ROMA Approvati senza non pochi mal di pancia gli emendamenti al pacchetto che ridisegnerà la Giustizia penale in Italia. E non solo. In una riunione fiume a Palazzo Chigi, con una grande mediazione del premier Mario Draghi, così la riforma “Cartabia” prende ufficialmente il via. Un disegno di legge che delegherà il Governo a mettere mano su uno dei capisaldi che l’Europa ci chiede per accedere ai finanziamenti previsti dal Recovery fund.
Una mediazione lunga ed articolata quella portata avanti dal premier che è riuscito a far rientrare le proteste, soprattutto dal fronte pentastellato, su alcuni punti finora ritenuti insormontabili dai 5 Stelle. Ad iniziare dalla riforma dei tempi della giustizia penale.
L’obiettivo del nuovo percorso prevede il superamento della cosiddetta legge “Spazzacorrotti” licenziata dall’ex ministro di fede grillina Alfonso Bonafede che aveva eliminato la prescrizione dopo le sentenze di primo grado, sia di condanna che di assoluzione.
Ora il percorso che si intravede lascia immutata la prescrizione – cioè cessa di decorrere dopo la sentenza di primo grado – ma con una modifica sostanziale: l’introduzione di tempi fissi oltre il quale il processo non potrà andare avanti: due anni per il processo d’Appello e un anno per quello in Cassazione.
Un meccanismo che però prevede anche delle eccezioni per alcuni reati specifici: mafia, terrorismo, traffico di droga, violenza sessuale, rapina, estorsione, sequestro oltre che per corruzione e concussione. Due reati, questi ultimi, fortemente difesi dai 5Stelle.
Per tutti questi reati i tempi del processo si prorogano fino a 3 anni per l’Appello e un anno e mezzo per la Cassazione.
Situazione analoga anche per i reati di particolare complessità per cui i tempi processi si allungano.
Inoltrodotto anche un meccanismo secondo il quale il conteggio dei tempi per l’improcedibilità sia sospeso negli stessi casi in cui al momento viene sospeso quello per la prescrizione: e cioè, per esempio, quando gli avvocati dell’imputato allungano il processo con richieste di legittimo impedimento.
Sulla riforma dei tempi della giustizia, i 5Stelle avevano alzato le barricate. Nel testo di Bonafede, infatti, si era cercato di limitare la prescrizione nella convizione di combattere l’impunità attraverso la certezza dell’inter processuale con una sentenza comunque definitiva sulla vicenda contestata.
Una teoria che però cozza con il grave problema della lungagine dei processi che interessa da sempre l’Italia e sul quale per questo l’Unione europea era più volte intervenuta. Ponendola ora tra le condizioni per accedere alle somme disposte dal fondo Next generation Eu.
Il disegno di legge firmato dalla guardasigilli Cartabia prende da qui le mosse inserendo appunto un limite massimo oltre il quale scatta l’improcedibilità.
Su questo tema, dopo una lunga mediazione, i pentastellati hanno ceduto anche a causa delle framenttazione che caratterizzano il Movimento.
Per andare incontro alle richieste della base 5 Stelle, il premier ha lanciato un compromesso poi varato dal consiglio dei ministri: includere la corruzione e altri reati da “colletti bianchi” tra quelli per i quali sono previsti tempi più lunghi per permettere di celebrare il processo di Appello e quello in Cassazione.
Contrari a questa “soluzione” Forza Italia e Italia Viva, ma da quanto riportata dalla stampa è stata la Lega ha riuscire a mediare. Anche se i malumori interno ai 5 Stelle potrebbero poi riversarsi in occasione del varo definitivo della riforma in Parlamento. Visto che, essendo un disegno di legge, dovrà poi essere votato da Camera e Senato per consentire al Governo di licenziare il testo. Allo stato la discussione è in corso in Commissione giustizia al Senato.
Un’altra importante novità introdotta dalla riforma Cartabia riguarda la richiesta di rinvio a giudizio.
Se passerà il ddl la richiesta a rinvio a giudizio non si dovrà più basare soltanto sul fatto se ci siano elementi di sostenere l’accusa, ma dovrà valutare se ci sia una «ragionevole previsione di condanna». La ratio, secondo il legislatore, di questa novità è quella di ridurre il numero di processi.Visto che allo stato attuale molti procedimenti si concludono già in primo grado con un’assoluzione.
Sempre a proposito della fase preliminare, è stato introdotto un “taglio” ai tempi concessi al pm per invocare il rinvio a giudizio e sono stati rafforzati i poteri al gip nel controllo delle indagini. Anche qui nella logica di ridurre i tempi che procedono il processo vero e proprio. Facilitando l’archiviazione delle indagini se non supportate da elementi “forti”d’accusa.
Ma la riforma Cartabia interviene anche sui procedimenti civili con l’obiettivo di ridurre del 40 per cento i tempi dei processi entro i prossimi cinque anni. Per fare questo il testo prevede l’estensione degli istituti della mediazione e della negoziazione assistita. Si tratta di due procedimenti altrnativi al processo e che prevedono la risoluzione delle controversie attraverso un accordo di natura privatistica tra le parti in lite.
Infine, l’altro delicato intervento contenuto nel disegno di legge che passerà al vaglio del Parlamento riguarda alcuni aspetti del Consiglio superiore della magistratura. La riforma modificherà il sistema elettorale e il funziomaneto dell’organo di autogoverno della magistratura. Con un obiettivo per chiarito nel ddl garantire «un esercizio del governo autonomo della magistratura libero da condizionamenti esterni o da logiche non improntate al solo interesse del buon andamento dell’amministrazione della giustizia».
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