazione ambientale del Cupone

Dicevamo, dunque, un turismo a 360 gradi che varia con il mutare delle stagioni e che per questo diventa una potenziale fonte di attrazione turistica per tutto l’anno. Così se in estate diventano maggiormente attrattive attività da svolgere, ad esempio, lago o water trekking, in inverno a farlo da padrone è la neve e con questo elemento naturale diviene forte il richiamo verso le esperienze come lo sci alpino o il fondo. Oppure le escursioni di snow trekking o con le ciaspole per assaporare nel silenzio dell’altopiano i suoni della natura. Gli impianti di Camigliatello Silano e Lorica – quest’ultimo ancora in via di completamento – garantiscono risalite verso le cime più alte delle montagne della Sila.
E poi c’è la storia e l’enagastronomia a conferire quel valore aggiunto a questi territori. Una storia antichissima se si consideri che sulle rive del Lago Cecita nel 2018 furono scoperti i resti fossili  Elephas antiquus a testimonianza che qui circa 700mila anni addietro esistevano praterie arborate e pascoli d’altura. Sempre in Sila sorge a San Giovanni in Fiore l’Abbazia Florense. Un monastero realizzato nel 1200 dal suo fondatore Gioacchino da Fiore che è possibile visitare in tutte le stagioni dell’anno come il sito di Jure vetere dove esistono i resti di un’altra abbazia fondata sempre da Gioacchino da Fiore.

I sentieri dell’Altopiano silano si prestano ad escursioni in mountain bike


L’enogastronomia locale – che rappresenta un altro elemento di forza per rilanciare il turismo – può contare su eccellenze  assolute: il Caciocavallo Silano Dop e la Patata della Sila Igp.  A cui si accompagna il presidio slow food costituito dalle mucche podoliche le cui origini si perdono nell’antichità. La presenza in quest’area risalirebbe all’arrivo degli Unni nel 452 d.C. e garantisce, grazie ad un rigido disciplinare e alla corretta gestione dell’A.pro.zoo. (Società cooperativa di allevatori zootecnici), carni di primissima qualità e dalle proprietà nutrizionali elevatissime.
Un concentrato di attrazioni paesaggistiche, naturali, storiche ed enogastronomiche, dunque che rendono la Sila un territorio dalla potenzialità straordinarie per rivitalizzare non solo l’intera zona scongiurandone il declino, ma come fattore di rilancio dell’economia calabrese. Occorre però crederci, scommettendo seriamente su quest’area della regione. L’ultimo progetto integrato di rilancio del territorio risale al masterplan “Valorizzazione del turismo montano della Sila” varato dal Consiglio regionale a giugno del 2016. Un’idea progettuale rimasta però un sogno nel cassetto.

I numeri del turismo silano

Fonte: Focus Turismo montano sostenibile – Destinazione Sila

A fare la conta sul successo che ha registrato nell’estate scorsa questa area della Regione, è stata “Destinazione Sila” la rete di imprese turistiche che operano nella zona. Nel loro focus, “Turismo montano sostenibile ai tempi del covid. Facciamo il punto” è emerso che tra il 1 luglio e il 30 settembre del 2020 nelle strutture ricettive dell’area si è registrato un incremento del 23,9% di arrivi e del 37,3% di presenze rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Con un picco a settembre quando ad esempio si è registrata un’impennata di presenze pari al 127%: un dato, secondo gli operatori, «mai registrato in passato in questo mese dell’anno».
Nel report viene anche annoverata una crescita delle attività turistiche sul territorio sempre in questo lasso di tempo con punte fino al 60% rispetto al 2019.
Considerando che si tratta dell’anno horribilis per il turismo dovuto all’esplosione della pandemia, questi numeri acquisiscono un valore decisamente importante.

Mentre è l’Istat a stimare la capacità ricettiva della zona. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto di statistica datata 2016, si contano 13.679 posti letto nell’area del Parco della Sila in 206 strutture ricettive. Un offerta che è principalmente composta da B&B, agriturismi ed hotel 3 stelle. Ma se si restringe l’area ai soli comuni del territorio montano e dell’entroterra le strutture che si annoverano sono 156 con 8.772 posti letto.
Un dato comunque in incremento dato che dal 2010 al 2016, la crescita di strutture ricettive è stato pari al 22,8%. Un’ottima performance legata all’incremento di strutture extra-alberghiere: +43,7% pari ad un aumento dei posti letti dell’0,5%. Scendendo nel particolare si è registrato un vero e proprio boom di B&b: +81,8% di strutture con una crescita dei posti letto pari al 91,8%. Numeri che potenzialmente potrebbero anche crescere se la domanda turistica verso questo territorio dovesse aumentare ancora nei prossimi anni.


