ROSARNO Quelli appena trascorsi sono stati “i giorni di Peppe Valarioti”, titolo della rassegna di eventi e incontri organizzati dalla “Casa del popolo” di Rosarno.
La notte tra il 10 e l’11 giugno di 41 anni fa veniva assassinato il segretario del Pci locale da una mano ancora ignota alla giustizia. Quello di Giuseppe Valarioti è però ricordato come il primo omicidio politico voluto dalla mano della ‘ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. Un delitto che ha cambiato la storia di un’intera regione interrompendo un’intensa stagione di lotte culminata nella vittoria alle elezioni comunali di Rosarno del 1980
Ieri come oggi, le battaglie portate avanti da Peppe Valarioti e da alcuni componenti del suo gruppo storico continuano ad essere all’ordine del giorno di una regione che affronta – e si vede incapace di superare – problemi radicati nel tempo.
Dalle lotte per il lavoro all’impegno politico, La “Casa del popolo” ha voluto ricordare, attraverso i suoi stessi scritti, il professore che era riuscito a innestare il seme della “rivoluzione” nel territorio della Piana di Gioia Tauro. Un’idea nata già lo scorso anno, in occasione del quarantennale dalla scomparsa di Valarioti. Poi, le restrizioni Covid, non hanno consentito che l’evento si svolgesse com’era stato immaginato. Da qui la scelta di posticiparlo.
«Abbiamo voluto ricordare Peppe Valarioti in un periodo dove ancora forte si sente il bisogno delle sue lotte e della sua idea politica», ha detto Angelo Carchidi, che ha curato l’organizzazione. «Venerdì siamo stati al cimitero e abbiamo tenuto aperta la Casa del popolo per tutto il giorno».
Dalle letture dello scorso 11 giugno si è giunti fino all’incontro finale di questo 13 intitolato “Dove sono i giovani”, tema estratto da una frase di Valarioti, «che volontariamente non è una domanda, ma un’affermazione».
Una nutrita rassegna di interventi di diverse voci politiche e associative della Piana di Gioia Tauro attraverso i quali ci si è interrogati «sul ruolo dei giovani nella politica e sul tipo di partecipazione giovanile. I giovani ci sono, nelle associazioni, nei movimenti, nelle aree interne».
Tra i presenti intervenuti, oltre allo stesso Carchidi anche “Volt Calabria” con Rosario Rosarno e il movimento reggino “La Strada” di Saverio Pazzano con Francesco Nicolò. «La giovinezza – ha detto l’attivista di “giovani sulla strada” – non è tanto nell’età anagrafica, ma nella volontà di rompere col sistema. Esiste la giovinezza anche in età diverse, ma bisogna riconoscerla».
I presenti si sono interrogati anche sullo stato di salute della sinistra e sulle dinamiche attuali del territorio. A questo sono stati dedicati gli interventi di Giuseppe Politanò di “Generazione.com – Piattaforma Berlinguer” secondo cui «la ‘ndrangheta, che si espande allo sfruttamento in agricoltura e zootecnia, è uno dei grandi temi di cui dovremmo tornare ad occuparci. Non dobbiamo dimenticarci che quei processi di tensione morale necessitano di una partecipazione nelle istituzioni locali. Dobbiamo far sì che i progetti diventino processi e i giovani devono essere protagonisti di una nuova forma di partecipazione». La rappresentanza istituzionale è stata affidata al primo cittadino di Cinquefrondi, Michele Conia.
Uno sguardo alle problematiche del territorio e alla partecipazione giovanile è invece stato dato anche attraverso gli interventi di Mariano Mazzullo del movimento popolare “Ci siamo rotti” e da Francesco Melito del Collettivo Valarioti che non soltanto ha ricordano i principi ispiratori alla base del gruppo, ma anche le campagne attuali, tra cui quella per consentire il voto ai giovani fuorisede in occasione delle prossime regionali. Esempio pratico di partecipazione dei giovani ai processi democratici della loro terra d’origine. (f.d.)
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