CATANZARO «Ho presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere conto al governo del rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza in Calabria. Sono più di dieci anni che la sanità calabrese è commissariata e sottoposta a piano di rientro. Ad oggi, si pone la necessità di fare una verifica su quali obiettivi siano stati raggiunti e quali siano le criticità che hanno impedito alla Calabria di raggiungere i Lea». Lo annuncia in un comunicato stampa la senatrice (ex M5S) de “L’alternativa c’è” Bianca Laura Granato.
«Bisogna affrontare i problemi e trovare soluzioni certe, perché – continua Granato – secondo il recente rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti, i livelli essenziali di assistenza in Calabria nel 2020 si collocano oltre la soglia minima. La qualità dei servizi resi è in netto peggioramento con un punteggio pari a 125 mentre nel 2018 era a 145, risulta inadempiente secondo la “griglia”. Dati ancora più preoccupanti visto che la nostra regione continua ad essere in piano di rientro, dopo dieci anni dall’avvio del commissariamento».
«Per quanto concerne il tema sanitario nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, documento approvato l’8 giugno 2021 da parte della Corte dei conti (sezioni riunite in sede di controllo), in merito al monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea), nel 2020, in base all’indicatore complessivo, che riassume in modo aggregato lo stato di adempienza nei vari livelli di assistenza, si collocano oltre la soglia minima (160) cinque regioni in Piano di rientro: al di sopra di 200 Abruzzo e Lazio, 193 la Puglia, stazionarie Campania (168) e Sicilia (173). In netto peggioramento la qualità dei servizi resi in Calabria e in Molise che, con un punteggio pari a 125 e 146 (162 e 180 nel 2018). Come si evince dall’estratto riportato, dunque, la Regione Calabria, con un punteggio pari a 125, si colloca ben al di sotto della soglia minima di sufficienza (160) mentre nel 2018 si registrava un punteggio di 162: il calo, dunque, appare evidente».
«Appaiono preoccupanti, inoltre, i dati riportati sulla Regione in materia di mobilità sanitaria, dove si evidenziano, in generale, i flussi direzionali dal Sud verso il Nord del Paese. Tuttavia, mentre nelle Regioni non in piano di rientro la mobilità passiva extraregionale è spesso accompagnata da un’elevata mobilità attiva ‘in quelle in Piano il saldo resta negativo, con valori particolarmente elevati in Calabria, che evidenzia una mobilità passiva del 19,6 per cento nel 2019, da correlare alla scarsa qualità delle erogazioni prestate. Nonostante anche la recente approvazione di due decreti-legge in materia di sanità regionale calabrese la qualità e la quantità dei servizi sanitari minimi indispensabili resi dal servizio regionale ai cittadini non appare assolutamente confacente e in linea con le altre Regioni sottoposte a piani di rientro dal debito, come Sicilia, Lazio, Puglia e Abruzzo (anche il trend della Regione Campania appare, in via generale, abbastanza positivo)».
«In materia di Lea, anzitutto, il decreto Calabria ha autorizzato l’eventuale attivazione di un piano straordinario per l’assunzione di personale medico, sanitario e sociosanitario, anche per il settore dell’emergenza-urgenza, facendo ricorso innanzitutto agli idonei delle graduatorie in vigore; ha anche stabilito disposizioni specifiche per la nomina di commissari straordinari degli enti del servizio sanitario regionale, anche al fine di garantire il rispetto dei Lea e di assicurarne la coerenza con il piano di rientro dai disavanzi nel settore sanitario e con i relativi programmi operativi di prosecuzione (art. 2, comma 4) e per l’erogazione di 60 milioni di euro alla Regione, quale contributo di solidarietà». «Abbiamo quindi chiesto conto – chiosa Granato – sia del dato preoccupante, sia se siano stati prospettati ulteriori e diversi interventi da parte dello Stato sulla sanità calabrese, onde assicurare ai cittadini un’offerta di prestazioni e servizi del sistema regionale perlomeno in linea con i livelli minimi».
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