GIOIA TAURO L’Autorità portuale di Gioia Tauro, dopo aver sottoscritto il Protocollo di legalità nel 2019 con la Prefettura di Reggio Calabria, sta portando avanti la battaglia contro l’illegalità negli scali interni alla sua circoscrizione. Non è un caso, quindi, se da inizio anno sono state allontanate dallo scalo di Gioia Tauro sei aziende, raggiunte da interdittiva antimafia. Nello specifico si tratta di ditte che esercitano attività di diversa natura, a cui è stato, immediatamente, revocato l’accesso in ambito portuale. «Tra queste – è scritto in un comunicato – alcune hanno operato all’interno dell’area portuale di Gioia Tauro, in qualità di autotrasportatori. Tra le altre, sono state raggiunte da interdittiva antimafia imprese di manutenzione a mezzi portuali di piazzale, ovvero attività variamente riconducibile a componente metallica e a movimentazione e trasporto di inerti. Queste ultime hanno operato, anche in regime di subappalto, con imprese appaltatrici di lavoro per conto dell’Ente. Appena ricevuta la comunicazione prefettizia, sono state, immediatamente allontanate dal porto mediante l’assunzione degli atti previsti da parte degli organi deputati all’esecuzione e al controllo dei lavori appaltati».
Grazie al protocollo sottoscritto dagli Organi prefettizi e dall’Ente, sono state quindi ampliate le fattispecie da controllare, che la normativa nazionale non include tra quelle da vagliare nella propria attività di prevenzione antimafia. «In questo modo, – si legge ancora – è stata estesa la casistica di elementi e soggetti da analizzare attraverso l’accesso ai pubblici registri, detenuti dall’Autorità portuale e condivisi con la Prefettura. Stessa apertura anche per i registri, disciplinati dall’art. 68 del Codice della Navigazione, relativi agli accessi in porto in via temporanea. Si tratta di un mirato percorso di condivisione che vede l’Ente, guidato dal commissario straordinario Andrea Agostinelli, al fianco della Prefettura di Reggio Calabria, impegnato in prima linea nell’attività di contrasto, amministrativo e in via preventiva, ai tentativi di infiltrazione mafiosa nelle attività economiche dei porti interni alla propria circoscrizione. È un passo importante che amplia gli strumenti di prevenzione antimafia che, in aggiunta a quelli esercitati dalle Forze dell’Ordine, restituisco allo scalo calabrese, primo porto di transhipment in Italia, la corretta immagine dell’infrastruttura portuale».
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