ROMA «Gratteri e Di Matteo non fanno parte di quel meccanismo di correnti interno alla magistratura simile a quello dei partiti politici, attraverso cui si detiene e si esercita potere». Lo ha detto l’ex presidente dell’Anm ed ex consigliere del Csm Luca Palamara che nel corso di un’audizione davanti alla commissione Antimafia ha ricostruito quanto avvenuto durante una cena organizzata a casa sua a Roma nel 2019 in cui si sarebbe parlato di nomine. Palamara ha fatto un “parallelismo” tra la mancata nomina di Di Matteo a capo del Dap (ricordiamo avvenuta nel giugno 2018) e la mancata nomina di Gratteri a ministro della Giustizia (questa del febbraio 2014): «Come poi accadrà per di Matteo, quando Gratteri è in predicato di diventare ministro – ha detto a questi proposito Palamara – nella magistratura si parla e si teme possa diventarlo davvero. Ed ecco che, per come poi appreso in ambito politico, il suo nome viene depennato dalla lista».
Ma Palamara ha parlato anche della nomina di Cafiero de Raho a Procuratore nazionale antimafia: «Ci fu una interlocuzione con l’allora ministro Minniti – ha detto l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati -. Il suo messaggio, “salvate il soldato Cafiero”, si riferiva solo alla necessità di “recuperarne” in qualche modo la professionalità dopo la mancata nomina alla guida della procura di Napoli».
«Per la procura di Napoli – ha ricordato poi Palamara nel corso della lunga audizione – si era creata una contrapposizione tra Melillo e de Raho: il Csm scelse Melillo e de Raho fu successivamente “recuperato” alla direzione nazionale antimafia. Minniti aveva avuto conoscenza diretta di de Raho ai tempi in cui era procuratore di Reggio Calabria ed ebbe quello scambio con me solo per cercare di tutelarne il profilo professionale».
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