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«Fare programmazione copiando da altre Regioni è intollerabile»

Il mio articolo sul copia e incolla del documento di programmazione regionale, pare abbia suscitato un ampio dibattito nell’ultimo Consiglio regionale. Dopo che nel precedente Consiglio regionale …

Pubblicato il: 26/06/2021 – 7:29
di Domenico Marino*
«Fare programmazione copiando da altre Regioni è intollerabile»

Il mio articolo sul copia e incolla del documento di programmazione regionale, pare abbia suscitato un ampio dibattito nell’ultimo Consiglio regionale. Dopo che nel precedente Consiglio regionale era stato individuato nel documento un testo dove si parlava di un “territorio lombardo” con la conseguenza che il documento era stato rimandato indietro, in questo nuovo consiglio pare sia stato proposto e approvato un documento emendato. È specificato in atti che il nuovo documento è stato discusso in commissione lo scorso 21 giugno, mentre in allegato all’ODG è rimasto il vecchio provvedimento. È stato, quindi, per motivi di trasparenza pubblicato il documento emendato e approvato insieme a quello precedente. Stranamente, però, e contrariamente a quanto fatto per il precedente documento, il nuovo documento è costituito da un file PDF scansionato e non da un file PDF editabile. Questa non è una sottigliezza di poco conto perché le norme sulla trasparenza impongono l’uso di file in formato PDF editabile. Ma la cosa che desta meraviglia è il fatto che chi ha trasmesso l’atto, che si trovava in formato PDF nativo, come richiesto dal Codice dell’Italia Digitale per le delibere, abbia deciso di scannerizzarlo, e di inviarlo in formato PDF non editabile, facendo un doppio lavoro. Memori forse dei controlli effettuati con Google si è pensato di rendere impossibile questa nuova verifica del nuovo con il formato PDF scannerizzato perché questo sostanzialmente è una immagine.
È una tecnica, quella dell’utilizzo del PDF non editabile, che qualche volta gli studenti provano ad usare per le loro tesi di laurea, ma purtroppo la tecnologia corre veloce e ormai esistono metodi per individuare i “copia e incolla” utilizzando dei software disponibili gratis su internet che superano il problema del PDF non editabile.
Ho preso in esame, per motivi di tempo, solo il punto 1.8 del nuovo documento licenziato dalla commissione il 21 giugno e approvato dal consiglio regionale. Di seguito potete trovare il report rilasciato dal software utilizzato, quello per capirci che si usa per stabilire se uno studente ha copiato o meno la tesi di laurea.
Questo è il risultato:

E queste sono le “fonti” da cui è stato tratto il documento:

Come si vede, semplificando il risultato, per il 25 % è ispirato dai documenti programmatici della regione Veneto e per il 50% da documenti della regione Friuli Venezia Giulia.
Chiunque può ripetere l’esercizio si Internet. Il sito usato è:
https://smallseotools.com/it/plagiarism-checker/
Se uno studente si presentasse con una tesi di laurea con questi numeri dovrebbe essere rimandato a casa a riscrivere la tesi. Se è, quindi, assodato che la prima versione del documento era ampiamente “ispirata” da diverse fonti non correttamente citate, anche il nuovo documento, quello approvato, non appare esente dallo stesso errore, come dimostrato dal software utilizzato.
Un consigliere regionale ha definito le considerazioni che avevo espresso nel precedente articolo “inesatte”.
Purtroppo per lui la scienza non è democratica e non può essere decisa in base a voti o opinioni. È il risultato del software a dimostrare chi è che dice cose inesatte! Gli scienziati usano il metodo galileiano: chiunque può ripetere un esperimento e deve trovare gli stessi risultati. È questa la differenza fra uno scienziato e un politico: lo scienziato parla con numeri ed esperimenti verificati e verificabili, il politico parla solamente, senza porsi il problema di dimostrare ciò che dice.
Ma alla fine il problema di fondo non è il “copia e incolla” che è stato ampiamente dimostrato sia rispetto alla prima, che alla seconda versione del documento. Il problema vero è la fiducia che si può riporre in documento che di fatto è talmente generico da poter essere applicato ad ogni regione. Non è un semplice refuso che si sana eliminando l’aggettivo “lombardo”. Il periodo proponeva una strategia che era pensata per la regione Lombardia e che, con un procedimento puramente semantico, viene adattato alla regione Calabria. Sarebbe come presumere che per rendere un farmaco capace di curare una malattia fosse sufficiente cambiare l’indicazione terapeutica sulla confezione!
Questo metodo approssimativo di fare programmazione non è tollerabile!
La programmazione è fatta di studio, di conoscenza del territorio e di metodo scientifico di analisi. Il documento calabrese sembra difettare di tutti questi tre elementi! E non si tratta di una cosa di poco conto o di un adempimento burocratico. Quello approvato è il documento che pone le basi per l’investimento di alcuni miliardi di euro in Calabria nei prossimi 7 anni. E se queste sono le premesse non c’è da essere ottimisti!

*Professore di Politica Economica – Università Mediterranea di Reggio Calabria

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