Caro Letta, ho grande simpatia per lei, se non altro per i maestri che ha avuto: Andreatta e Prodi, due “menti” che hanno avuto il merito di arginare il berlusconismo, fino a quando la sinistra postcomunista non ha squarciato le pareti della diga provocando l’alluvione della destra; perché solo questo sa fare, ha saputo fare la sinistra post Pci, tradendo anche quel grande partito comunista – il più grande dell’Occidente – che è finito con Berlinguer, insieme a Moro, tra i più grandi leader del dopoguerra e post cortina di ferro. Le scrivo – con questo breve preambolo – perché lei la prossima settimana verrà in Calabria dove il suo partito è finito nelle secche pericolose come neanche davanti a Pantelleria o davanti a La Maddalena si trovano. Ma non è che i piddini calabresi hanno fatto tutto da soli. Una mano ad andar fuori rotta gliel’hanno data i vari commissari e poi quel suo plenipotenziario Boccia che già col solo cognome è tutto un programma. Poi avete trovato una soluzione per la presidenza condivisa con Conte (che adesso non si sa più chi è e cosa rappresenti) che francamente nessuno in Calabria ha capito ma temo non solo in Calabria. Volevate una donna ma questo metodo offende le donne. Non è con una scelta di genere (per carità non tocchiamo questo argomento adesso) che si risolvono i problemi: competenza, carisma, onestà, passione politica, disponibilità al servizio del bene comune non sono né maschio ne femmina. Sono e basta. Tutto questo è detto con grande rispetto per la candidata Ventura che semmai in questo vostro machiavellico progetto (di serie B) è vittima più che “incoronata”. Ed avrà molto da perdere più che da guadagnare com’è già accaduto con Callipo. Caro Letta se scende in Calabria scenda con l’animo predisposto a cambiare le cose senza preclusioni senza pregiudizi rendendosi semmai disponibile a promuovere col Pd in testa un movimento aperto con l’obiettivo di giungere ad un “Governo di salvezza regionale”. Noi non abbiamo gli strumenti giuridico costituzionali per arrivare a un Draghi. Ma di un Draghi la Calabria ha bisogno. Lo cerchi in Calabria. Può trovarlo. Glielo assicuro. E i Pd calabresi non li punisca con un’idea coloniale partorita chissà da chi e come nelle stanze del Nazareno. Si rivolga all’elettorato potenziale del centro sinistra lasci stare i sudditi portatori di voti. Rinunci ad un pugno di farina per avere una piantagione. La Calabria ha bisogno di visioni di futuro non di offese e calci nel sedere. Sa come la chiamava Prodi? La “figlia prediletta” la chiamava. Noi gli abbiamo creduto. Anche Andreatta aveva grande rispetto per la Calabria. Glielo posso dire per averlo ascoltato dire cose sulla Calabria regione dove è stato il primo rettore dell’Unical. Ecco rifletta pensi ai suoi maestri e non lasci nulla per scontato.
Un caro saluto da un vecchio cronista.
*giornalista e scrittore
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