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«È il momento che a Falerna la politica dica no alla mafiosità dei comportamenti»

Il gruppo “Fermare il declino” rilancia l’appello di un ex candidato. «Siamo garantisti ma i comportamenti descritti in Alibante restano»

Pubblicato il: 10/07/2021 – 17:41
«È il momento che a Falerna la politica dica no alla mafiosità dei comportamenti»

FALERNA «Condividiamo l’appello di Nicola Floro per una politica lontana dal malaffare e dalla mafia e che sia in grado di creare prospettive di sviluppo per la nostra città, e precisiamo che quei princìpi da lui enunciati erano, sono attualmente e saranno sempre il “minimo sindacale” dei princìpi che hanno animato il gruppo di “Fermare il declino”.Princìpi che non ci permettono di poter ignorare, o peggio sminuire, i recenti accadimenti e le inchieste giudiziarie che purtroppo hanno interessato la nostra città, ed è per quei princìpi che non possiamo ignorare e condividiamo fermamente l’appello del dottore Gratteri: “Ai politici dico: abbiate dignità e non prostituitevi!». È quanto scrivono in una nota i membri del gruppo “Fermare il declino” commentando la lettera aperta di un ex candidato della lista “Costanzo-Renne” a Falerna, il qualche invita tutti a un pubblico confronto per «dire basta alla politica del malaffare e spartitoria dei pubblici incarichi».
«Fermamente garantisti – continuano gli esponenti di FiD – non possiamo che augurare che le persone, a vario titolo, coinvolte nell’inchiesta Alibante possano dimostrare che i fatti contestati e chiaramente “congelati” nell’Ordinanza di Custodia Cautelare relativa all’inchiesta “non costituiscano reato”». Ciononostante, «il gruppo “Fermare il Declino” non può certamente ignorare l’accaduto, poiché molti fatti contestati sono accaduti, provati e documentati. Ribadiamo quindi il nostro spirito garantista, anzi possiamo dire che siamo garantisti anche oltre il terzo grado di giudizio e persino oltre “Corte dei diritti dell’uomo”, sapendo distinguere la verità dei fatti dalla verità processuale. Si potrà quindi anche essere assolti “perché il fatto non costituisce reato” ma ciò non toglie che la verità dei fatti raccontati nell’ordinanza di custodia cautelare, evidenzia nelle persone coinvolte quella mafiosità di comportamento (che ripudiamo con forza) denunciata già nel 1989 nel documento dei Vescovi Italiani sul Mezzogiorno che affermava che “La criminalità organizzata viene favorita da atteggiamenti di disimpegno, di passività e di immoralità nella vita politico-amministrativa. C’è, infatti, una mafiosità di comportamento, quando, per esempio, i diritti diventano favori, quando non contano i meriti, ma legami di comparaggio politico. Il Sud non sarà mai liberato se non in una trasparenza etica di chi governa e in un comportamento onesto di ogni cittadino!”».
«Pertanto – continua la nota – non possiamo che condividere l’appello del Dott. Nicola Floro e non possiamo che prendere le dovute distanze e condannare fermamente determinati comportamenti descritti nell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta Alibante. Al contrario quando la storia delle persone parla chiaro, sappiamo distinguere chi per una verità processuale contraria alla verità dei fatti può trovarsi, pur innocente, suo malgrado, dalla parte sbagliata (il caso Tortora ne è l’emblema) per cui mai e poi dinnanzi in questi casi ci sogneremmo di puntare il dito. Ma questa è un’altra storia una storia fatta di tanti Melluso o Pandico… che pur possiamo ritrovare per le vie del nostro paese. Pertanto, e ci sembra ovvio ricordarlo e ribadirlo, che lo spirito del gruppo “Fermare il Declino” è, e sarà, sempre improntato a perseguire il bene comune ed il dialogo con tutte le altre forze politiche animate dagli stessi princìpi, nonché alla ferma condanna di comportamenti atti a favorire, anche indirettamente, persone o imprese notoriamente appartenenti o “vicine” a clan mafiosi, o anche semplicemente comportamenti ascrivibili a quello che viene definito “familismo amorale”».
«Concludiamo con una citazione, vista la recente ricorrenza dell’uccisione di Peppino Impastato: “Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda. Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi, prima di abituarci alle loro facce, prima di non accorgerci più di niente”, noi aggiungiamo che: “chi solamente si avvicina alla mafia, anche senza farne parte, alla fine ne prende lo stesso fetore”».

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