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“Sistema Rende”, le «intimidazioni ai testimoni» e le versioni «ondivaghe»

Nuova udienza del processo che vede tra gli imputati Sandro Principe. Il pm Bruni chiede l’esame di alcune intercettazioni

Pubblicato il: 14/06/2021 – 13:46
di Fabio Benincasa
“Sistema Rende”, le «intimidazioni ai testimoni» e le versioni «ondivaghe»

COSENZA Il processo “Sistema Rende” procede davanti al Tribunale di Cosenza. Questa mattina, dinanzi al presidente del collegio, il giudice Stefania Antico, si è tenuta una nuova udienza del procedimento che mira a far luce su presunti intrecci tra alcuni politici di Rende ed esponenti del clan Lanzino-Ruà. Presente in aula Sandro Principe, ex primo cittadino rendese e principale imputato nel processo insieme ad Umberto Bernaudo (oggi assente), difeso dall’avvocato Francesco Calabrò. Principe, difeso dai legali Franco Sammarco, Paolo Sammarco e Anna Spada ha assistito alle richieste avanzate dal pm Pierpaolo Bruni, oggi procuratore capo a Paola ma all’epoca pubblico ministero della Dda di Catanzaro che firmò l’inchiesta. Tra gli avvocati del collegio difensivo anche Franz Caruso e Francesco Tenuta per Ruffolo Pietro Paolo, il legale Marco Amantea per la posizione di Giuseppe Gagliardi.

L’articolo 500 comma 4 e le «ritrattazioni dei testimoni»

Il pm Bruni ha formulato diverse richieste. In primis, l’acquisizione del brogliaccio relativo alle intercettazioni andate disperse e non riportate dai supporti informatici di alcuni testimoni ascoltati nel corso del processo. Il pm, ha poi invocato l’articolo 500 comma 4 di procedura penale: «La sussistenza di “elementi concreti” per ritenere che il testimone sia stato sottoposto a violenza o minaccia può desumersi da circostanze sintomatiche dell’intimidazione emerse anche soltanto al di fuori del dibattimento». Nel caso di specie, per Bruni, è opportuno richiamare le intercettazioni che proverebbero – secondo quanto sostenuto dall’accusa – come alcuni testimoni siano stati oggetto di presunte intimidazioni che avrebbero poi convinto gli stessi a fornire versioni «ondivaghe e contrastanti» nel corso degli interrogatori a cui sono stati sottoposti, nelle varie fasi processuali. In buona sostanza, secondo Bruni, «alcuni testi avrebbero ritrattato confessioni» ritenute estremamente importanti. E il pm cita alcuni episodi. «Nel 2019 – ricorda Bruni – Giuseppe Cerchiara negò quanto aveva asserito nel corso di un interrogatorio messo a verbale nel 2015. In quell’occasione – sottolinea il pm – fu lo stesso presidente ad incalzare Giuseppe Cerchiara chiedendogli di dire la verità». Le prove delle presunte intimidazioni ai danni dei testimoni, Bruni le rimanda a più episodi, tra questi quello che vide protagonista Ernesto Lupinacci, dirigente del Comune di Rende nel periodo in cui era sindaco Vittorio Cavalcanti. «Nel maggio del 2013 – sottolinea Bruni – Lupinacci raccontò di essere stato affiancato da un’auto a bordo della quale una persona gli avrebbe intimato di farsi gli affari propri». Infine, la richiesta avanzata dal pm di acquisire i verbali (in virtù del richiamo all’articolo 504) di Aldo Vercillo, Ernesto Lupinacci, Carmine Delle Donne, Maurizio Aiello, Fabio Urso, Giacomo Vercillo, Francesco Raimondi, Eugenio Sottile, Giuseppe Bertucci e Francesco D’Ambrosio. E quello del pentito Giuseppe Zaffonte, ex rapinatore di Rende, già coinvolto nell’operazione “Factotum” e ritenuto vicino al clan Lanzino-Ruà.

La difesa di Principe e Bernaudo

L’avvocato Franco Sammarco, ha chiesto al giudice di poter esaminare con attenzione le intercettazioni richiamate dal pm. L’avvocato Spada, in merito al verbale del collaboratore di giustizia Zaffonte, ha sollevato un’eccezione in riferimento al ruolo di Bruni. Il pm è applicato e «l’applicazione – spiega il legale – è legata solo alla fase dibattimentale e non consente a Bruni di procedere con una ulteriore fase investigativa. L’unico legittimato a svolgere tale attività – asserisce ancora l’avvocato Spada – è il titolare del procedimento e cioè la Dda di Catanzaro». Motivo per cui la difesa di Principe ha chiesto «la nullità del verbale di Zaffonte e l’inutilizzabilità dello stesso nel processo». L’avvocato Francesco Calabrò, legale di Bernaudo, si è opposto alla produzione documentale della sentenza degli abbreviati che ha visto condannati alcuni imputati nel procedimento, «in quanto contenente totalmente atti di indagine preliminari e intercettazioni». Nella prossima udienza, prevista il 30 giugno, il giudice si esprimerà sulle richieste del pm e ascolterà la difesa impegnata nell’analisi degli atti relativi alle “nuove” intercettazioni richiamate da Bruni.

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