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«Regionali, l’identikit del presidente “ideale”»

Il dado è tratto. Le coalizioni hanno finalmente partorito, ricorrendo anche al cesareo, i candidati a presidente della Regione, che si vanno ad aggiungere alle autocandidature note da tempo. I no…

Pubblicato il: 25/06/2021 – 12:20
di Ettore Jorio*
«Regionali, l’identikit del presidente “ideale”»

Il dado è tratto. Le coalizioni hanno finalmente partorito, ricorrendo anche al cesareo, i candidati a presidente della Regione, che si vanno ad aggiungere alle autocandidature note da tempo. I nomi? Diciamo, tutti buoni. Tuttavia, i titolari della scheda elettorale, da imbucare ad ottobre nelle apposite urne, sono in nervosa attesa di conoscere i programmi e di sapere come e con chi saranno realizzati. Sino ad ora nulla. Grave, soprattutto per chi si è autoproposto da tempo, assolutamente muto su ciò che si impegnerebbe a realizzare.
Un modo assurdo per convincere il copioso astensionismo a recarsi alle urne e a scegliere il meglio. Per farlo occorre attrarlo, responsabilizzarlo, ma soprattutto renderlo consapevole di cosa e quanto accadrà dopo la proclamazione del Presidente della Regione e la composizione del Consiglio regionale, invero sino ad ora limitatosi a vergognose prese d’atto e sterili iniziative.
Dunque, nella consapevolezza della oramai consolidata assenza di ben oltre la metà dei calabresi agli appuntamenti elettorali, nonostante la vasta presenza di liste a sostegno dei candidati, in quanto tali attrattive del consenso elettorale comunque «guadagnato» dagli aspiranti consiglieri. A proposito di queste ultime, è appena da sottolineare la loro strumentalità a determinare l’elezione del/della Presidente, attesa la norma calabrese che non consente il voto disgiunto: più candidati in lizza più alta è la somma dei voti del leader!
Tutto ciò che sino ad ora non si è fatto a cura della politica che si propone dimostra la sottovalutazione che c’è in Calabria di cosa sia necessario fare perché esca dal suo coma profondo. Mai, dico mai, nessuno ha elaborato un serio progetto di rinascita né tampoco lo ha portato avanti nelle rispettive legislature. Tutti nostromi esperti nella navigazione a vista, meglio alla cieca. Ecco perché la nostra regione è andata a sbattere sempre sulla banchina del disastro assoluto.
Oggi non è più possibile. Con un PNRR alle spalle, davvero difficile da realizzare e bisognoso di una collaborazione delle istituzioni infrastatali – tra le quali le Regioni, le Città metropolitane, le Province e i Comuni – coinvolte a pieno titolo con un obbligo di risultato. E già, non basta applaudire alla disponibilità di 240 miliardi dell’UE occorre guadagnarseli. E come!
Da qui, la necessaria messa da parte dalle cantilene, dei vanti che non hanno motivo di esistere, dei pedigree costruiti ad arte che devono cedere il passo alla capacità di narrare e garantire il cambiamento. Quello da concretizzare a 360°.
Per fare tutto ciò occorre che il candidato ideale abbia: capacità politica; managerialità in termini di dinamicità, pragmatismo, chiarezza di vedute e di intenti; conoscenze specifiche, specie nell’esercizio delle politiche fondamentali (bilancio, welfare, agricoltura, turismo); esperienze nella costruzione di impianti legislativi e propensione alle riforme strutturali.
Tutto questo occorre dimostrare perché la Calabria possa avere un minimo di chance per divenire almeno un po’ di ciò che vorremmo tutti.
Le scelte della Regione saranno tante e difficili, e da assumere subito:
la ricognizione del deficit patrimoniale regionale, al lordo delle brutture dei bilanci delle partecipate, pieni zeppi di crediti inesigibili e debiti da allibrare, e di una sanità che non sa far di conto;
l’elaborazione dell’istanza propedeutica a rivendicare le materie da assumere sul piano legislativo e regolamentare, in attuazione del regionalismo differenziato, oramai alle porte;
l’adeguamento del sistema del welfare assistenziale (sanità e sociale) alla metodologia del federalismo fiscale, prossimo a divenire realtà (Gelmini dixit);
la concretizzazione di una task force che incida realmente nel perfezionamento degli adempimenti regionali derivanti dal PNRR;
la definizione con il Governo di una exit-strategy dal commissariamento della sanità, da dovere finalmente integrare con l’assistenza sociale;
un adeguato start di tutte quelle politiche utili a generare occupazione, una eccellente produzione agricola, un turismo strutturalmente nuovo, una prevenzione da tutti i rischi ambientali.
Altrimenti? Sono in tanti, giovani e non, che prenderanno la valigia! Gli altri a passare guai esistenziali.

*Unical

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