CATANZARO «Esprimiamo grande preoccupazione e denunciamo quello che sta avvenendo nei servizi di cura della salute mentale a Reggio Calabria e in tutta la regione. Gli operatori socio-sanitari sono in agitazione insieme alle cooperative sociali e alle organizzazioni di rappresentanza di fronte ai mali storici della salute mentale che abbiamo sempre denunciato in questi anni». È quanto si afferma in una nota di Legacoop sociali. «Dal 2015 si assiste al blocco dei ricoveri per 11 strutture miste della provincia di Reggio – è detto nella nota – dove lavorano personale Asl e cooperative sociali, e continuano a non essere riconosciute. A questo mancato accreditamento che rende “illegale” la gestione ibrida anche se da 6 anni fu avviato il percorso per chiedere l’accreditamento e gestire autonomamente le strutture ma dalla regione non è mai arrivata nessuna autorizzazione. Infine dal 31 dicembre 2020 sono interrotti i pagamenti che lasciano nella totale incertezza gli operatori e le loro famiglie, spesso monoreddito. Facciamo appello al ministro della Salute Roberto Speranza perché intervenga in una regione che vede la sanità commissariata. Tale gestione in eterna emergenza comporta ritardi e disagi sotto gli occhi di tutti. E chiediamo possa rendere più “agevole” la comunicazione tra i commissari regionale e provinciale sulla interpretazione dei decreti e sulla loro applicazione».
«Infine, chiediamo che i servizi di cura in Calabria come in tutto il Mezzogiorno – è detto ancora nella nota – diventino una priorità assoluta a cavallo dell’emergenza Covid mettendo al centro il ruolo della prossimità e della domiciliarità che le strutture gestite dalla cooperazione sociale offrono a tutti i cittadini».
Anche l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, monsignor Fortunato Morrone, è intervenuto sulla questione: «Venuto a conoscenza delle condizioni di particolare disagio in cui versano le persone bisognose di cure psichiatriche, volendo sostenere le numerose famiglie che quotidianamente si prendono cura di minori e adulti con disagio psichico, chiedo alle istituzioni e agli enti preposti di garantire a queste persone le dovute cure nella loro terra di Calabria», riferisce una nota della Diocesi. «I familiari dei pazienti psichiatrici reggini e calabresi, infatti – è scritto nella nota – sono ormai stremati a causa delle difficoltà che stanno incontrando le strutture psichiatriche reggine e calabresi e sono costretti, per chi se lo può permettere, ad emigrare al Nord per garantire i livelli di cura essenziale per i loro cari».
«Credo che gli uomini e le donne di buona volontà delle nostre Istituzioni – dichiara monsignor Morrone – possano trovare la giusta soluzione affinché questi nostri fratelli bisognosi possano essere curati qui in Calabria. Davanti a questo grido di sofferenza che ci viene consegnato dalle famiglie dei malati psichiatrici, non possiamo voltarci dall’altra parte. Siamo chiamati a dare una risposta di civiltà e di buon senso».
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