CATANZARO Ergastolo per Pino e Luciano Scalise considerati i mandanti dell’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso. Lo ha stabilito il gup di Catanzaro Pietrò Carè che ha emesso questa mattina la sentenza nell’ambito del procedimento, con rito abbreviato, denominato “Reventinum” perché contempla la faida che si è sviluppata tra i paesi abbarbicati sulle pendici del monte Reventino nel Lametino.
Secondo l’accusa formulata dalla Dda sia Pino che Luciano Scalise, «in concorso morale e materiale tra di loro, quali capi dell’omonima cosca ed in qualità di mandanti, e con il killer Marco Gallo (imputato in un altro procedimento, ndr), deliberavano l’assassinio dell’avvocato Pagliuso, incaricando per la materiale esecuzione il loro sodale Marco Gallo, killer della cosca, che cagionava la morte dell’avvocato Pagliuso», avvenuta la sera del 9 agosto 2016 nel giardino della sua abitazione, alla quale il legale aveva appena fatto ritorno. «Delitto commissionato – secondo l’accusa – perché l’avvocato Pagliuso era dagli Scalise ritenuto responsabile di aver agevolato e favorito il capo della cosca rivale Domenico Mezzatesta, sia nel processo che vedeva quest’ultimo, insieme al figlio Giovanni (classe 74, ndr) responsabile del duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo» (soggetti legati a doppio filo alla cosca Scalise), sia nel periodo della latitanza di Domenico Mezzatesta (ritenuto il boss dell’omonima cosca), latitanza durante la quale veniva ucciso Daniele Scalise (il 28 giugno 2014), figlio di Pino e anch’egli elemento di spicco della sua consorteria.
Il gup ha condannato, inoltre, Andrea Scalzo, a 8 anni e 2 mesi; Angelo Rotella, 8 anni e 4 mesi; Vincenzo Mario Domanico a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
Assolti Cleo Bonacci, Eugenio Tomaino, Domenico Mezzatesta, Giovanni Mezzatesta e Antonio Pulitano.
Il giudice ha condannato Pino e Luciano Scalise al pagamento, a titolo di risarcimento del danno, di 300mila euro, oltre alle spese accessorie, in favore della moglie della vittima e di 330mila euro per il figlio, costituiti parte civile. Il risarcimento è stato ordinato anche in favore della sorella della vittima, Antonia Pagliuso (140 mila euro), dei nipoti (20mila euro ciascuno), della madre Rosa Grandinetti (300mila euro), della sorella Angela Rita (140mila euro), dei nipoti (20mila euro ciascuno). Alla camera penale di Lamezia Terme va un risarcimento di 15mila euro. I due Scalise sono stati inoltre condannati a risarcire i Comuni di Serrastretta e Platania (10mila euro ciascuno).
Andrea Scalzo e Vincenzo Domanico sono stati condannati a risarcire La Regione Calabria (10mila euro) e la Provincia di Catanzaro (10mila euro).
Tutti i condannati dovranno risarcire l’Associazione antiracket lametina (10mila euro); il Comune di Lamezia Terme (10mila euro); il Comune di Decollatura (20mila euro); il Comune di Serrastretta (20mila euro). Ad assistere le parti civili gli avvocati Pino Zofrea, Aldo Ferraro, Enzo Galeota, Bonaventura Candido, Nunzio Raimondi e Salvatore Staiano, Carlo Carere, Caterina Restuccia, Pietro Agapito, Gianfranco Agapito.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Antonio Larussa, Pietro Chiodo, Stefano Nimpo, Lucio Canzoniere, Ortenzio Mendicino, Antonio Gigliotti. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
x
x