ROMA «In relazione a notizie su un Durc negato per la presunta cifra di un centesimo, l’Inps è riuscita a risalire all’identificazione dell’azienda in questione: la lettera di verifica sul Durc è partita in quanto l’azienda non ha presentato le denunce mensili obbligatorie, e tale motivazione è chiaramente riportata nella stessa lettera, in cui la cifra di 1 centesimo è un dato minimo convenzionale inserito dalla procedura in assenza di adeguate informazioni sui dati economici dell’azienda». Questa è la replica dell’Inps in merito alla notizia diffusa nei giorni scorsi secondo la quale lo stesso istituto di previdenza avrebbe negato il durc ad un’azienda per un centesimo. Notizia prontamente smentita dall’Inps: «La cosa più singolare, che smonta completamente le intenzioni di chi ha cercato di sollevare un caso, è che gli intermediari dell’azienda in questione hanno omesso di comunicare che la suddetta ha cessato la propria attività nell’ottobre 2020, elemento che è stato comunicato all’Inps dagli stessi solo nella serata di ieri. Risultando ancora attiva e non essendo stata inviata alcuna comunicazione obbligatoria nei mesi precedenti, l’amministrazione dell’Istituto aveva dunque correttamente espresso l’esito negativo della verifica con la motivazione “per omessa e/o incompleta presentazione delle denunce obbligatorie mensili o periodiche e/o per denunce che presentano dati incongruenti”, chiaramente indicata insieme alla citazione dell’importo di 0,01 euro, quest’ultimo appunto quale dato convenzionale minimo in assenza di altri dati utili che dall’azienda stessa non erano stati inviati. Trattasi dunque di un caso doppiamente inesistente: sotto il profilo della presunta notizia, dato che le motivazioni esistono chiaramente indicate e la cifra di un centesimo per il Durc negato non ha fondamento, quanto sotto quello delle responsabilità, avendo i rappresentanti dell’azienda, o coloro che hanno sollevato un presunto caso contro l’amministrazione, generato invece loro stessi ab origine una inadempienza amministrativa, da cui la verifica di regolarità contributiva da parte dell’Istituto non poteva avere che esito negativo».
La denuncia era di un commercialista calabrese, Natalino Algieri, che per ragioni di privacy non aveva rivelato il nome dell’impresa, ma aveva comunque invitato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, a intervenire al più presto viste le difficoltà ‘«di un documento – aveva detto all’Adnkronos – che non fornisce spiegazioni sull’irregolarità commessa, non spiega come sanare e dove non ci sono firme o nomi del funzionario che l’ha redatto, impedendo così di fatto all’impresa di regolarizzare al più presto la sua posizione».
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