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l’EDITORIALE

Il PD su un binario morto

È bene che la politica torni ad essere di parola. Quanto successo in questi ultimi giorni la dice lunga su come sia arrivato il momento per Il Pd di riavvolgere il nastro e fare ammenda dei tanti …

Pubblicato il: 04/07/2021 – 14:13
di Paola Militano
Il PD su un binario morto

È bene che la politica torni ad essere di parola. Quanto successo in questi ultimi giorni la dice lunga su come sia arrivato il momento per Il Pd di riavvolgere il nastro e fare ammenda dei tanti errori commessi sull’onda di pulsioni antipolitiche, di richieste populiste, personalistiche e ondivaghe.
Per chi non l’avesse ancora capito: non basta candidare uno scrittore, un giornalista o un imprenditore per far breccia nel cuore dell’elettorato calabrese, in braghe di tela e fin troppo disincantato per non capire che si tratta solo di candidature di facciata, utili a siglare una tregua tra le tribù del Pd, dei Cinquestelle, della sinistra e dei sinistroidi. Di uno schieramento nebuloso, diviso in mille rivoli inconciliabili.
Si perché giova ricordare che è bastato indicare Nicola Irto per far rullare i tamburi di guerra e dichiarare aperta la caccia al giovane dirigente dem, che si è arreso senza condizioni (sic!) pur di far cessare il fuoco amico ed il gioco dei veti incrociati.
Ma il giorno del giudizio è arrivato. E conviene persino ai crociati, a terra e moribondi, ricondurre lo scontro nell’alveo del civile confronto, ridefinire orizzonti e contenuti, scegliere chi tra gli esponenti del Pd o dei 5 Stelle sia in grado di garantire una geometria stabile in quella sinistra masochista, capace finora solo di scelte suicide, in grado di far crescere a dismisura la percezione di vittoria dello schieramento di centrodestra.
In tutta questa storia, un capitolo a parte lo merita Maria Antonietta Ventura, l’imprenditrice raggiunta in queste ore da un’interdittiva antimafia e per questo obbligata a fermarsi prima ancora di partire.
I fatti. Nella scorsa primavera, la Prefettura di Lecce firma un provvedimento antimafia interdittivo nei confronti della Fersalento srl – una delle aziende del Consorzio Armatori Ferroviari – «per la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi d’impresa».
A distanza di sessanta giorni, la stessa prefettura di Lecce invia alle Prefetture competenti, il provvedimento antimafia da emanare nei confronti delle restanti aziende, inclusa la Globalfer dei Ventura.
Al di là delle valutazioni dei giudici (tra qualche giorno il Tar si pronuncerà sull’interdittiva della Fersalento Srl) rimane l’inappellabilità di un giudizio politico espresso all’indirizzo di una donna che in meno di due settimane ha pagato, per intero e senza sconti, la crudeltà di una politica che si fa morale solo quando conviene.

paola.militano@corrierecal.it

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