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Reggio, cresce la rete antiracket. Don Ciotti: «Siate orgogliosi di essere calabresi» – VIDEO E FOTO

Consegnati i loghi agli imprenditori che denunciano il “pizzo”. Su Bentivoglio: «Il suo coraggio non può essere mortificato»

Pubblicato il: 22/06/2021 – 16:27
di Francesco Donnici
Reggio, cresce la rete antiracket. Don Ciotti: «Siate orgogliosi di essere calabresi» – VIDEO E FOTO

REGGIO CALABRIA «Frequentare un locale, come può essere il mio o quello di altri, per le persone è sinonimo di spensieratezza. Quando ti accorgi che questo non è più possibile, allora bisogna prendere provvedimenti». E ancora: «La mia scelta proviene dalla mia morale perché quando tornavo a casa la sera, volevo poter guardare i miei figli negli occhi».
Si potrebbe riempire Corso Garibaldi, ma anche le vie secondarie o periferiche, con le parole degli imprenditori e commercianti reggini che hanno deciso di rompere il muro dell’omertà denunciando il “pizzo”. Occhi lucidi, mani e braccia talvolta tremanti per via dell’emozione, voci ferme: «Se c’è un onore appartiene a noi, non di certo a mafiosi e ‘ndranghetisti».
Questo 22 giugno, nella biblioteca di Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria, altri dieci imprenditori reggini hanno ricevuto i loghi della rete antiracket “ReggioLiberaReggio”, curata da Dario Musolino in collaborazione coi volontari dell’associazione Libera.
Per l’occasione, all’incontro ha presenziato anche il presidente e fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, in Calabria per partecipare all’inaugurazione di un nuovo presidio Libera a Villa San Giovanni intitolato alla memoria di Giovanni Trecroci e per la maggior parte composto da scout.
«Sono imprenditori che chiedono che il territorio funzioni; di essere aiutati con risposte puntuali quando compiono il passo della denuncia» dice la portavoce della rete, collegata a “La libertà non ha pizzo”, promossa dal coordinamento regionale dell’associazione rappresentato dal referente, don Ennio Stamile. La campagna si arricchirà presto della collaborazione con Atam.
Nutrita era anche la rappresentanza istituzionale dal sindaco Giuseppe Falcomatà e l’assessora Rosanna Scopelliti fino al prefetto Massimo Mariani e le principali forze dell’ordine rappresentate, tra i vari, dal questore Bruno Megale e dal colonnello del Ros, Pasquale Angelosanto. Un giorno dove la parola d’ordine è liberazione, ma anche riflessione. Motivo che ha inevitabilmente, seppur indirettamente, spostato l’ago degli interventi anche sulla situazione di Tiberio Bentivoglio, dopo la «richiesta d’aiuto» lanciata ad autorità ed istituzioni per poter continuare la propria attività sul suo territorio, quello di Reggio Calabria. «Non si uccide solo con le armi – dice don Ciotti – ma anche mortificando la vita delle persone. Quanti sono i “morti vivi” che mafie e corruzione continuano a fare? Tantissimi, e Tiberio (Bentivoglio, ndr) rischia di essere uno di questi. Il suo coraggio, il suo impegno rischiano di essere mortificati».

don Ciotti: «Si cresce per attrazione»

«Non vi nascondo che sono un po’ commosso» dice il presidente dell’associazione Libera rivolgendosi alla folta platea. Sono passati dieci anni dall’incontro inaugurale della rete antiracket reggina. «Ricordo – dice don Ciotti – che tra i presenti c’erano anche tante persone che mormoravano, dicevano “qui non si può fare tutto questo”. I mormoranti sono i più pericolosi perché insinuano». Il tempo ha dato torto alle insinuazioni, tanto che “ReggioLiberaReggio” non soltanto ha resistito a questo percorso decennale, ma come rete è andata ingrandendosi. «Gli anni trascorsi hanno dimostrato che la generosità e l’impegno possono tutto. Siate orgogliosi di essere calabresi e di essere reggini».
«Terra complessa e ferita», la Calabria, ma anche unica nel suo genere: «Non c’è nessuna regione d’Italia ad avere il mare e i monti che si baciano». Tra i presenti ci sono gli imprenditori che riceveranno il logo per entrare a far parte della rete dopo aver denunciato le estorsioni delle cosche reggine. «Questi riconoscimenti – aggiunge Luigi Ciotti – servono anche ad altri. Il numero è cresciuto grazie alla vostra generosità, impegno e coraggio. Si cresce per attrazione: molti penseranno “se ce l’hanno fatta loro posso farcela anch’io”. Ma abbiamo bisogno che la società nel suo insieme non vi lasci soli».