Un modello di turismo sostenibile che potrebbe essere esportato anche nelle altre aree montane della Calabria generando un fattore di crescita esponenziale del flusso turistico dell’intera regione con benefici sull’economia complessiva. Basti considerare che le imprese ricettive collocate nelle aree montane della Calabria, secondo sempre i dati dell’Istat, sono 557 con un numero di posti letto pari a 14.347. Strutture che, nel 2017 (ultima rilevazione reperibile sulla movimentazione) hanno consentito di generare in un anno in Calabria oltre centomila arrivi (per l’esattezza 100.855) e 241.895 presenze.

Donnici: «Stiamo facendo rete per valorizzare la Sila»

Daniele Donnici, presidente di “Destinazione Sila” che dal 2017 ha messo in rete 60 partners tra operatori privati e pubblici con l’obiettivo di rilanciare il turismo nel territorio silano analizza i punti di forza e di debolezza di un’area «vocata a generare sviluppo».

Daniele Donnici, presidente di “Destinazione Sila”
Daniele Donnici, presidente di “Destinazione Sila”

I dati che avete raccolto sui flussi turistici nelle principali località della Sila dimostrano l’attrattività del territorio nella fase pandemica che ancora l’Italia attraversa. È stata questa la molla che ha spinto molti a scegliere queste destinazioni o individuate altro?
«Sicuramente a seguito della pandemia si è registrata una forte crescita delle richieste per le attività all’aria aperta e per le destinazioni turistiche immerse nella natura, caratterizzate da ambienti salubri e poco affollati. Le aree naturali protette come il Parco Nazionale della Sila hanno quindi suscitato un grande interesse tra viaggiatori e turisti. Questo fenomeno ha rafforzato una tendenza positiva che era già in corso da alcuni anni. Infatti l’attrattività dell’altopiano della Sila è in netto miglioramento grazie al costante lavoro dell’Ente Parco, all’impegno di molti operatori turistici che con passione e determinazione si adoperano per migliorare l’offerta, ma anche grazie ad una maggiore cooperazione e organizzazione tra i privati».

Registrate un interesse anche quest’anno per la destinazione silana. Come stanno andando le prenotazioni?
«Siamo fiduciosi di ripetere e migliorare gli ottimi risultati dello scorso anno. Le prenotazioni stanno andando molto bene grazie anche al clima di maggiore fiducia che si registra per l’avanzamento della campagna vaccinale. Dai primi dati che possiamo osservare, prevediamo importanti flussi turistici già a partire dalla fine del mese di giugno con un ulteriore allungamento della stagione turistica. Un dato molto interessante che stiamo registrando è l’interesse a ritornare in Sila da parte di tanti turisti che hanno conosciuto e apprezzato l’altopiano silano durante la scorsa estate. Si tratta di turisti che provengono anche da regioni del Centro-nord Italia e che prima dell’emergenza pandemica sceglievano altre destinazioni di montagna italiane o località all’estero».

Al di là della pandemia la destinazione montagna e in particolare quelle delle mete silane potrebbe essere una grande potenzialità per far crescere i flussi turistici verso la nostra regione e conseguentemente l’economia complessiva. Ma resta sempre una potenzialità in qualche modo inespressa.
«Il territorio del Parco Nazionale della Sila, così come molte altre località della Calabria, ha una forte vocazione turistica, ma questa da sola non basta. Ai fini di un vero sviluppo turistico sostenibile è necessario che tali comprensori diventino delle reali destinazioni turistiche, cioè ambiti territoriali individuati e riconosciuti dai turisti come destinazioni. Ambiti dove è possibile trovare attività e attrattive coordinate tra loro all’interno di un’offerta turistica originale ed integrata. Tale evoluzione richiede un impegno collettivo e un forte coordinamento tra attori pubblici e privati».

