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Paola, aggredito in carcere il presunto assassino di Anelyia Dimova

Renda è stato malmenato da alcuni detenuti. E’ accusato di aver ucciso la donna di origini bulgare ma residente a Belvedere

Pubblicato il: 05/07/2021 – 10:00
Paola, aggredito in carcere il presunto assassino di Anelyia Dimova

PAOLA Aggredito con un agguato in piena regola. Una sorta di regolamento di conti su cui adesso occorrerà far luce. Giuseppe Renda, 33enne di Belvedere Marittimo, recluso nel carcere di Paola perché accusato di aver ucciso Anelyia Dimova, donna di origini bulgare ma residente a Belvedere Marittimo, uccisa la notte tra il 30 agosto e l’1 settembre 2020  è stato malmenato da alcuni detenuti. A confermare l’accaduto è l’avvocato di quest’ultimo, Alberto Grimaldi. Il fatto si è verificato durante l’ora d’aria concessa a chi è recluso nel penitenziario paolano. Insieme al 33enne è sarebbe stato aggredito anche il padre, Francesco Renda, anch’egli costretto in carcere per reati in materia di armi e munizioni.

I fatti

Alcuni detenuti si sarebbero resi protagonisti del pestaggio. Ancora sconosciute le motivazioni, non si se alla base dell’aggressione vi siano litigi interni o se l’accusa che pende sul 33enne (quella di aver ucciso una donna) possa aver scatenato l’ira di chi occupa le celle del penitenziario paolano.

Il processo

Nel corso dell’ultima udienza tenuta dinanzi al Tribunale di Cosenza, non è stata accolta la richiesta di abbreviato condizionato e secco, formulata dall’avvocato Grimaldi e neanche l’eccezione di incostituzionalità della norma che nega l’accesso al rito premiale in presenza di un’accusa che preveda astrattamente la pena dell’ergastolo. Sono state ammesse le prove richieste da tutte le parti e il processo è stato rinviato al prossimo 16 luglio quando saranno sentiti i primi testi del pm, in particolare i Carabinieri intervenuti sul posto, oltre che per il conferimento dell’incarico al perito tecnico per la trascrizione di alcune conversazioni telefoniche, richieste dallo stesso pubblico ministero.

Il delitto Dimova

Il corpo della vittima era stato rinvenuto nell’agosto del 2020 dai carabinieri, adagiato sul letto, con il cranio fracassato e una federa di lenzuola messa sulla testa e fermato con del nastro isolante. A denunciare la scomparsa della Dimova erano stati alcuni amici della vittima. Il suo destino ha incrociato quello di Giuseppe Andrea Renda, contro il quale gli investigatori hanno raccolto una serie di indizi grazie anche all’uso delle telecamere del circuito di sorveglianza urbana e ai rilievi effettuati dai Ris di Messina. Sono state rinvenute, nel corso delle indagini, tracce biologiche del presunto assassino sulla fede della donna. (f.b.)

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