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l’intervista

I sindacati contro Longo, Bartoletti: «La sanità non ha bisogno di gente impreparata»

Il segretario Uil Fpl: «il commissario metta da parte l’arroganza». Il 30 giugno la mobilitazione. Preoccupano i Lea. E i dca bocciati dal Tar: «Incompetenza o disattenzione»

Pubblicato il: 19/06/2021 – 14:01
I sindacati contro Longo, Bartoletti: «La sanità non ha bisogno di gente impreparata»

CATANZARO Il commissariamento della sanità calabrese è «una bufala». O almeno così l’hanno definita nella nota congiunta del 19 giugno i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl.
Una situazione di stallo che pare proiettare il settore all’indietro, con numeri in peggioramento a prescindere dall’impatto della pandemia. Per i sindacati, “colpevole” principale è il commissario “ad acta” Giudo Longo, «uomo solo al comando» che da quando si è insediato avrebbe lasciato inevase le richieste delle organizzazioni disattendendo «in maniera grave, impegni importantissimi». Per questo motivo, le organizzazioni sindacali hanno deciso di passare ai fatti convocando una manifestazione che avrà luogo il prossimo 30 giugno.
«Sarà una prova di forza. – dice in un’intervista al Corriere della Calabria il segretario Uil Fpl, Elio Bartoletti – Chiederemo al commissario un cambio di passo serio anche se abbiamo pochissima fiducia». Se ciò non dovesse avvenire «sposteremo il tavolo a Roma per parlare coi ministri. Se il sindacato si muove nella sua interezza dovranno darci conto. Non possono continuare a mandarci gente impreparata per gestire la sanità. Non ne abbiamo bisogno».

«Bisogna porre fine al commissariamento»

Elio Bartoletti, segretario Uil Fpl

«Al peggio non c’è mai limite. Eravamo convinti che dopo Cotticelli in Calabria avessero mandato persone con competenza» dice Bartoletti, rammaricato per i risultati ottenuti da Longo, secondo il segretario Uil, capace nel suo ruolo di ricercare i latitanti, ma «privo di competenze in ambito sanitario».
«Non è questo il suo mestiere. – aggiunge – A noi serve sicuramente qualcuno che garantisca la legalità, ma deve anche far funzionare la sanità affinché si ponga fine al commissariamento e venga revocato il famigerato “Decreto Calabria” che sta causando solo problemi».

Mancato rispetto degli accordi sottoscritti e Lea in caduta libera

Alla base della vertenza ci sarebbe il «mancato rispetto degli accordi sottoscritti, dal mancato riconoscimento del ruolo delle organizzazioni sindacali, dal mancato sviluppo delle azioni necessarie alla crescita del sistema sanitario».
In termini pratici, secondo Bartoletti, queste inadempienze si traducono nella caduta libera dei “Livelli essenziali di assistenza”. «Partivamo da un livello di Lea a 162 e – secondo una previsione in corso – ad oggi dovremmo essere a 125. Questo significa non chiudere più il commissariamento».
A questo vanno anche aggiunti una serie di impegni non mantenuti, come quello della corresponsione delle indennità Covid agli operatori della sanità, che pare non siano più eroi. Il commissario Longo ha disatteso questo impegno in modo eclatante, avvalendosi di una sua collaboratrice che dice che queste indennità non possono essere erogate.

La sanità calabrese continua a perdere pezzi

«Il sistema sanitario è complessivamente arretrato perché non sono stati adottati i provvedimenti per rilanciarlo», aggiunge il segretario Uil Fpl. «Se facciamo una verifica su un’indagine statistica scopriremo che la spesa per il personale è complessivamente diminuita. Alcuni tra i migliori primari cominciano ad andare via perché non vedono la prospettiva».

«Il commissario metta da parte supponenza e arroganza e riparta dal dialogo»

Motivi che hanno spinto i sindacati alla mobilitazione: «Se non si riparte col confronto e il dialogo mettendo da parte supponenza e arroganza, penso che questo commissario e il suo staff abbiano poco da dire in Calabria».
Bartoletti richiama in tal senso la “bocciatura” occorsa per mano del giudice amministrativo a due atti importanti emanati dalla struttura commissariale: «Il Tar Calabria ha bocciato due dca importantissimi (il 49 e il 50, ndr) che riguardano i tetti di spesa per le Case di cura private. Dalle motivazioni emerge che la sospensiva delle delibere è intervenuta per carenza di motivazioni. In altri termini non hanno saputo spiegare perché hanno spostato 14 milioni per l’assistenza agli acuti sui servizi ambulatoriali. Soldi che le aziende non riusciranno a spendere e ripartiamo col discorso della migrazione». Per questo motivo, ribadisce il sindacalista: «Un uomo solo al comando o, al massimo, una struttura fatta di collaboratori poco attenti non possono essere la soluzione». (redazione@corrierecal.it)

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