Un gruppo fa trekking lungo i sentieri della Sila

La Sila resta ancora una meta poco conosciuta sia in Italia, ma soprattutto all’estero. Cosa occorrerebbe fare per intercettare l’interesse da parte del grande pubblico?
«Credo che prima di tutto occorre individuare il soggetto che si occupi della valorizzazione e promozione della destinazione turistica. Un soggetto che sia rappresentativo dell’insieme dei soggetti pubblici e privati che operano all’interno del comprensorio. Uno degli obiettivi fondamentali di “Destinazione Sila” è appunto quello di dare un contributo alla nascita di una Dmo (Destination management organization) della Sila. Un obiettivo che si potrà raggiungere pienamente all’interno del Distretto turistico dell’Altopiano della Sila già riconosciuto dal Mibact e dalla Regione Calabria che vede collaborare – per l’obiettivo comune dello sviluppo turistico della Sila – l’Ente Parco, i comuni, il Gal Sila (che è stato promotore dell’istituzione del Distretto) e le reti di imprese. Dopo questo passaggio, per venire alla sua domanda, ritengo che per far conoscere la Sila sui mercati italiani ed esteri occorra definire bene qual è il pubblico di riferimento della destinazione turistica: è necessario analizzare il profilo, gli interessi e le aspettative dei potenziali ospiti. Attraverso una puntuale attività di pianificazione, programmazione e controllo, bisogna intervenire sul miglioramento e sull’organizzazione dell’offerta turistica. Sulla comunicazione – in particolare tramite il web e i social network – e sulla promo-commercializzazione. E poi, c’è la cura della reputazione turistica online e una costante attività relazionale con intermediari professionali: tour operator, buyer, agenti di viaggi, giornalisti del settore turistico, blogger e influencer. Sono tutte iniziative utili a rilanciare l’immagine della Sila nel mondo».

E poi c’è una questione di servizi – ad iniziare da collegamenti rapidi – in tanti ne segnalano la mancanza. Anche per voi rappresenta un elemento di debolezza della Sila?
«Non è solo una questione di investimenti e infrastrutture, ma anche di coordinamento e comunicazione. In molti casi basterebbero piccoli interventi mirati per migliorare alcune criticità. In altri casi i servizi sono presenti ma poco conosciuti e poco coordinati tra loro. Sicuramente una migliore dotazione di servizi e infrastrutture può aiutare lo sviluppo di una destinazione turistica, ma per l’altopiano silano non credo che sia una priorità assoluta. Se pensiamo alla raggiungibilità delle località montane dell’Italia, la Sila è tra quelle più accessibili anche attraverso aeroporti e stazioni ferroviarie. Aspetti questi ultimi importanti, considerando che molto spesso chi viaggia in aereo o in treno per vacanza, al suo arrivo noleggia un’auto».

Il treno a vapore che collega Moccone a Silvana Mansio

Negli anni si sono succedute molte iniziative pubbliche per rilanciare il turismo silano. Cosa non ha funzionato?
«Credo che le strategie di sviluppo locale risulterebbero più efficienti ed efficaci se supportate da una maggiore attività di condivisione e concertazione tra il livello centrale e i territori. Altro aspetto importante riguarda anche la programmazione di interventi immateriali, che possono essere assimilati al software che serve a far funzionare l’intero sistema. Penso ad esempio ad un sistema di informazione e accoglienza integrato a livello di comprensorio, ai centri di comunicazione territoriale, alle attività di aggiornamento e formazione continua sia manageriale sia operativa, alla diffusione delle competenze digitali, alla conoscenza delle lingue straniere. Sono aspetti da migliorare, ma siamo nella giusta direzione».

Secondo lei c’è da fare anche un po’ di autocritica tra gli imprenditori locali?
«Io credo che gli imprenditori stiano facendo tanto per questo territorio. Si percepisce un grande fermento attorno ad un progetto di rilancio turistico di quest’area. “Destinazione Sila” sta cercando di mettere a sistema queste energie e dare un contributo concreto alla creazione di un soggetto che guidi questo processo.  Dunque non credo si possa addebitare qualche colpa per il pieno rilancio del turismo nell’altopiano silano. Anzi. Quello che sta accadendo in questo contesto dimostra l’esatto contrario. Quando le imprese fanno rete e si interfacciano con le istituzioni locali sono capaci di rimettere in moto un intero territorio. Ecco su questa strada occorrerà battersi ancora come aziende, come istituzioni e come cittadini». (r.desanto@corrierecal.it)

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