VENEZIA Ventiquattro condanne per un totale di oltre un secolo di carcere. Questo il verdetto pronunciato dai giudici dell’abbreviato dell’inchiesta “Taurus”, che ha ad oggetto i traffici e le ramificazioni delle ‘ndrine di Gioia Tauro in Veneto, in particolare nel Veronese, Padovano e Trevigiano. Oltre alle pronunce di condanna, sono state confermate le confische per oltre 3 milioni di euro e i risarcimenti alle parti civili tra le quali la Regione e la Cgil. È la prima volta che viene riconosciuto il diritto risarcitorio alla Regione Veneto nella sua veste di parte civile in un processo contro la ‘ndrangheta. La motivazione addotta dai giudici è che a subire i danni derivanti dai reati di matrice mafiosa è «l’intera collettività» e la Regione stessa «la cui immagine esce lesa». Anche per questo, la condanna prevede una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 500mila euro.
La sentenza ha rispecchiato le richieste dell’accusa, basate sulle contestazioni di molteplici ipotesi di reato dall’associazione di stampo mafioso (contestata a otto degli imputati) passando a reati-fine quali estorsioni e usura con tassi d’interesse che toccavano soglie del 3-600%, quindi minacce, rapina, ricettazione, riciclaggio, traffico d’armi e di stupefacenti.
Gli anni complessivi delle condanne sono 94 e 8 mesi di carcere, ai quali si aggiungono i 6 patteggiamenti per un totale di 12 anni e 9 mesi di cella.
Gli imputati sono in tutto 84. Per coloro i quali non hanno optato per il rito alternativo si procederà con rito ordinario. Le udienze dibattimentali sono fissate per il prossimo 8 novembre nell’aula bunker di Mestre, a un anno esatto dal blitz coordinato dalla locale Dda ed eseguito dai carabinieri dei Ros nei confronti delle ‘ndrine che da quasi 40 anni si spartivano i traffici nella regione di Nord Est.
Al centro di “Taurus” ci sono le “famiglie” Gerace, Albanese, Napoli e Versace, della Piana di Gioia Tauro. Queste, secondo l’accusa, si sarebbero stabilite fuori regione creando una vera e propria “locale”, ovvero una «struttura con autonomia operativa» appartenente alla ‘ndrangheta.
Come tale operava «nei Comuni di Sommacampagna, Villafranca, Valeggio sul Mincio, Lazise, Isola della Scala».
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