COSENZA Chi ha avuto contezza dei contenuti della riunione la definisce, a essere buoni, come «caotica». Il clima caldissimo nel Movimento Cinquestelle a livello nazionale, con lo scontro tra Grillo e Conte, si ripercuote anche sulle trattative per le Regionali in Calabria. L’impasse sul futuro del M5S rischia di tagliare fuori i grillini calabresi da un ruolo attivo nella costruzione della coalizione pensata per opporsi al ticket del centrodestra. E dato che la paralisi rischia di portare il movimento a farsi trainare da altre forze, i parlamentari cercano in qualche modo di reagire al momento.
Divisi tra la prosecuzione del dialogo con il Partito democratico e tentati dalle sirene di Luigi de Magistris, che non ha mai lesinato gli appelli, i grilli discutono. E sulla riunione arriva come una deflagrazione la notizia che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio avrebbe contattato l’europarlamentare Laura Ferrara per sondare la sua disponibilità a una discesa in campo alle Regionali. Lo riferiscono fonti vicine all’entourage del ministro. La notizia sarebbe stata accolta con favore da parte della delegazione M5S ma non dalla stessa Ferrara, alla quale la candidatura non aggraderebbe in maniera particolare. La scelta, analizza un esponente nazionale che chiede l’anonimato, avrebbe un senso sia per testa la reale volontà di collaborazione del Pd che per togliere qualche arma al sindaco di Napoli, poiché i suoi appelli degli ultimi giorni – secondo molti osservatori – sarebbero rivolti proprio a un’area del Movimento che va da Domenico Auddino ad Alessandro Melicchio passando per Anna Laura Orrico e la stessa Ferrara. Proprio quell’area che l’ex pm considera più vicina al proprio linguaggio e alle proprie radici politiche.
Accanto alla questione politica ce n’è un’altra che riguarda le regole del Movimento Cinquestelle: la candidatura di Ferrara sarebbe una violazione della norma per la quale un parlamentare in carica non può essere candidato a un’altra carica. E in tempi in cui i vertici M5S dialogano e si scontrano su questioni formali come lo Statuto, l’introduzione di una nuova deroga non pare proprio il viatico migliore per rasserenare gli animi. Questioni normative che si innestano su scogli politici: nel caos Cinquestelle i parlamentari – che già hanno i loro problemi a scegliere da quale parte stare sul fronte interno – appaiono divisi tra il patto stretto con il Pd e gli appelli di de Magistris. Il tempo di scegliere, però, è arrivato.
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