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«Niente mancette per la Calabria in ginocchio. E serve un vero presidente»

Dai dati Istat disponibili in Calabria si rilevava l’esistenza di 285mila famiglie, suddivise tra quelle afflitte da povertà assoluta e relativa, rispettivamente nella misura del 40% e 60% circa. …

Pubblicato il: 02/07/2021 – 6:59
di ettore jorio*
«Niente mancette per la Calabria in ginocchio. E serve un vero presidente»

Dai dati Istat disponibili in Calabria si rilevava l’esistenza di 285mila famiglie, suddivise tra quelle afflitte da povertà assoluta e relativa, rispettivamente nella misura del 40% e 60% circa. Un valore negativo che dimostrava tutta la sua drammaticità, dal momento che le famiglie calabresi ammontavano a poco più di 810 mila, registrando così una penosa esistenza di ben oltre il 35% di unità familiari povere con una dimensione media di circa 2,5 componenti. Tutto questo con i dati del 2018, che riguardavano oltre 712 mila calabresi su poco più di 1.800 mila abitanti, oggi sulla carta.
Si diceva, nel dicembre 2018. Dunque, un anno prima che arrivasse in Italia il Sars-Cov 2. Un evento che ha fatto stragi di donne e uomini. Che ha ridotto sul lastrico tanti piccoli imprenditori. Che ha reso difficoltà nell’apprendimento scolastico. Che ha ridotto al lumicino i rapporti sociali. Che ha mostrato in tutta la sua «effervescenza», l’incapacità della politica ad affrontarlo. Che ha messo in luce l’inesistenza del sistema di assistenza territoriale della salute.
Non solo. Che determinerà preoccupazioni inenarrabili. Ci saranno, infatti, tantissimi calabresi da curare (si presume, al riguardo, lo 0,27% della popolazione nazionale) per le patologie “Long Covid”, incidenti soprattutto sugli apparati respiratori e cardiaci. Un fabbisogno aggiuntivo di non poco conto che richiederà in Calabria un impegno preventivo di monitoraggio massivo, cui necessitano fondi plurimilionari da destinare alla diagnostica strumentale (elettrocardiogrammi dinamici, spirometria del test cammino, e tac torace in primis) e di laboratorio nonché risorse umane professionali da dedicare al percorso. Il tutto, con una sanità da ricostruire dal quasi nulla e con una politica istituzionale che continua a fare, in proposito, ciò che ha fatto sempre: girarsi dall’altra parte. Un errore che potrebbe costare molto caro, atteso che l’attenzione necessita tutta solo che si voglia la giusta efficienza salutare per contrapporsi prontamente a nuove e più difficili aggressioni epidemiche, ovunque ritenute verosimili.
E ancora. Non si riescono a valorizzare e offrire anzitempo efficaci risposte a due ulteriori e conseguenziali drammi esistenziali: le aziende per lo più chiuse e stremate; la disoccupazione strutturale.
Altrettanti dovranno essere i rimedi.
Prima fra tutte, necessiterà l’incentivazione della capacità degli operatori economici a muovere energicamente i loro passi per affrontare concretamente la ripresa. Sarà, infatti, difficile farlo da disarmati delle finanze necessarie e con la disattenzione delle istituzioni a garantire loro sostegni, che non fossero le solite mancette. Occorreranno, pertanto, benefit reali ed efficaci da tradursi, per esempio, in garanzie di credito e in supporto di servizi organizzativi e logistici, accompagnati ovviamente da politiche incentivanti che si contrappongano a quel reddito di cittadinanza, spessissimo improprio, che ha ucciso la manodopera necessaria al sistema delle imprese per esprimersi nel quotidiano. Sono tanti gli imprenditori calabresi a trovarsi da soli, specie nel campo della ristorazione e della ricezione, ed essere costretti a rinunciare alla domanda di servizio, in timida crescita da parte della loro clientela abituale e non.
L’altro problema serio e difficile da risolvere sarà la generazione di una occupazione senza la quale la Calabria si svuoterà di giovani e di calabresi abili al lavoro.
Un danno temuto anche a causa del pericolo della ventilata liberalizzazione dei licenziamenti che determinerà per tanti l’impossibilità di portare a casa il pane necessario alle loro famiglie. L’attuale disoccupazione, divenuta da tempo strutturale, registrerà negli anni un ulteriore profondo cambiamento in pejus a causa delle conseguenze negative precipitate nell’economia regionale a causa della pandemia che è durata “un secolo” e che, in quanto tale, farà pagare tristemente le conseguenze del suo luttuoso passaggio E’ ovvio che ad un siffatto problema dovrà essere il legislatore nazionale e regionale a perfezionare interventi radicali che incentivino la crescita e favoriscano lo sviluppo.
Due le speranze: il piano nazionale di ripresa e resilienza e l’arrivo di un nuovo presidente della Regione.
Uno strumento e un evento che, se rispettivamente utilizzato e scelto dagli elettori su un programma che cada di pari passo con il primo, potranno rivoltare la Calabria come un calzino.
Tutto dovrà, tuttavia, funzionare come un orologio: un PNRR, doverosamente assistito dalla Regione e dagli enti locali; un presidente della Regione, che pretenda e si faccia rispettare ovunque, dentro e fuori dalla Regione, e soprattutto che non sia mai vittima delle pochezze della politica nostrana.

*Unical

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