SALERNO Il Tribunale del Riesame di Salerno ha revocato la misura dell’obbligo di dimora nei confronti dell’ingegnere Vincenzo Arcuri, dell’ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato e dell’imprenditore crotonese Luigi Falzetta. I tre sono imputati davanti al Tribunale di Salerno per corruzione in atti giudiziari nell’ambito dell’inchiesta “Genesi” poiché avrebbero avvicinato e cercato di corrompere il giudice, ora sospeso, della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro Marco Petrini (condannato in abbreviato a 4 anni e 4 mesi di reclusione).
Secondo la ricostruzione dei militari della Guardia di finanza di Crotone, coordinata dalla Procura di Salerno, Giuseppe Tursi Prato, ex consigliere regionale che si era visto portare via il vitalizio in seguito a una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, aveva fatto ricorso davanti alla Corte d’Appello per il ripristino dell’assegno. Per raggiungere lo scopo – racconta l’inchiesta Genesi della Procura di Salerno – avrebbe avvicinato il giudice Marco Petrini (condannato in abbreviato a 4 anni e 4 mesi), attraverso il faccendiere Emilio Santoro (condannato in abbreviato a 3 anni e 2 mesi), elargendo al togato denaro, un soggiorno gratuito presso una struttura gestita dall’imprenditore crotonese Luigi Falzetta a Brusson in Valle d’Aosta, derrate alimentari, un bracciale tipo Tennis marca “Recarlo” del valore di 1.600 euro, acquistato da Luigi Falzetta. L’accusa per Tursi Prato e Falzetta – nel processo che si sta svolgendo davanti al Tribunale collegiale di Salerno – è di corruzione in atti giudiziari. In questo processo è imputato per corruzione anche l’ingegnere Vincenzo Arcuri accusato di avere elargito 10mila euro a Petrini per essere favorito in due cause, una civile e una penale.
Secondo i giudici del Riesame la misura cautelare può essere sospesa visto che è trascorso quasi un anno e mezzo dal momento in cui venne portata a compimento l’operazione “Genesi” e visto che il dibattimento di primo grado è in corso circa un anno. Inoltre i tre imputati non hanno trasgredito le prescrizioni loro ingiunte e il tempo trascorso «ha presumibilmente prodotto un congruo effetto deterrente».
Sulla base di questi presupposti il collegio presieduto da Paolo Valiante ha ritenuto che siano venute meno le esigenze cautelari e ha disposto la revoca dell’obbligo di dimora. Gli imputai sono difesi dagli avvocati Franz Caruso, Marco Vignolini, Fabio Pellegrino. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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