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Dalla Siria alla Calabria: le storie degli studenti arrivati all’Unical per fuggire dalle guerre

Il racconto dei giovani inseriti grazie al bando Crui: «Il campus mi ha accolto, ora voglio iscrivermi alla magistrale»

Pubblicato il: 19/06/2021 – 16:14
Dalla Siria alla Calabria: le storie degli studenti arrivati all’Unical per fuggire dalle guerre

RENDE Il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Uni-te. Scopo della Giornata è sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di oltre 70 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo costretti a fuggire da guerre, persecuzioni e carestie.
Anche l’Università della Calabria contribuisce a questa grande missione offrendo formazione e accoglienza ad alcuni studenti rifugiati, aiutandoli a costruirsi un futuro migliore attraverso l’accesso a un’istruzione di qualità, per perseguire le loro aspirazioni, contribuire alle loro comunità e aiutare a ricostruire i loro Paesi.
L’Unical ha infatti aderito al protocollo del Ministero dell’Interno – Crui per il diritto allo studio di giovani studenti titolari di protezione internazionale – gestito dal referente Massimo Colafati – che ha messo a dispo-sizione, annualmente, 100 borse di studio (quota monetaria, alloggio e mensa) in Italia. Negli anni sono stati diversi gli studenti accolti dall’Università della Calabria, attualmente ci sono due borsisti.
Uno di loro è Almohmad, un ragazzo siriano di 27 anni, costretto a lasciare il suo Paese a causa della guerra. Lo studente è stato in Libano per qualche anno, fino a quando l’Ambasciata italiana ha accettato la sua ri-chiesta e gli ha rilasciato il visto. In Italia ha frequentato il corso di italiano e poi tramite la Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è riuscito ad iscriversi al Corso di laurea in Scienze politiche all’Unical, con la borsa della Crui.
“Ho scelto l’Università della Calabria – racconta Almohmad – per gli ottimi servizi che offre agli studenti e de-vo dire che mi trovo davvero molto bene. Ringrazio tanto i miei professori e i colleghi che mi hanno accolto e aiutato ad imparare bene, nonostante qualche difficoltà con la lingua. Dopo la laurea triennale sto pensan-do di iscrivermi alla magistrale e poi trovare lavoro qui, perché ho un problema politico con il mio governo”. La sua giovane vita è già stata colpita da tragici avvenimenti, come la morte di un fratello proprio in Siria, dove si trovano ancora i genitori e altri parenti. Quando è possibile, Almohmad si dedica a qualche piccolo lavoro per inviare loro un po’ di denaro.
Già prima del progetto messo in campo da Viminale e Crui l’Unical era stata un punto di riferimento per stu-denti in fuga da guerre e oppressione. Nel 2013 il campus ha accolto Bashar, giovane architetto siriano arri-vato in Calabria con le borse del Bando Unical Admission. Un viaggio non facile il suo: sopravvissuto a un’imboscata mentre raggiungeva l’ambasciata italiana a Beirut, derubato e tenuto prigioniero per venti giorni, è riuscito a partire per l’Italia con l’assistenza costante degli uffici dell’ateneo. Due mesi dopo l’arrivo all’Unical vince il concorso d’ammissione al dottorato di ricerca e in campo a sei mesi riesce a riabbracciare la famiglia: i figli di 4 e 5 anni e la moglie Hadya, architetto come lui, invitata in ateneo per motivi di studio. L’attività di studio e di ricerca di Bashar si è concentrata sulla ricostruzione delle città distrutte dalla guerra e in particolare della sua Aleppo. Con un sogno nel cuore: quello di rientrare in Siria, per contribuire alla ri-nascita del Paese. Un sogno che si è realizzato, perché da qualche tempo Bashar e Hadya sono tornati a casa, dove hanno intrapreso la carriera di docenti.
«Gli studenti che abbiamo accolto negli anni – commenta il rettore Nicola Leone – ci hanno insegnato che il dramma della fuga rappresenta spesso per i rifugiati l’unica via di salvezza, ma anche l’occasione per rico-minciare una nuova vita. Una solida istruzione è la base di questa rinascita e noi li sosterremo sempre con i nostri saperi, i nostri servizi ma anche con la nostra proverbiale accoglienza».

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