CORIGLIANO ROSSANO «Quando un uomo invece di scrivere poesie, scrive lettere, è finito». Decontestualizzando Cesare Pavese, si potrebbe tranquillamente affermare che giungere a dover scrivere una lettera per invitare a far mantenere gli impegni assunti e sottoscritti in Consiglio comunale, sia manifestazione di un certo malessere. Che è solo la punta dell’iceberg, se è vero com’è vero che cinque consiglieri di maggioranza si sono rivolti al loro sindaco – e ad alcuni assessori e dirigenti – per via epistolare per pretendere il rispetto una delibera.
Al di là delle mere argomentazioni – l’unificazione degli uffici tecnici in una sede unica e l’apertura dello sportello del cittadino a palazzo Garopoli – la lettera sostanzialmente assume connotazioni prettamente politiche e conferma i mal di pancia svelati da altri consiglieri comunali, sempre di maggioranza, che nelle scorse settimane avevano descritto un sindaco chiuso a riccio e refrattario al confronto con i “suoi”. E pronto ad utilizzare i social per annunciare al mondo che quel grido di dolore fosse l’ennesima boutade. Che boutade non era se anche Mattia Salimbeni, Antonio Cassano, Rocco Gammetta, Biagio Frasca e Pier Salvino De Gaetano si sono visti costretti a dover rivolgersi per iscritto a Flavio Stasi, agli assessori Mauro Mitidieri e Tatiana Novello, ai dirigenti Giuseppe Graziani e Francesco Castiglione affinché si dia seguito materiale ad un deliberato di Consiglio comunale, di un anno addietro.
A fine maggio altri consiglieri espressione delle forze di governo avevano disertato i lavori consiliari, tatticamente, per lanciare segnali probabilmente non colti o ignorati da Stasi. Notifiche reiterate, questa volta, da cinque consiglieri comunali, tutti coriglianesi e quindi rappresentanti del territorio che in maggior misura denuncia e soffre l’assenza delle istituzioni ed in cui l’appeal di sindaco e amministrazione è ai minimi termini. Insomma, se in cinque della maggioranza si sentono in dovere di passare alle vie formali, dopo quelle informali, non è certamente interpretabile come messaggio distensivo. Il che fa il paio con i tre o quattro malpancisti di un mese fa.
«Il nostro ruolo di consiglieri comunali – scrivono Salimbeni, Cassano, Gammetta, Frasca e De Gaetano – ci impone un sindacato costante dell’azione di governo del territorio, soprattutto su specifiche pratiche amministrative, il cui rigoroso rispetto dell’indirizzo politico è condizione fondamentale per la buona riuscita delle stesse».
«Al tal riguardo – proseguono – riteniamo non più procrastinabile il completamento del processo di unificazione e riallocazione degli uffici, ed in particolare dell’area tecnica, così come stabilito dall’Amministrazione comunale. L’attuale assetto, che vede di fatto divisa in tre parti l’area tecnica, a sua volta tripartita fra palazzo della Ghiacciaia, ex Mattatoio ed ex Tribunale (dove ancora risiedono una quantità di fascicoli), non risponde all’indirizzo politico dato. Questo genera un grande disagio all’utenza negli stessi operatori, vista anche la mancata formalizzazione dello “sportello del cittadino” previsto a palazzo Garopoli: elemento fondamentale per il disbrigo pratico e per avvicinare, quanto più possibile, le istituzioni ai cittadini. Chiediamo, dunque, che si rendano note le ragioni di tale ritardo e che si intervenga tempestivamente nella formalizzazione dello “sportello del cittadino” di palazzo Garopoli e nella unificazione dell’intera area tecnica di Corigliano Rossano in una sede unica».
Sempre nelle scorse settimane, qualche forza politica a sostegno del governo cittadino, aveva chiesto al sindaco l’azzeramento dell’esecutivo. Un segnale forte affiorato a due anni esatti dalle elezioni vinte al ballottaggio, ma in contrasto – oggi – con le percentuali bulgare attraverso le quali si era imposto Stasi. Sollecitazione che, non è da escludere, tornerà ad essere reiterata, anche alla luce dei dubbi che la città città nutre ormai da tempo, sempre più l’insofferente allo Stasismo. (l.latella@corrierecal.it)
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