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Presentato il primo Rapporto nazionale sull’imprenditoria sanitaria e Codice delle Asl – VIDEO

In diretta dalla Camera dei Deputati, l’appuntamento organizzato dalla Camera di commercio di Cosenza. Algieri: «Contributo importante»

Pubblicato il: 15/06/2021 – 17:00
di Fabio Benincasa
Presentato il primo Rapporto nazionale sull’imprenditoria sanitaria e Codice delle Asl – VIDEO

ROMA In diretta dalla Camera dei Deputati, la Camera di commercio di Cosenza ha presentato il primo Rapporto nazionale sull’imprenditoria sanitaria e il Codice delle Asl. «La sanità costituisce l’8,7% del Pil – sottolinea il Presidente Klaus Algieri in apertura dei lavori – ma potrebbe apportare più dell’11%, sia in termini di prodotto interno lordo che di occupazione». «Un sistema sanitario, quello italiano, che in termini di confronto con gli altri paesi Ocse, registra una situazione relativamente soddisfacente in termini di qualità dell’assistenza, pubblica e privata, con un elevato livello professionale dei servizi prestati. Tuttavia, l’Italia risulta, nell’ultimo decennio, in posizioni fortemente inferiori in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite rispetto alla media Ocse e della maggior parte dei principali paesi europei, un divario che sembra accelerare negli ultimi 4-5 anni di analisi. Un settore strategico, quindi, rispetto al quale la Camera di Commercio di Cosenza, ritiene di fondamentale importanza contribuire alla promozione della trasparenza e della legalità, con una riflessione organica che tenga conto, accanto agli aspetti normativi e di regolazione, anche dell’intera Filiera della Salute che, in termini economici e produttivi, rappresenta un sistema integrato nelle sue componenti pubbliche e private».

Il codice delle Asl

All’incontro ha partecipato, in collegamento, il parlamentare calabrese Antonio Viscomi insieme al segretario della Camera di Commercio di Cosenza, Erminia Giorno: «Il codice non è una raccolta di norme – ha sostenuto Viscomi – è importante capire quanto e come l’assetto giuridico istituzionale impatti sulla risposta al bisogno sanitario che siamo in grado di dare. Uno dei capitoli del codice è dedicato ai Lea, i livelli essenziali di assistenza, e i numeri dicono che in Calabria è necessario ricostruire il territorio calabrese prima di intervenire sulla sanità». In merito al sistema sanitario, Viscomi ha ricordato gli enormi ritardi in Calabria: «dal numero ridotto delle Usca alle Aft». Ad illustrare il Codice delle Asl è stato il Procuratore Quirino Lorelli che in primis ha ringraziato il presidente Algieri e il segretario Giorno per aver creduto nel codice e nel valore profondo delle norme. «I lea con la polverizzazione del sistema sanitario sono stati calcolati diversamente sul territorio nazionale, l’idea è quella di ricondurre ad unità il sistema sanitario».

La filiera sanitaria

Secondo Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne, «la filiera sanitaria è un valore importante per il Paese e la componente pubblica e privata ha prodotto lo scorso anno 140 miliardi di euro». «Il settore della sanità privata – aggiunge – occupa 950 mila persone con quasi 124 mila imprese ed è cresciuto a tassi molto forti a partire dal 2011, sia in termini di imprese che di occupati. Anche nel 2020 in netta controtendenza ha registrato un incremento del 2,3% delle imprese contro un aumento dello 0,2% di quelle totali e uno sviluppo del 3,7% dell’occupazione contro un calo del 2,1% degli occupati totali». «Nel complesso la sanità di mercato genera un valore aggiunto che è una volta e mezzo di quello dell’agricoltura. Mentre l’intero settore sanitario pubblico e privato produce più della metà dell’industria manifatturiera». «La Calabria ha un numero di imprese maggiore rispetto alla media e più occupati e quasi tutte le regioni del mezzogiorno hanno dati simili. La sanità privata ha trovato terreno fertile al Sud». «In Calabria – aggiunge Esposito – ci sono circa 15.700 occupati e poco meno di 4.000 imprese e anche nella nostra regione il tasso di crescita è di gran lunga superiore rispetto al tasso medio di crescita nazionale». Esposito fornisce dati interessanti: «Nell’ultimo anno il dato dell’occupazione nella sanità privata in Calabria è cresciuto del 2,5%, le imprese sono cresciute del 45%. La Calabria è sul podio nazionale, occupa il secondo posto per numero di imprese del settore sanitario privato». Buona parte del valore aggiunto totale (38,1%) generato dalla sanità privata in Calabria risulta prodotto da unità dislocate nella provincia di Cosenza, seguita da Catanzaro e Reggio di Calabria (entrambe con il 21,8%), Crotone (13,5%) e Vibo Valenzia (4,8%). Per quanto riguarda i livelli occupazionali gli addetti totali ed il numero di unità locali attive hanno fatto registrare nel 2020 una variazione positiva rispetto all’anno precedente, con tassi di crescita del 2,5% e 4,0% rispettivamente, e saggi di incremento medi prossimi al 5,0% nell’intero periodo di osservazione 2011-2020. Anche in questo caso è Cosenza la provincia caratterizzata dai valori più significativi: +6,1% nel caso delle imprese e +6,9% nel caso degli addetti in termini di variazione media annua nel periodo. In questo caso seconda provincia per dinamica di imprese è Catanzaro (+5,2%), mentre per crescita occupazionale al secondo posto si colloca la provincia di Vibo Valentia (+6,1%).

La gestione dell’emergenza pandemica

Ai lavori hanno partecipato, in rappresentanza del Commissario per l’emergenza Covid, il Consigliere medico Generale di Brigata Roberto Rossetti. «In Calabria abbiamo investito 51 milioni di euro per aumentare i posti letto e adeguare pronto soccorso e ambulanze. La struttura commissariale sta producendo il massimo sforzo approfittando della flessione dei contagi». «Il successo della campagna vaccinale a cui stiamo assistendo – ha sostenuto – (42.5 milioni di vaccini inoculati, 14 milioni di persone che hanno completato il ciclo vaccinale, dal 3 dicembre ad oggi siamo passati da 956 a 26 decessi al giorno), è dovuto essenzialmente allo sforzo della struttura commissariale e delle regioni, in un primo momento, per aver organizzato più di 2.500 hub e successivamente per aver coinvolto, dopo numerosi incontri e trattative, sin dal mese di marzo, tutte le componenti della sanità non solo pubblica ma anche privata. Mi riferisco al contributo di Federfarma, Assofarm, Federfarma servizi, Adf, Federanisap, Aris, Aiop, Fnopi, Fimp, Fimmg, Snami, Smi e altri ancora. A questi dobbiamo aggiungere tutte le realtà produttive (più di 800) che hanno messo a disposizione le loro strutture e i propri sanitari per vaccinare dipendenti e famigliari». «In conclusione possiamo affermare – prosegue il Generale – che nell’anno di maggior crisi nazionale, il sistema della salute italiano, pubblico e privato, e le sue interazioni con altri settori, si sono dimostrati ancora una volta uno dei principali motori di sviluppo dell’economia del paese e della sua “messa in sicurezza».

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