La mafia è diventata un problema comune, a Sud come Nord

«Ci vuole un cambiamento vero nella società», altrimenti le deformità «diventano adattamenti», ricorda don Ciotti che evidenzia come sia ormai anacronistico parlare di ‘ndrangheta come problema del Sud e della Calabria. «La presenza della mafia è molto forte anche al Nord dove le mafie investono, riciclano. Nel paese si sta arrivando a una sorta di normalizzazione e dobbiamo porre un freno a tutto questo».

Gli imprenditori che entrano in “ReggioLiberaReggio”

Ad aprire e chiudere la giornata sono stati gli interventi del sindaco Falcomatà e del referente regionale di Libera, don Ennio Stamile. Entrambi hanno in qualche modo richiamato l’attenzione sulla situazione dell’imprenditore e testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio, figura storica nell’ambiente reggino e parte attiva della rete “ReggioLiberaReggio”. Il suo negozio, la Sanitaria S.Elia, si trova oggi in un immobile confiscato concesso in locazione dal Comune. Nei mesi scorsi la richiesta dei canoni scaduti relativi ai cinque anni precedenti hanno portato l’imprenditore a lanciare un grido d’aiuto. «Talvolta – dice il sindaco Falcomatà – ci vediamo costretti ad adempiere ad azioni che sono previste dalla legge altrimenti noi, come Istituzioni, non adempieremmo al nostro dovere. Serve un impegno normativo anche su questo perché non sono questioni che si possono risolvere a livello locale». Il riferimento, tra i vari, è alla legge 109 del 1996 che disciplina il riutilizzo sociale dei beni confiscati e che non prevede tra i possibili destinatari anche i testimoni di giustizia o gli imprenditori vittime di racket ed usura che hanno avuto danni economici alle proprie attività, come lo stesso Bentivoglio aveva chiesto nella sua lettera alle istituzioni.
«Quando la legge è ingiusta perché lo sentiamo dentro – dice don Ennio Stamile – io sono convinto che dobbiamo essere obiettori di coscienza. Pur rispettando la legge. Pur rispettando la ponderazione degli interessi: così nasce la legge sul riutilizzo dei beni confiscati, che necessitava di essere migliorata fin dall’inizio. E proprio per questa mancata promulgazione della legge, secondo quello che era l’intento originario, molte persone soffrono oppure non vogliono denunciare perché scontano i ritardi».
Da don Stamile viene anche rilanciata l’iniziativa di rendere la campagna antiracket di tiratura regionale: «Abbiamo deciso di estendere questo percorso a tutta la Calabria. – dice – Questa campagna di bellezza che parte da Reggio e le dieci storie che abbiamo raccontato sono “luoghi di speranza e testimoni di bellezza”» come recitava lo slogan della giornata nazionale della memoria e dell’impegno celebrata a Locri il 21 marzo 2017.

La consegna dei loghi

Hanno ricevuto il logo: Associazione sportiva dilettantistica Arghillà di Caterina Barreca; Il vernacolo di Antonio Campolo; La ceramica di Rorò di Rossella Marra; Marsic lavori sostenibili di Pasquale Marra e Carmelo Siclari; Iride audiovisivi di Antonio Melasi; Natura Calabria di Elisa Polimeni; Erboristeria di Anna Maria Cama; Tabacchi di Nicoletta Latella; Accademia Pentakaris di Martino Parisi; Soseteg di Walter Curatola e Deborah Ettore; Vesper american bar di Gianfranco Laganà.



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