LAMEZIA TERME «Quando abbiamo messo in campo la navicella di Fratelli d’Italia, nel 2013, avevamo chiaro che il viaggio sarebbe stato complicato, ma avevamo comunque ben presente il potenziale. Le misurazioni già allora ci dicevano che avremmo potuto raggiungere il 12-20% dei consensi». E così, secondo le stime recentissime, è stato.
Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati e membro di spicco del partito di Giorgia Meloni nell’ultimo episodio del talk 20.20 condotto da Ugo Floro e Danilo Monteleone ha analizzato il magic moment di quella che secondo recenti sondaggi viene data come la prima forza di centrodestra.
«Gli elettori – dice Rampelli – stanno premiando la coerenza, la serietà, la competenza. Ma penso che la ragione di questo successo sia anche da ricercarsi nella sincerità e nell’autenticità. Per troppo tempo siamo stati abituati a partiti e personalità politiche che pensavano o facevano l’esatto opposto di quello che dichiaravano. Per ora abbiamo dimostrato di saper essere interpreti di questo riscatto morale della politica».
«Noi non ce l’abbiamo con Draghi», dice Rampelli, che subito dopo evidenzia le due circostanze che hanno spinto il partito a porsi all’opposizione del governo di larghe intese nato dopo la caduta del Conte-bis: «La prima è questa specie di marmellata indigesta rappresentata dall’unione di partiti che la pensano diversamente su tutto tranne che sulla gestione del potere. Se c’è promiscuità non può esserci chiarezza. L’altra ragione è legata al desiderio di non avallare questa emergenza continua a cui è sottoposta l’Italia: in nessuna nazione del mondo i capi vengono scelti dall’esterno. La politica è figlia della democrazia e devono essere i cittadini a scegliere i propri rappresentanti. Dalla prima tornata di Carlo Azeglio Ciampi stiamo assistendo ad una Repubblica governata a dispetto della democrazia. Questa procedura è da respingere».
Rampelli viene da un passato in Alleanza Nazionale e intorno al Movimento sociale italiano. Il politico definisce la prima «un’evoluzione democratizzata» del secondo che comunque – specifica – «non si era fatto incantare dagli estremismi». E l’evoluzione che portò alla nascita di Alleanza Nazionale stava per vedere la luce del primo partito della Destra italiana non fosse stato per la discesa in campo di Silvio Berlusconi col suo Forza Italia. Dall’altro lato, l’ex premier ha funto da collante: «All’epoca i rapporti tra An e Lega Nord erano ostili e fu proprio Berlusconi a intermediare tra le forze. Noi oggi – secondo i sondaggi – siamo al di sopra della percentuale massima raggiunta da An nel 1996 (15,9%). La Destra non nasce oggi, ma ha una storia importante; una cultura dello Stato; autori di riferimento che hanno attraversato anche i secoli scorsi. Noi ci sentiamo di essere una Destra equilibrata, intergenerazionale ma sicuramente patriottica».
Anche in Calabria Fdi mostra margini di crescita. Con annesso rischio di “imbarcare” qualche elemento discutibile, come sarebbe emerso in talune indagini. «Quando ci sono fasi di crescita compulsiva – dice il vicepresidente della Camera – bisogna essere prudenti, ma nemmeno ci si può trincerare dietro a labili certezze. Noi vogliamo restare al servizio del territorio, della regione Calabria in questo caso, dove non sempre si riesce a fare le cose per bene prendendo personalità pulite e esperte».
«La Calabria – aggiunge – è il cuore d’Italia perché ci sono calabresi in ogni regione. Gente laboriosa costretta ad abbandonare la propria terra per diventare carburante di altre autovetture garantendo ben altre prestazioni anche dal punto di vista industriale»
Dallo Svimez in su «molti dicono che l’obiettivo è sempre lo stesso: riuscire a creare ricchezza in Calabria superando i rischi di illegalità che ne impedisce lo sviluppo di cui ha bisogno per mantenere in vita le speranze delle nuove generazioni».
«Il circuito mediatico deve per forza dire che le classi dirigenti dei partiti sono inadeguate, che oltre il leader non c’è nessuno» risponde Rampelli. «Forse – aggiunge – per alcuni partiti è stato così perché sono totalmente mediatici, ma non è il nostro caso. Il nostro è un percorso lungo, fatto di piccoli grandi personaggi che stanno negli enti locali e altrove. L’amore per la propria comunità deve tornare ad essere un valore imprescindibile e dal mio punto di osservazione privilegiato devo concludere che la stragrande maggioranza dei deputati che ho di fronte sono delle brave persone oltre che disposte ad affrontare qualunque sacrificio per la nostra nazione. Mi piacerebbe sapere se, posta questa domanda ad un consigliere d’amministrazione di una banca, la sarebbe la stessa. Per me no».
Così anche in Calabria «dove abbiamo una brevissima stagione di governo interrotta dal noto evento luttuoso della scomparsa di Santelli».
Ma aggiunge: «Si possono compiere errori nella composizione delle liste. Noi abbiamo la regola di allegare copia del certificato dei carichi pendenti e del casellario giudiziario alla domanda di iscrizione al partito, ma abbiamo potuto constatare sulla nostra pelle che non basta. Abbiamo parlato con procuratori, col capo della Dia, per capire quale possa essere la soluzione perché noi non abbiamo un servizio di intelligence».
Percorso difficile in Calabria «così come in qualunque regione italiana», sottolinea. «Bisogna sfatare il mito secondo cui in Calabria si concentra il maggior numero di delinquenti. Non è la regione su cui possiamo scaricare tutte le tossine della malagestione della politica. Io ho una grande fiducia in Wanda Ferro, riferimento regionale imprescindibile e persona specchiata. Abbiamo persone sul territorio in grado di fare le scelte più efficaci».
Tato per quanto attiene l’ingresso “da fuori” nel partito, sia quello da altre forze politiche. In termini di “trasformismo” «bisognerebbe capire di chi parliamo, non si può fare una generalizzazione», dice Rampelli.
«Abbiamo presentato anche una proposta di legge costituzionale per evitare che si possa passare in corso d’opera da una parte all’altra. Passare da un partito di centrodestra a un altro è un peccato veniale, sempre che si sia animati da convinzioni lineari e trasparenti. Quando si passa dall’opposizione alla maggioranza bisogna essere più prudenti perché magari chi lo fa potrebbe voler esercitare in maniera più incisiva il suo potere, quindi potrebbe volerne approfittare». (redazione@corrierecal.it)
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