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Cirò, la Soprintendenza dà parere negativo al parco eolico: esultano i viticoltori

Calabretta (viticoltore): «L’unico paesaggio viticolo rimasto in Calabria va tutelato. Nel Chianti e nel Barolo non sarebbe successo»

Pubblicato il: 30/06/2021 – 7:13
di Francesco Donnici
Cirò, la Soprintendenza dà parere negativo al parco eolico: esultano i viticoltori

CIRÒ MARINA «Ci sono voluti secoli di lavoro, per i viticoltori, per creare questo paesaggio. E va protetto. Vero che i parchi eolici hanno avuto un momento di fortuna, però questo tipo di investimento è solo speculativo, supportato da fondi finanziari, e al territorio non torna nulla, né in termini di indotto lavorativo né altro. Semplicemente subisce. Sono aberrazioni finanziarie».
Cataldo Calabretta è stato trai i primi viticoltori del cirotano a denunciare il rischio cui era esposto il paesaggio vitivinicolo delle colline del Crotonese a fronte dell’annunciata costruzione del parco eolico “Timpe Muzzunetti”, a ridosso di quei terreni. La chiave per portare avanti questa battaglia registrando un risultato di segno positivo è stata trovata nella mancanza di “pareri” rilasciati dalla Soprintendenza fin dal lontano 2009. Atti, al tempo, di carattere vincolante.
A distanza di circa dodici anni, la stessa Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (Sabap) per le province di Catanzaro e Crotone «ha giudicato irricevibile la proposta progettuale per la realizzazione di un parco eolico tra i vigneti di Cirò».
Una battaglia trasversale, come l’aveva definita un altro viticoltore, Paolo Ippolito che, ospite nell’episodio del talk di approfondimento 20.20 dello scorso 27 maggio, aveva sottolineato: «Al di là della necessità di tenere integro un ecosistema, c’è anche un aspetto funzionale: installare queste pale significa mutare le strade, la morfologia del territorio, il fluire dell’acqua». Aspetti che non potevano passare inosservati al vaglio della Sabap.

L’accesso agli atti e l’assenza del parere vincolante

«La storia – racconta Calabretta al Corriere della Calabria – inizia nel 2009, quando l’azienda ottiene la prima concessione per realizzare il parco eolico». Dopo la prima conferenza di servizi, non era stato chiesto il “parere paesaggistico” vincolante (ovvero passaggio necessario per il prosieguo dell’iter). «Negli anni successivi – continua Calabretta – ogni qual volta la società presentava una variante di progetto, la Regione Calabria chiedeva un nuovo parere alla Soprintendenza, ma questa rispondeva che non avendo dato un parere nel 2009, non avrebbe potuto pronunciarsi nemmeno dopo». Ma le parti avevano comunque portato avanti l’iter, interpretando l’atteggiamento della Soprintendenza come una sorta di “silenzio-assenso” di fatto.
I viticoltori sono venuti a conoscenza di questi aspetti attraverso un accesso agli atti permesso anche grazie al supporto dato dai legali, rispettivamente Pietro Capuano per il Consorzio, Francesco Firriolo e Antonella Cimino per il gruppo dei viticoltori.
«L’ultima variante di progetto è stata presentata nel 2020. Inizialmente era stato detto che questa variante non era necessaria in quanto le pale erano passate da otto a quattro». Ma nonostante il numero degli impianti fosse sceso, la mole incideva decisamente sull’impatto complessivo dell’opera: «Abbiamo scoperto che le pale sarebbero state alte 180 metri, quindi fuori misura in un contesto paesaggistico».

«L’unico paesaggio viticolo rimasto in Calabria»

«Le linee guida regionali sulla tutela del paesaggio citano il territorio di Cirò Marina come un paesaggio da tutelare perché unico paesaggio vitivinicolo rimasto in Calabria» dice ancora Calabretta, che spiega dove risiedeva il cuore della loro azione.
«Nel 2013 questa concessione si è arenata e davamo per scontato che avessero deciso di abbandonare il progetto. Ma la Regione lo aveva solo tenuto in sospeso. Per caso abbiamo scoperto che era stata chiusa la “conferenza di servizi” ed era stato pubblicato l’elenco dei titolari dei terreni che sarebbero stati espropriati per pubblica utilità. Da lì ci siamo accorti che c’erano nominativi di molti proprietari terrieri di Cirò».
I viticoltori della zona si sono praticamente tutti uniti nel “Consorzio di tutela del Cirò” «ed abbiamo scritto una lettera di controdeduzione all’iter del procedimento». Ne è seguita una campagna di informazione e denuncia, oltre che di sensibilizzazione di Enti e Istituzioni. Tra queste lo stesso sindaco di Cirò.
Al consiglio comunale aperto dello scorso 19 maggio era intervenuto anche il dirigente generale del dipartimento regionale di Tutela dell’Ambiente, Gianfranco Comito, che «per l’ennesima volta aveva chiesto alla Soprintendenza di esprimere questo parere».
Iniziativa che questa volta prevedeva le regole formali del “silenzio-assenso”: «A questo punto, la Soprintendenza ha risposto in maniera netta e chiara: non solo il parere è negativo, ma è stata evidenziata la mancanza del parere paesaggistico fin dal 2009». La Sabap ha quindi chiesto alla Regione di rivedere in autotutela l’autorizzazione unica di cui al Ddg n. 23456 del 15 dicembre 2009 e «tutti gli atti prodotti successivamente sulla scorta di quella, nonché le opere avviate da fine marzo 2021».
«Attendiamo ora – aggiunge Calabretta – che l’ufficio “Via” faccia questo atto dovuto definendo la questione».

«A Cirò serve una sensibilità collettiva»

Questa vicenda, scrive Nicola Fiorita, che ha seguito la vicenda con Slow Food, cela una «notizia dolcissima» ovvero quella che «i vignaioli, gli ambientalisti, gli innamorati della Calabria hanno battuto gli interessi economici, la ricerca spasmodica del profitto, il disprezzo verso il paesaggio».
«Crediamo – chiosa Calabretta – che a Cirò serva una sensibilità collettiva: oggi è il parco eolico, domani potrebbero essere altre iniziative. Nel Chianti e nel Barolo, oggi, una cosa del genere non potrebbe accadere. Questi territori hanno fatto i conti con queste situazioni trent’anni fa. Non è solamente il vino che noi vendiamo: la battaglia va al di là dell’aspetto economico. È in ballo la tutela del paesaggio fine a se stesso». Un’inversione di rotta già concretizzata in una serie di iniziative che coinvolgono il territorio nell’ottica della sensibilizzazione ambientale – ad esempio con la creazione di un’app sentinella che segnala le mini-discariche abusive – e della partecipazione politica come ha scritto la senatrice Margherita Corrado, tra i più attivi nella vicenda fin dal principio: «Mi compiaccio che la difesa dell’integrità del paesaggio, interesse costituzionale dichiarato, ma anche della sua qualità – finalmente riconosciuta come bene prezioso dalla popolazione di un territorio che con crescente consapevolezza e intraprendenza valorizza le proprie caratteristiche e le proprie risorse – abbia trovato nel Ministero deputato il coraggio e la determinazione necessari per far valere il rispetto delle norme vigenti e dell’interesse collettivo». (redazione@corrierecal.it)




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