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la sentenza

“Aemilia”, la collaborazione della “Primula nera” considerata «attendibile ma di poco rilievo»

Paolo Bellini, ex Avanguardia Nazionale è pentito dal 1999. Partecipò alla guerra tra Grande Aracri e Dragone per il controllo del territorio

Pubblicato il: 22/06/2021 – 8:29
“Aemilia”, la collaborazione della “Primula nera” considerata «attendibile ma di poco rilievo»

REGGIO EMILIA «Le ragioni della sua collaborazione sembrano da individuare in un sincero pentimento per quanto da lui commesso». Ma «si tratta comunque di collaboratore che assai scarso rilievo ha avuto in relazione ai fatti per cui è processo, anche in considerazione del fatto che i contatti tra il collaboratore e gli ambienti ‘ndranghetisti cessarono già a partire dal 1999, epoca di inizio della collaborazione». Dopo il deposito delle motivazioni del maxi-processo “Aemilia” iniziano a filtrare alcune delle ricostruzioni operate dai giudici della Corte d’Appello di Bologna che ha emanato condanne per oltre 700 anni nei confronti di 118 imputati.
Come riporta la Gazzetta di Reggio Emilia, tra queste, risulta anche un paragrafo dedicato alla “Primula Nera” reggiana ed ex Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini, attualmente imputato nel processo mandanti della strage di Bologna e collaboratore di giustizia dal 1999. Nella sentenza confluiscono alcuni verbali depositati durante l’udienza dello scorso 28 ottobre 2016.

La “Primula Nera”

Bellini è conosciuto come “mano armata” della ’ndrangheta e infiltrato in Cosa Nostra nella trattativa Stato-Mafia sulle opere d’arte. La sua attività è riferibile soprattutto al periodo dei primi anni 90, quando avrebbe preso parte anche alla sanguinosa guerra attraverso la quale Grande Aracri voleva sottrarre l’egemonia oltre regione ai Dragone (culminata con la morte del boss Antonino Dragone nel 2004). Bellini, riportano i giudici, sarebbe stato un sicario al servizio del gruppo scissionista Vasapollo-Ruggero-Bonaccio, nella fazione contrapposta ai Dragone.

La testimonianza

Quanto a Bellini, «nell’ambito della sua collaborazione – scrivono i giudici – svoltasi anche lungo il crinale della strategia stragista attuata negli anni ‘90 da Cosa Nostra, riferisce spontaneamente non solo di omicidi commessi in proprio a sfondo politico (omicidio di Alceste Campanile, militante dell’area dell’estrema sinistra, risalente all’anno 1975, del tutto estraneo a vicende attinenti la ‘ndrangheta), ma anche in merito a quelli commessi su mandato della ’ndrangheta radicatasi sul territorio di Reggio Emilia». In particolare, il racconto della Primula Nera orbitò attorno ai suoi rapporti con i Vasapollo e con Antonio Valerio, quest’ultimo a sua volta pentito e all’epoca «passato dalla parte degli avversari», rendendosi responsabile nel 1992 dell’omicidio di Nicola Vasapollo. Un delitto che cambiò i rapporti «amicali» fra Bellini e Valerio, con il quale si era recato in Calabria per mettere a segno un omicidio poi non andato a buon fine e che in seguito, per ordine di Vincenzo Vasapollo, venne incaricato di uccidere: «Solo la buona sorte salvò la vita a Valerio (all’esito di un agguato, all’atto di sparare il colpo di grazia, la pistola di Bellini si inceppò e costui dovette scappare, lasciando Valerio ferito, ma vivo). Le ricostruzioni, confermate nel corso del processo, sono state considerare di poco rilievo per quanto attiene il contesto ricostruito dal procedimento emiliano, ma potrebbero ispirare nuovi scenari nella ricostruzione delle dinamiche travagliate di quegli anni, in Calabria.

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